La Cina ha superato gli Usa negli investimenti sulla ricerca
Il socialimperialismo cinese a un passo dal superare l'imperialismo americano sull'intelligenza artificiale
La sessione plenaria dell’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese che ogni primavera si riunisce per approvare gli obiettivi economici e politici per l’anno in corso e in questo caso anche della ratifica del nuovo piano quinquennale 2021-2025 si è chiusa l'11 marzo con un intervento del premier Li Keqiang che ha confermato le previsioni di crescita dell'economia del socialimperialismo cinese a un ritmo superiore al 6% annuo: Il traino della crescita economica è stato individuato da Pechino nell'alta tecnologia tanto da destinare al settore un capitolo della spesa del bilancio statale che aumenterà ogni anno del 7%; il nuovo piano quinquennale appena approvato indica che il settore delle nuove tecnologie, dall'Intelligenza artificiale (AI) ai semiconduttori speciali, salirà di oltre due punti, fino al 10% del pil nazionale. Una conferma che sotto la direzione del nuovo imperatore Xi Jinping il socialimperialismo cinese non è solo un gigante manifatturiero ma incalza il primato finora indiscusso del rivale imperialismo americano nelle nuove tecnologie e si prepara al sorpasso grazie a quello già avvenuto negli investimenti sulla ricerca.
Il sorpasso negli investimenti sulla ricerca di Pechino su Washington era stato appena certificato dal rapporto dell’American Academy of Sciences del 2 marzo, coi dati del 2020, dove si metteva in evidenza come solo venti anni fa il divario a favore dell’America apparisse incolmabile mentre il vantaggio era svanito in tempi relativamente brevi in conseguenza sostanzialmente della opposta fase di sviluppo delle due economie, in declino quella Usa e in piena crescita quella della Cina, che ha permesso al governo cinese, una volta individuato il carattere strategico dell'operazione, di dare un'accelerazione triplicando gli investimenti.
Potenziare la ricerca nei settori avanzati per Pechino vuol dire tra le altre accelerare nello sviluppo dell'AI e creare le condizioni per compiere l'ultimo salto e superare gli Usa e conquistare la leadership mondiale anche in questo settore strategico. Sulla sponda americana l'allarme per questo possibile sorpasso e i connessi "pericoli per la sicurezza nazionale", era lanciato il 2 marzo nel rapporto presentato al Congresso di Washington dalla Commissione di sicurezza nazionale Usa sull'intelligenza artificiale (NSCAI), presieduta dall’ex capo di Google Eric Schmidt. Lo studio della commissione era durato due anni e si era concentrato nelle applicazioni militari delle tecnologie avanzate, dagli strumenti per attaccare i sistemi informatici avversari di comando e controllo ai sistemi di guida sempre più precisi di droni e missili dotati di armi di qualsiasi tipo, che aprono nuovo terreni e nuovi scenari nella competizione militare tra Cina e Usa.
Intanto occorre che il governo e il settore privato americani coordino gli sforzi "per vincere la competizione tecnologica" e riuscire a mantenere il primo posto nel mondo, indicava il rapporto della commissione, nessuna delle più grandi aziende tecnologiche americane da sola potrà mai competere con le risorse della Cina e i progetti centralizzati coordinati dal governo di Pechino. Resta da vedere se la nuova amministrazione americana di Joe Biden avrà la volontà politica e le risorse per rilanciare la sfida; non basteranno i passi finora annunciati, quali quelli a favore di una politica industriale per ricostruire l’autosufficienza degli Usa nel settore strategico dei semiconduttori, uscendo dalla situazione di dipendenza da quelli prodotti a Taiwan.
17 marzo 2021