La consigliera Calenda prima firma la sfiducia a Toma poi viene nominata assessora e ci ripensa
Molise, la rabbia popolare cresce, i borghesi pensano alle poltrone
Protesta sotto il Consiglio regionale contro la macelleria sociale in atto: PMLI, PCI, PCL al fianco dei manifestanti
Dal corrispondente dell'Organizzazione di Campobasso
Proprio vero, non c’è limite al peggio. Il 16 marzo il Molise è stato nuovamente umiliato a livello nazionale per l’ignominia di chi dovrebbe rappresentarlo, almeno in teoria. Si fa fatica a tenere aggiornata la cronaca di quanto sta accadendo in quest’angolo di Meridione, cerchiamo di sintetizzare partendo dall’ultima novità.
Mentre il Molise è in piena agonia, tanto che persino la stampa nazionale è oramai sempre più presente in regione (vedi gli speciali di Omnibus, Agorà, Repubblica...), mentre il 16 marzo in circa 150 persone stavamo protestando a gran voce per chiedere le dimissioni del ras Toma, presidente della regione del “centro-destra”, e dei suoi degni compari, ecco l’ennesimo schiaffo dato dai capitalisti nostrani alle masse popolari.
La consigliera Calenda, eletta con la Lega poi gruppo misto, dopo che per giorni aveva lanciato tuoni, fulmini e saette al suo presidente, ha pubblicato sui social un post in cui chiedeva scusa ai molisani per il disastro sanitario invitando tutti gli assessori alle dimissioni, cosa fa? Firma la sfiducia delle opposizioni PD e M5S a Toma assieme ad altri due esponenti della maggioranza, (totale 11 su 21, si sarebbe tornati alle urne) ma dopo poco lo stesso Toma gli proponeva di diventare assessora. Epilogo scontato: firma ritirata, Calenda accetta l’incarico e loda il suo boss per “il cambio di passo”. Ogni commento è superfluo!
Tutto ciò rappresenta tuttavia solo l’ultimo colpo di testa di un caos politico-istituzionale senza precedenti nella storia regionale: basta dire che appena un paio di settimane fa il commissario ad acta
Giustini (quota Lega), mandato da Roma per risollevare la situazione del territorio, è stato indagato dalla procura di Campobasso con pesantissime accuse: “non ha agito tempestivamente” e “ha determinato una gravissima situazione di disservizio sanitario nella gestione dei malati Covid”, come detto dal procuratore D’Angelo. Scontate le sue dimissioni col volpone Toma che ora brama di accentrare tutti i poteri nelle sue mani!
E mentre va in scena questo squallido teatrino di accuse, incompetenze, dimissioni, mercimonio di poltrone, riportiamo un solo dato che ci lascia comprendere il dramma che vive il proletariato di questa terra: 29 vittime da marzo a settembre 2020, circa 400 da ottobre ad oggi! Di nuovo, ogni commento è superfluo!
Ecco perché nonostante la forte campagna mediatica a boicottare la manifestazione, tanto dei nemici dichiarati della sanità pubblica e dei loro lacchè, quanto dei suoi falsi amici, nonostante il giorno lavorativo e la paura del Covid, le molisane e i molisani con la schiena dritta non si sono fatti problemi ad essere presenti sotto il consiglio regionale dando vita ad una splendida giornata di lotta popolare come non se ne vedevano da un po’.
Presenti diversi compagni del Coordinamento delle sinistre di opposizione con le rosse bandiere al vento, tra cui quella del nostro Partito, ben riprese dalle tv, e andate in onda nei notiziari di Rai3 Molise, Teleregione Molise e Tele Molise, e che hanno scatenato un putiferio sui social fra chi ha approvato la nostra presenza e i critici, anticomunisti che invece di protestare per la deriva sanitaria in corso si divertono a pontificare sui social.
Tornando alle cose serie. Il 16 siamo stati in tanti ad urlare a gran voce “Dimissioni”, “Fuori la mafia dal Molise” ai responsabili del disastro in corso. La rabbia è tanta al punto che l’ormai ex assessore Marone (coinvolto nello scambio poltrone con la Calenda) è uscito senza degnare di una risposta il nostro invito a confrontarsi pubblicamente e se l’è dovuta svignare scortato dalle “forze dell’ordine” e sotto una pioggia di sacrosanti insulti!
Lor “signori”, comunque, hanno fatto ben capire di che pasta sono fatti: 12.000 euro al mese dove si trovano? E chi di loro vi rinuncerebbe?
La soluzione non può essere che una soltanto: mobilitazione popolare, pretendere il rispetto dei diritti costituzionali, pretendere una sanità pubblica, universale, gratuita, laica. Contro lo sfascio del SSN in Molise, non è possibile restare fermi a guardare!
24 marzo 2021