La vita privata e la militanza marxista-leninista
di Dario Granito
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Ripubblichiamo alcuni brani della Relazione che il compagno Dario Granito, col nome Ettore Roccia, ha tenuto alla 4ª Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI, tenutasi il 13 ottobre del 2001, dal titolo “La vita privata e la militanza marxista-leninista”.
La 4ª Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI esaminò la situazione politica di un giovane dirigente del Sud a cui erano state inflitte, in base all'art. 18, comma l, e all'art. 19 dello Statuto del PMLI, delle misure politiche e disciplinari poiché detto compagno aveva violato gravemente il centralismo democratico, la disciplina proletaria e il i gioco di squadra non avendo assolto tutti i compiti prioritari che lo stesso Ufficio politico gli aveva assegnato dopo il 4° Congresso nazionale del Partito.
L'Ufficio politico ritenne che all'origine di ciò c'era l'individualismo e il liberalismo verso di sé e che il compagno aveva bisogno di proletarizzare la propria vita privata conformemente al principio che gli interessi personali, di coppia e familiari vanno subordinati agli interessi del Partito e della causa.
Il “giovane dirigente del Sud” criticato, che risiedeva a Napoli, una volta smascherato, qualche mese dopo ha ignominiosamente abbandonato il PMLI. Quattro simili abbandoni, ma per contraddizioni diverse, si sono verificate negli anni successivi, l'ultimo è quello riguardante Cento. Sono passati quasi 20 anni dalla Relazione del compagno Granito, ma ancora adesso il tema del rapporto tra vita privata e militanza marxista-leninista è attuale, e vi si deve prestare grande attenzione. A volte i problemi personali e familiari, che possono essere di vario tipo come fidanzamento, matrimonio, divorzio, ricerca o ristrutturazione della casa, licenziamento, impegni professionali, ecc. rischiano di diventare prioritari e dominanti fino al punto di farci trascurare il nostro lavoro politico, organizzativo e giornalistico e il nostro dovere di partecipare alle iniziative nazionali del Partito, quale la Commemorazione di Mao.
Le indicazioni del compagno Granito ci aiutano a essere sempre coerenti con la militanza marxista-leninista e in sintonia col Partito. Tenendo presente quanto ha detto il Segretario del Partito, compagno Giovanni Scuderi, alla 1ª Riunione plenaria del 4° UP del PMLI, non a caso ricordato dal compagno Granito, e cioè: “Il valore di un dirigente marxista-leninista non si misura in base al posto che occupa nel Partito, bensì per l'opera che produce conformemente alla linea del Partito e ai suoi compiti specifici che gli sono stati assegnati.”
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Nel Rapporto alla prima riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI il compagno Giovanni Scuderi, Segretano generale del Partito, sottolineava che "tenere a mente questi compiti prioritari da parte di ciascun compagno interessato e operare coerentemente e conseguentemente nella pratica è di fondamentale importanza per avere un rapporto chiaro con l'UP e col Partito e per apportare dei contributi concreti allo sviluppo del Partito.
Il valore di un dirigente marxista-leninista - aggiungeva - non si misura in base al posto che occupa nel Patito, bensì per le opere che produce conformemente alla linea del Partito e ai compiti specifici che gli sono stati assegnati''.
Il compagno criticato non è cosciente, ma come può un marxista-leninista pensare che il lavoro, e non quindi la lotta di classe, possa dare un senso alla propria vita (personale o no), e che il lavoro va messo al primo posto, al di sopra quindi della causa del Partito?
Il lavoro è una necessità per avere i mezzi per vivere, ma non può essere lo scopo di chi vuol emanciparsi e concorrere all'emancipazione del proletariato e di tutta l'umanità. Che si lavori o si sia disoccupati la causa del Partito, che è la causa del proletariato e del socialismo, va sempre messa al primo posto. Indipendentemente del tempo e della salute che si ha a disposizione per lavorare politicamente per essa.
Non è nella linea del Partito ingerirsi nella vita privata e familiare dei suoi militanti. Ma quando qualcosa della vita privata e familiare dei militanti, soprattutto se dirigenti e del più alto livello, ha un riflesso politico e può arrecare danno al Partito, alla causa e allo stesso militante, il Partito ha il diritto-dovere di intervenire, di dire la sua sul fatto che ha richiesto l'intervento e di consigliare e invitare il militante a rimuovere la causa del danno.
Il compagno Scuderi, rivolgendosi ai dirigenti del Partito, in particolare ai membri dell'UP, ha detto: "Dobbiamo continuare a mettere gli interessi della causa del Partito, del proletariato e del socialismo al di sopra della nostra stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della causa.
Certamente non possiamo trascurare i nostri impegni e doveri di coppia e familiari, ma mai essi devono condizionare i nostri impegni e doveri politici. Il nostro dovere più grande e servire il Partito, il proletariato e la causa con tutto il cuore e con tutti noi stessi.
Certamente non possiamo non avere dei momenti di riposo e di relax, di svago e di relazioni sociali anche extra Partito. Ma essi vanno vissuti come necessità per recuperare energie e lucidità, come mezzi non come finalità". (Dal Rapporto alla lª
Riunione plenaria del 4° Ufficio politico del PMLI.
Queste indicazioni generali circa il rapporto tra vita privata e militanza marxista-leninista valgono per tutti i dirigenti, ma anche per tutti i militanti. Solo che, come ogni altra indicazione del Partito, vanno applicate correttamente e dialetticamente nella pratica, caso per caso, per ogni singolo dirigente e militante.
Non possiamo pretendere che tutti i militanti, specie quelli più giovani e i membri candidati, abbiano la coscienza politica, la coerenza e lo stile di vita dei massimi dirigenti del Partito ma nemmeno possiamo accettare che vi siano dei militanti, specie se dirigenti, che abbiano una vita privata borghese o piccolo borghese.
Ci sono i parametri statutari che vanno rispettati da tutti i militanti, a un livello sempre superiore man mano che da candidati si diventa membri effettivi del Partito e che procede il percorso della trasformazione della propria concezione del mondo.
La posizione assunta dal compagno criticato rientra nelle contraddizioni tra la linea del Partito e la sua applicazione, ma rischia di diventare una contraddizione antagonista se il compagno non ne prende rapidamente coscienza e inverte il suo atteggiamento.
Questo perché sono prevalsi in lui l'individualismo, le concezioni piccolo-borghesi e il liberalismo verso di sé.
È evidente che il compagno criticato non ha saputo autorganizzarsi e sottoporsi ai sacrifici che richiede lo studio universitario, così come fanno normalmente tutti i militanti del Partito che si trovano nelle sue stesse condizioni. Il disordine piccolo-borghese della sua vita privata ha contribuito a fargli perdere la bussola e a distoglierlo dai suoi compiti prioritari, in particolare dal primo, quello decisivo per poter dare il massimo e nelle migliori condizioni al Partito.
Il compagno criticato ha bisogno di rieducarsi al centralismo democratico, alla disciplina proletaria e al gioco di squadra, e di combattere e sconfiggere il proprio individualismo, il liberalismo verso di sé e di proletarizzare la propria vita privata conformemente al principio che gli interessi personali, di coppia e familiari, vanno subordinati agli interessi dcl Partito e della causa.
Perciò si ravvisa la necessità che siano prese delle severe misure politiche e disciplinari nei suoi confronti che lo scuotano, che lo mettano a dura prova, che diano a tutto il Partito un segnale forte sulla serietà e determinazione dell'UP riguardo alla saldezza e alla formazione dei dirigenti nazionali del Partito.
Per questo egli deve essere punito e rieducato, come militante e come dirigente. Egli può fare ancora motto per il Partito e la causa, ma deve avere la forza e la volontà di risalire il fosso in cui è caduto. Pagandone il giusto prezzo disciplinare e rieducativo. È un dirigente giovane e quindi ha tutto il tempo per riconquistare la piena fiducia dell'UP, del CC e dell'intero Partito. Egli ha le qualità per essere un dirigente, un organizzatore e un educatore del Partito. Ma se queste qualità non vengono espresse nel gioco di squadra e secondo la linea e le misure del Partito, non servono a niente, anzi possono procurare dei seri danni al Partito e alla causa.
Quale sarà la risposta del compagno criticato a questa dura denuncia e a questa severa proposta di misure disciplinari? Speriamo che sia quella giusta, di un compagno e dirigente del Partito riappacificato con l'UP e che ha ritrovato lo spirito e la sintonia del Partito persi per strada.
Sappia che tutti i membri dell'UP, con alla testa il compagno Scuderi, sono pronti a ridargli la loro fiducia e ad aiutarlo per ritornare a essere quel prestigioso compagno tanto amato dall'intero Partito.
Coi Maestri e con il PMLI vinceremo!
31 marzo 2021