44° Anniversario della fondazione del PMLI
Il proletariato si ponga il problema della conquista del potere politico
di Giovanni Scuderi*
La storia politica, governativa, parlamentare e sociale dall’Unità d’Italia ad oggi dimostra che senza il potere politico il proletariato non ha niente, e che tutto ciò che riesce a strappare al capitalismo, ai suoi governi e alle sue istituzioni, attraverso dure lotte, pagate spesso col sangue, sono solo delle effimere conquiste parziali e incomplete. Briciole, rispetto quello che gli spetta di diritto. È quindi necessario che il proletariato si ponga il problema della conquista del potere politico.
Nel passato, per ben due volte, il proletariato italiano si è posto questo problema seguendo l’indicazione che nel 1864 Marx aveva dato alle operaie e agli operai di tutto il mondo, affermando che “conquistare il potere politico è diventato il grande dovere della classe operaia”
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Una prima volta nel 1892 con la fondazione del PSI e una seconda volta, con maggiore determinazione, nel 1921 fondando il PCI, in un primo tempo denominato Pcd’I, sotto la spinta di Lenin e della Terza Internazionale. Ma le direzioni di tali partiti non hanno rispettato la volontà del proletariato, che, ingannato, decomunistizzato, deideologizzato e socialdemocratizzato da parte dei revisionisti, alla fine ha rinunciato alla conquista del potere politico. Eppure è nel suo interesse di classe riprovarci di nuovo, questa volta però mettendo a frutto l’esperienza passata, che essenzialmente significa acquisire e applicare fino in fondo la propria cultura, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e quindi liberarsi totalmente da ogni influenza borghese, revisionista, riformista, liberale, parlamentarista, governista, costituzionalista, pacifista e legalitaria.
Su questo tema, da cui passa il cambiamento radicale dell’Italia, bisognerebbe aprire una grande discussione all’interno del proletariato e delle sue organizzazioni politiche, sindacali e culturali e fra di esse. Si aprano le menti, si scruti attentamente la situazione presente, si guardi con lungimiranza il futuro, si abbandonino settarismi, pregiudizi e preclusioni, si dica tutto quello che abbiamo in testa a cuore aperto, per trovare una intesa e costituire un’alleanza, un fronte unito, per aprire la via alla conquista del potere politico da parte del proletariato. Evitando iniziative politiche e organizzative, come quella elettoralistica “antiliberista, di sinistra, ambientalista, pacifista e femminista” del PRC, che oggettivamente possono intralciare e contrastare questo percorso rivoluzionario, l’unico che può mutare l’atteggiamento delle forze sinceramente comuniste e delle forze veramente di sinistra, che può smuovere la situazione politica e sociale italiana, che può arrivare all’abbattimento della dittatura della borghesia e instaurare la dittatura del proletariato.
Le operaie e gli operai che hanno posti di responsabilità politiche o sindacali, che sono comunisti o anticapitalisti, che sono in prima fila nelle lotte politiche, sindacali, sociali, ambientaliste ed ecologiste, per il clima, la salute e l'acqua, che hanno la coscienza di essere degli schiavi moderni e vogliono uscire da questo stato di schiavitù, non individualmente ma come classe, devono essere i primi e i principali promotori di questa grande discussione pubblica rivoluzionaria. Con la consapevolezza che la conquista del potere politico da parte del proletariato è la questione chiave per la creazione di una nuova società senza più sfruttatori e oppressori.
Il proletariato ha il diritto di avere il potere politico perché produce l’intera ricchezza del Paese, ed è l’unica classe, se è armata dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, capace di sradicare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le cause economiche che generano le classi, le guerre imperialiste, le ingiustizie sociali, la disoccupazione, la miseria, il razzismo e le disparità territoriali e di sesso; capace anche di sradicare la cultura e la mentalità borghesi fondate sull’individualismo, l’egoismo, l’arrivismo, l’arricchimento personale, il predominio dell’uomo sulla donna, la violenza maschile sulla donna e di genere, l’omofobia, la xenofobia, la sopraffazione del più forte economicamente sul più debole, la corruzione.
Questo diritto il proletariato lo deve rivendicare con forza e imporlo con la rivoluzione socialista armata, perché non gli è riconosciuto dalla Costituzione in vigore e non lo può conquistare per via parlamentare, quando avrà creato tutte le condizioni per estromettere dal potere la borghesia, l’ultima classe sfruttatrice e oppressora della storia.
A questo scopo è di fondamentale importanza definire e delimitare correttamente il proletariato. Per il PMLI il proletariato, o classe operaia, è costituito dalle operaie e dagli operai dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi: ossia dalle operaie e dagli operai di fabbrica e di officina, dell’edilizia, dei cantieri navali, delle miniere, delle braccianti e dei braccianti, delle salariate e dei salariati agricoli, delle operaie e degli operai dei trasporti terrestri, marittimi e aerei, delle operaie e degli operai occupati a domicilio, delle operaie e degli operai dell’artigianato e del commercio, delle operaie e degli operai della sanità e dell’intero pubblico impiego, nonché dei servizi pubblici (elettricità, gas, acqua, telecomunicazioni, poste, igiene, centraline, ecc.), i disoccupati già operaie e operai, i pensionati ex operaie e operai.
Il governo Draghi
Il governo di Mario Draghi è un ostacolo per la conquista del potere politico del proletariato e quindi va combattuto e spazzato via, costruendo “il più rapidamente possibile un largo fronte unito di tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antidraghiane”, come ha auspicato il Comitato centrale del PMLI nel documento del 17 febbraio. Tale documento denuncia che il governo Draghi: “è una disgustosa ammucchiata dei partiti della destra e della ‘sinistra’ borghesi attorno al banchiere massone Mario Draghi. Esso è il risultato di un golpe bianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale senza consultare i partiti del parlamento ha assegnato, attraverso Draghi, il potere politico direttamente alla grande finanza e alla Ue imperialista. Un avvenimento che non ha precedenti, nemmeno nei governi Ciampi e Monti.
Nominando presidente del Consiglio Draghi con quella inusuale procedura e imponendo un governo che ‘non debba identificarsi con alcuna formula politica’, Mattarella di fatto ha trasformato la formula di governo da parlamentare a presidenziale. A riprova che nei momenti di grande difficoltà la classe dominante borghese non ha alcun pudore a ricorrere a qualsiasi mezzo, costituzionale o incostituzionale, pur di mantenersi al potere”.
La violenta e selvaggia repressione dei lavoratori e dei sindacalisti Sì-Cobas a Piacenza e a Prato, ai quali va la totale e militante solidarietà del PMLI, dimostra che anche per questo governo l’uso del pugno di ferro contro i lavoratori in lotta è la norma pur di difendere gli interessi dei padroni.
Draghi sappia che chi attacca i lavoratori e i sindacalisti attacca tutto il PMLI. E non gli permetteremo di ledere il diritto di sciopero e di manifestazione, la libertà di organizzazione sindacale e i diritti delle persone immigrate.
Ci auguriamo che i cinque “calorosissimi appelli” del Comitato centrale del PMLI per combattere il governo Draghi vengano accolti dai destinatari. Il PMLI comunque non darà tregua a questo governo nemico del proletariato e delle masse popolari, incapace persino di risolvere celermente il fondamentale problema delle vaccinazioni anti-Covid. Combattendolo il PMLI riafferma che si adopererà con tutte le sue forze affinché il proletariato conquisti il potere politico. Questa è la grande bandiera rossa innalzata nel 1967 dai primi quattro pionieri del PMLI, questa è la missione storica che ci siamo assunti il 9 Aprile 1977 quando è stato fondato il PMLI e che confermiamo oggi, nel 44° compleanno del nostro amato Partito. Con il cuore colmo di gratitudine verso ciascuna compagna e ciascun compagno che danno tutto se stessi, senza badare ai sacrifici, perché un giorno il proletariato sia al potere in una Italia unita, rossa e socialista.
* Segretario generale del PMLI
7 aprile 2021