Vertice dei ministri degli esteri dell'Alleanza atlantica
La Nato riafferma l'alleanza imperialista tra gli Usa e l'Ue e prende misure contro l'imperialismo russo e quello cinese
Misure anche contro il terrorismo, cioè le organizzazioni islamiche antimperialiste
La Dichiarazione dei ministri degli esteri della NATO prodotta dal vertice di Bruxelles del 23 marzo inizia sottolineando che la Nato è al centro del duraturo legame transatlantico tra Europa e Nord America, il fondamento della difesa collettiva, l'alleanza più forte della storia e via autoglorificando, una introduzione che serve anzitutto al nuovo presidente americano Biden per ripetere i principi dell'alleanza militare e rimettere l'imperialismo americano alla guida della Nato e in riga gli alleati. L'amministrazione Trump aveva addirittura ventilato di lasciare la Nato e manifestato comunque un certo disimpegno dell'imperialismo americano in Europa, contraddistinto in particolare dalle ripicche verso gli alleati europei sollecitati a aumentare il loro contributo economico e spinti di fatto a provvedere sempre più da soli a mantenere in efficienza la loro macchina militare. Tanto che l'imperialismo europeo, scaricata la palla al piede della filoatlantica Gran Bretagna, aveva innestato la quinta marcia per costruire una autonoma forza militare. Biden ribalta questa posizione.
L'incipit assomiglia a una specie di nuovo giuramento di fedeltà sottoscritto dai ministri degli Esteri e richiesto da chi dirige l'orchestra, l'imperialismo americano, ai partner vassalli e ricompattati nel confronto e in prospettiva nella guerra con i nemici. Che sono, nell'ordine, la Russia indicata in chiaro col nome, il terrorismo e cioè le organizzazioni islamiche antimperialiste, i poteri autoritari che sfidano l'ordine internazionale ossia la Cina.
Una settimana dopo, il 30 marzo, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg prendeva parte a una riunione virtuale dei ministri degli Esteri della Coalizione globale per sconfiggere l'ISIS, diretta dal segretario di Stato americano Antony Blinken e dal vice primo ministro e ministro degli esteri belga Sophie Wilmès dove ribadiva che "la NATO rimane impegnata nella sconfitta duratura dell'ISIS" con la missione in Iraq; dove è sempre più importante il ruolo dell'imperialismo italiano.
La dichiarazione terminava ripetendo che "il partenariato transatlantico rimane la pietra angolare della nostra difesa collettiva, centrale per la nostra coesione politica e un pilastro essenziale dell'ordine internazionale basato su regole" e rimandava al
prossimo vertice della NATO che "aprirà un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche e fisserà la direzione per il futuro della nostra Alleanza fino al 2030 e oltre". Un futuro che comprende anche il rafforzamento della "dimensione politica della NATO", per una alleanza non solo militare ma a tutto tondo dei paesi imperialisti occidentali guidati dagli Usa. Paesi che non rinunciano comunque a una politica imperialista per conto proprio, pur con la benedizione della Casa Bianca, come nel caso dell'Italia, col presidente Draghi che non a caso ha scelto la Libia per il suo primo viaggio diplomatico all'estero.
La Ue imperialista intanto faceva registrare il suo allineamento alle mosse di Biden con le contemporanee sanzioni, adottate anche da Regno Unito e Canada, contro alcuni funzionari russi per le torture e la repressione contro i Lgbtqi+ e degli oppositori politici in Cecenia e contro funzionari cinesi per le violazioni ai diritti umani contro gli uiguri, l'etnia musulmana e turcofona che vive nella regione dello Xinjiang. Sanzioni individuali di poco peso economico ma con un evidente significato politico, anche se ancora ben lontane dal mettere in pericolo gli affari della Ue lungo la rete dei rifornimenti energetici con la Russia e sulla nuova Via della Seta cinese.
7 aprile 2021