Caos vaccini in Toscana per mano di Giani e Tomassini
La sanità dev’essere pubblica, universale, senza ticket e controllata dal popolo
Dal nostro corrispondente della Toscana
“Contesto che la gestione delle vaccinazioni in Toscana sia una situazione complicata” e ancora “dovete restare orgogliosi della vostra sanità”. Queste le affermazioni del governatore toscano Eugenio Giani (PD) alla luce della “disastrosa” organizzazione della campagna vaccinale in quella che è sempre stata definita, evidentemente a torto, il modello sanitario efficiente e di punta in Italia.
Una situazione che di fronte al problema della pandemia ha mostrato le criticità e le debolezze del sistema sanitario regionale frutto dei numerosi tagli avvenuti negli anni anche per mano del predecessore di Giani, Enrico Rossi. Tagli finanziari calendarizzati in ogni bilancio regionale con riduzione dei posti letto (1.726 dal 2012 al 2018), dei presidi territoriali, accorpamenti aziendali, privatizzazione, tagli del personale costretti a turni massacranti e straordinari non retribuiti. Rossi, artefice di questa politica, ha dovuto ammettere a inizio pandemia che era stata una scelta sbagliata.
Funzione pubblica CGIL USL Toscana ha denunciato la carenza di personale e una situazione degli ospedali fiorentini allo stremo con malati di Covid parcheggiati nei corridoi in attesa che si liberino posti in corsia.
Davanti a questo scenario che ha visto la Toscana fanalino di coda a livello nazionale nelle vaccinazioni (come riportato dalla Fondazione Gimbe) il “mediatico” Giani ha tirato dritto difendendo se stesso, l’assessore alla sanità Carlo Tomassini e il loro operato, adducendo ritardi e mancanze alle scarse forniture dei vaccini, che pure ci sono, e alla non efficienza dei medici di base coinvolti nella vaccinazione degli ultra 80enni. Un’“accusa” subito ritirata perché contestata dagli stessi medici di base che si sono resi disponibili e hanno fatto la loro parte e dall’evidenza dei fatti e dei numeri delle vaccinazioni che racconta tutta un’altra storia.
Posto il fatto che ci siano dei ritardi a livello nazionale nell’approvvigionamento dei vaccini, come denunciato da più parti, i problemi da denunciare in Toscana sono tagli, privatizzazione, priorità vaccinale e organizzazione.
Per noi marxisti-leninisti il problema dell’approvvigionamento dei vaccini andrebbe risolto nazionalizzando le grandi imprese farmaceutiche affinché i vaccini, come quello anti Covid, siano un diritto universale e non legati al massimo profitto e a quanto ogni singolo Stato riesce ad acquistare. A ruota segue la questione della priorità in quando il diritto al vaccino antivirus dovrebbe essere universale, quindi per tutti, così come i tamponi e i test che dovrebbero essere gratuiti.
Facendo i conti con l’attuale sistema sanitario sono emerse criticità importanti che hanno fatto saltare la vaccinazione degli ultra 80enni e delle persone più fragili. Vittorio Boscherini, segretario della Federazione Italiana Medici di Famiglia per la provincia di Firenze, denuncia: “in Toscana l’applicazione letterale e acritica delle disposizioni governative ha fatto sì che a essere vaccinati con Pfizer non sono stati solo medici, infermieri o volontari e operatori delle Rsa, ma tutti coloro che rientravano nella categoria di operatori sanitari o volontari che operano nel trasporto dei pazienti”. Così, mentre circa il 70% degli over 80 non ha ancora ricevuto la prima dose del vaccino a loro destinato, Pfizer, con esso sono stati vaccinati chi si occupa delle pulizie, delle mense, dell’amministrazione delle strutture ospedaliere, chi lavora in smartworking
, psicologi, insegnanti di scuole di musica e danza chiuse. Poi c’è la questione di aver vaccinato con canale “preferenziale” gli avvocati (anche praticanti di appena 30 anni), magistrati, cancellieri di tribunale indipendentemente dall’età. Una decisione giustamente contestata, però il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, Giampiero Cassi, ha tenuto a precisare che è arrivata dopo un accordo tra Regione Toscana e i vertici della Corte di Appello di Firenze. Quindi nella piena consapevolezza.
Partendo sempre dal principio che tutti hanno diritto di essere vaccinati, pensiamo che le migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore grande distribuzione, che effettivamente sono a contatto con moltissime persone, forse avrebbero avuto più urgenza di vaccinarsi rispetto a una categoria come quella degli avvocati, ma evidentemente da parte di Giani e della sua giunta non c’è stata questa volontà.
L’altra questione come abbiamo detto è organizzativa. Tagliente e giusta la denuncia diretta a Eugenio Giani di una dottoressa di Medicina Generale di Greve in Chianti che ben spiega le criticità e le assurde scelte organizzative regionali. Ella denuncia la mancanza di comunicazione capillare ed efficace su come fare per potersi vaccinare, prenotare, ecc., soprattutto in riferimento all’età avanzata, alla non confidenza con il computer (che non tutti hanno a disposizione), con i social: “Mentre spiego ai miei assistiti un po’ più anziani che ci si prenota solo su internet e ripeto più volte prenotavaccinopuntosanitàpuntotoscanapuntoit, io stessa mi sento ridicola”. Fino ad arrivare alla categoria delle persone “fragili” che se fortunati, prosegue la dottoressa, devono fare una pre-iscrizione per ricevere un codice di prenotazione. Una strada tortuosa che ha costretto le persone a mettere la sveglia alle 2-3 di notte per poter solo accedere alla prenotazione con tempi anche di un’ora e mezzo di attesa per poi avere il messaggio “tranquilli signori non c’è verso di prenotare ma non è colpa vostra”. O chi magari è riuscito a prenotare dovendosi però spostare anche di centinaia di chilometri dalla propria residenza per ricevere il vaccino.
Questo triste quadro pesa sul continuo numero di morti per Covid in Toscana. Giani è stato indifendibile anche da chi condivide la sua stessa tessera di partito e che evidentemente si è voluto smarcare dalle polemiche emerse con risalto anche a livello nazionale. L’azione pratica che Giani ha deciso per rimediare è affiancare all’assessore alla sanità Tomassini il direttore del dipartimento di protezione civile regionale, Giovanni Massini.
Vedremo se le cose miglioreranno. Siamo convinti però che solo rimettendo al centro la sanità pubblica, universale, senza ticket che istituisca presidi sanitari capillari, assumendo nuovo personale e soprattutto che sia controllata dalla popolazione, sia la strada da seguire per risolvere le disparità e le scelte fatte in base al profitto e agli interessi personali.
14 aprile 2021