Gestione criminale dei rifiuti conciari
La 'ndrangheta spadroneggia nel Comprensorio del cuoio amministrato dal PD
Sotto inchiesta la sindaca di Santa Croce Sull'Arno, il braccio destro di Giani, Ledo Gori, il consigliere regionale Andrea Pieroni, amministratori, imprenditori ed esponenti della ndrangheta
Redazione di Fucecchio
Poco meno di un anno fa la denuncia della cellula di Fucecchio del PMLI sulle infiltrazioni mafiose e su una “terra dei fuochi” in Toscana e in particolare nel Comprensorio del Cuoio, dopo lunghe indagini della Direzione distrettuale antimafia (Dda), si chiudeva con queste parole: “per il momento la politica è stata solo sfiorata”. Ma non occorreva essere dei veggenti per prevedere che prima o poi l'intreccio tra mafia, politica e rifiuti venisse a galla. Un organizzazione criminale come la ndrangheta non può gestire rifiuti e aggiudicarsi appalti senza avere sul territorio interessato complicità politiche.
Non è la prima volta che la magistratura si occupa del distretto conciario posto a cavallo delle provincie di Pisa e Firenze, ma stavolta le amministrazioni locali, compreso il livello regionale, sono investite in pieno dalle indagini. Un inchiesta complessa che va dal traffico di droga utilizzando lo scalo portuale di Livorno per far entrare lo stupefacente in Italia, alle intimidazioni alle aziende per accaparrarsi il monopolio del settore della movimentazione terra, alla gestione dei rifiuti.
In questo particolare filone la Dda di Firenze ha scoperto gravissimi illeciti. Gli industriali ai vertici del Consorzio conciatori e dell'Acquarno, il grande depuratore che tratta gli scarichi delle aziende conciarie, sono accusati di associazione a delinquere per reati ambientali. Ottomila tonnellate di residui solidi altamente inquinanti derivanti dal trattamento dei fanghi (denominati “Keu”) sono stati dati in gestione alla ndrangheta che invece di trattarli come materiale pericoloso lo utilizzava in edilizia mischiato al materiale inerte, come ha fatto per la nuova Strada 429 tra Empoli e Castelfiorentino, guarda casa di competenza regionale.
Anche gli scarichi del depuratore erano del tutto fuori regola, sia per quantità che per qualità. Ciò è potuto avvenire impunemente grazie alla complicità degli amministratori locali. Giulia Deidda, la sindaca PD di Santa Croce sull'Arno, comune dove sono insediate la maggior parte delle concerie, anche lei accusata di associazione a delinquere, faceva da tramite tra il locale Consorzio Conciatori, cioè i padroni, e la Regione Toscana. A questo scopo la Deidda si adoperava per indicare le figure gradite agli industriali. In particolare durante la campagna elettorale regionale si spendeva per la riconferma del braccio destro e capo gabinetto di Enrico Rossi (PD), Ledo Gori, da parte del futuro governatore della Toscana Eugenio Giani, dello stesso partito. Riconferma avvenuta, per un incarico che frutta all'interessato otre 100mila euro l'anno. In cambio gli industriali avrebbero dato il loro sostegno e “del bacino di voti che sono in grado di smuovere”. La Deidda si faceva in quattro per i padroni delle concerie, e tra le altre cose faceva pressione sul proprietario di un terreno adiacente il depuratore per permettere un suo ampliamento.
Accuse di associazione a delinquere, abuso in atti d'ufficio, corruzione per Ledo Gori, quello che gestiva un po il tutto. Dalla sua posizione concedeva proroghe a raffica sugli scarichi e sugli adeguamenti, agevolava finanziamenti a fondo perduto al depuratore Acquarno, impediva in tutti i modi che venissero fatti controlli e, su indicazioni della Deidda e degli industriali, di “levare dal cazzo” chi nelle agenzie che in teoria dovevano svolgere i controlli come l'Arpat, non si faceva i fatti suoi, e favorire invece chi stava al gioco.
Indagato per corruzione Andrea Pieroni, uomo di fiducia del neo segretario del PD Enrico Letta. Per poche migliaia di euro da utilizzare in campagna elettorale aveva fatto passare (all'unanimità) in consiglio Regionale un emendamento scritto direttamente da un avvocato rappresentante dei conciatori per sottrarre il consorzio Acquarno dalla procedura di autorizzazione integrata ambientale (Aia), poi bocciato dalla Corte Costituzionale. Per abuso di ufficio è finito nel fascicolo anche Edo Bernini, dirigente regionale all'ambiente che avrebbe chiuso gli occhi sui mancati adeguamenti del depuratore.
L'indagine della Dda spazza via definitivamente qualsiasi illusione, se qualcuno ancora l'aveva, su una “Toscana Felix”, diversa dalle altre regioni. La criminale gestione dei rifiuti evidenzia un fitto intreccio tra mafia, politica e industriali conciari con gli amministratori del PD che hanno dato il loro fondamentale contributo all'avvelenamento del territorio e ad un illecito di 28 milioni di euro. A tanto ammontano i soldi risparmiati dagli industriali conciari, che di fatto sono rimasti nelle loro tasche.
Appaiono davvero sconcertanti e inaccettabili le reazioni della maggior parte dei partiti di regime. Il PD esprime “piena fiducia negli amministratori pubblici indagati”, mentre quella che dovrebbe essere l'opposizione di destra “si rimette nelle mani della magistratura”. Quelli della “tolleranza zero” contro migranti e microcriminalità, del “via lacci e laccioli per dare subito i soldi del ricovery
alle aziende” adesso sono diventati improvvisamente garantisti e chiedono più controlli sugli appalti, l'unica preoccupazione che emerge dai loro comunicati è quella di difendere “il buon nome” degli imprenditori locali. Quanta ipocrisia! Adesso tutti si fingono sorpresi di fronte a una situazione che non poteva essere ignorata da chi sta dentro le istituzioni locali, e sopratutto da parte di chi le governa, a cominciare da Enrico Giani.
La privatizzazione della gestione dei rifiuti, che deve essere pubblica, la mancanza di un ampio e reale controllo, la supremazia degli interessi aziendali su quelli collettivi e la ricerca del massimo profitto, portano a queste conseguenze. In conseguenza di una politica portata avanti con spietato cinismo dagli industriali conciari e dagli amministratori del PD sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori.
21 aprile 2021