Marcio legame in Toscana tra ‘ndrangheta, capitalisti e istituzioni alla faccia dell'ambiente e della salute
Coinvolti il capo gabinetto della giunta regionale e altri esponenti del PD. Il governatore Giani deve spiegare i finanziamenti ricevuti per la campagna elettorale dai conciatori del distretto e dimettersi
Dal nostro corrispondente della Toscana
Nel quarto rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e sulla corruzione datato dicembre 2020, curato dalla Scuola Normale di Pisa su incarico della regione Toscana, si evidenzia che “la Toscana si conferma come uno dei territori in Italia privilegiati per attività di riciclaggio e per la realizzazione dei reati economici-finanziari su larga scala, più che in altre regioni, in settori come ‘ripulire’ denaro sporco, traffico dei rifiuti e di stupefacenti, usura”.
È in questo quadro che si colloca la maxi inchiesta condotta per oltre tre anni dalla Dda della procura di Firenze che collega tre indagini, una sull’inquinamento ambientale, una sul narcotraffico internazionale, la terza sull’estorsione e l’illecita concorrenza. Tutti i reati contestati sarebbero aggravati dal metodo mafioso a favore di potenti cosche della ‘ndrangheta, facenti capo alla cosca Gallace, residenti in Toscana da decenni e che avrebbero portato avanti i loro affari in diversi settori.
L’operazione ha portato all’arresto di 23 persone, al sequestro di oltre 20 milioni di euro e a numerose perquisizioni e ispezioni personali e domiciliari presso oltre 50 siti nelle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia.
Tutto parte nel maggio 2018 con un’indagine sull’inquinamento ambientale che ha riguardato la gestione dei rifiuti, in particolare i reflui e i fanghi industriali prodotti nel distretto conciario che si trova tra le province di Pisa e di Firenze. In essa emerge che migliaia di tonnellate di scarti dalla lavorazione della pelle (liquidi, fanghi e ceneri della combustione dei rifiuti denominati “Keu”, materiali con alte concentrazioni di cromo e altri metalli pesanti dannosi per la salute), sarebbero stati riversati nell’ambiente. Una parte delle acque non depurate anche se passate dal consorzio Acquarno, sarebbero state riversate nel torrente Usciana, nella zona di Santa Croce, mentre 8 mila tonnellate di rifiuti inceneriti e mescolati ad altro materiale inerte sarebbero state impiegate per la realizzazione del quinto lotto della strada regionale 429, tra Empoli e Castelfiorentino con il rischio di contaminazione del terreno e delle falde acquifere sottostanti.
È l’impresa di Francesco Lerose (arrestato), calabrese residente in Valdarno che si occupa del trattamento dei rifiuti. Lerose è in contatto con ambienti criminali della cosca Gallace di Guardavalle che gli garantiscono le commesse. I Gallace sono lo stesso clan che aveva preso il controllo del subappalto del “movimento terra” per la realizzazione del V lotto della 429 e che attraverso il porto di Livorno controllavano e gestivano il narcotraffico internazionale con ingenti quantitativi di droga proveniente dal Sudamerica e destinata all’Italia e all’Europa.
I Gallace avevano messo le mani su una storica impresa del Mugello la Cantini Marino srl con sede a Vicchio (Firenze), letteralmente “trasformata” in una macchina da appalti. Grazie al sodalizio mafioso con il clan che agiva con abusi e violenze nel territorio, la Cantini riusciva a sorpassare la concorrenza aggiudicandosi commesse pubbliche con offerte al ribasso e subappalti irregolari, accumulando ricchezza. Così mentre la Cantini si aggiudicava gli appalti e le lavorazioni, Lerose forniva ingenti quantitativi di rifiuti contaminati smaltiti abusivamente come sottofondo o per le opere realizzate nell’appalto pubblico.
In questo quadro di corruzione, abusi e soldi a palate sono emersi contatti tra le imprese sopra citate, il clan della ’ndrangheta e il mondo politico e istituzionale in Toscana. Una vera e propria bufera che fa emergere il marcio e la corruzione delle istituzioni borghesi.
Tra gli indagati risulterebbero i vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno che secondo gli inquirenti rappresenterebbero “il fulcro decisionale di tutto l’apparato” che avrebbe agito “con le modalità e la consapevolezza di un sodalizio organizzato per la commissione di reati”. Per poter agire indisturbati eludendo le leggi hanno trovato dalla loro parte “attori” importanti istituzionali che appunto garantivano le entrature necessarie e fornivano autorizzazioni illegittime in materia di rifiuti e di scarichi.
Altro che “modello di economia circolare” con i fanghi di risulta delle concerie trasformati in sottoprodotti per l’edilizia e fertilizzanti. Una “favola” che in realtà, secondo la procura di Firenze, ha visto per oltre due anni regione Toscana e conciatori di Santa Croce a braccetto per tenere in piedi un sistema che inquina corsi d’acqua, sdogana e riutilizza per l’edilizia materiali che invece dovrebbero essere considerati rifiuti.
Sono stati denunciati a piede libero Ledo Gori, capo di gabinetto del governatore toscano Eugenio Giani (PD) e ancor prima di Enrico Rossi, il dirigente della Direzione Ambiente ed Energia della Regione, Edo Bernini, il consigliere regionale (vicino a Letta) Andrea Pieroni (PD) e il sindaco di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda (PD). Tutti indagati per corruzione e abuso d’ufficio, la Deidda anche per associazione a delinquere.
Ledo Gori, appunto già presente con la giunta Rossi, aveva un ruolo centrale in tutta la vicenda. E’ accusato di “autorizzazioni più morbide sullo smaltimento dei residui delle lavorazioni delle pelli, deroghe agli sforamenti sull’utilizzo di metalli pesanti, pressing su dirigenti ostili dell’Arpat, la garanzia di utilizzare come preferiva i finanziamenti elargiti dal 2004 a oggi dall’ente al Consorzio”. Gori è stato merce di scambio di voti all’ultima campagna elettorale regionale.
Gli investigatori, pur se non lo hanno inserito nel registro degli indagati, analizzano anche alcuni incontri tra il candidato e ora governatore Giani e gli imprenditori del comprensorio del cuoio che, su un totale di 85.500 euro raccolti per finanziare la campagna elettorale del 2020, 21.500 arrivano dai conciatori del distretto dei quali 8.000 proprio dall’Associazione conciatori. Era marzo 2020 e si sono ritrovati tutti a una cena evidentemente per raccogliere voti e consensi, Piero Maccanti e Aldo Gliozzi, direttore e vice dell’associazione che gestisce il depuratore dell’Acquarno, presente anche il sindaco Deidda. È proprio quest’ultima che in un’intercettazione del luglio 2020 afferma: “A me il Giani quando gli ho fatto il lavaggio del cervello… lui si è messo a sedè. Gli ho detto per questo territorio mi devi dire una cosa e una sola: dove cazzo sta Ledo? Perché per noi è dirimente e mi ci metto anche io…. Ledo bisogna che ci rimanga per fare tutto quello che ha fatto finora”.
Come affermato dagli inquirenti, il giorno dopo la proclamazione di Giani, Ledo Gori è stato nominato capo gabinetto, un ruolo che peraltro vale la bellezza di uno stipendio da 100mila euro all’anno. Lo stesso Gori si era “attivato” anche per raccogliere contributi finanziari in favore del presidente uscente Enrico Rossi facendo capire durante un pranzo conviviale in cui aveva coinvolto lo stesso Rossi di essere a disposizione dei conciatori per le loro esigenze.
Mentre Rossi ha affermato su Gori di “poter mettere la mano sul fuoco sulla sua onestà”, Eugenio Giani ha sostenuto: “non esprimo opinioni, o commenti su una vicenda seria e complessa” e si è limitato a sospenderlo dal suo ruolo di Capo gabinetto. Insomma non ha risposto agli addebiti e si guarda bene dal dimettersi per essere stato finanziato dalla 'ndrangheta.
Ci auguriamo che le indagini facciano chiarezza fino in fondo su quanto accaduto mettendo in luce tutte le responsabilità che sono tante e gravi. Questa è l’ennesima vicenda di corruzione che intreccia gli affari dei capitalisti, la malavita e le istituzioni borghesi. Solo con l’abbattimento dello Stato borghese e con la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista è possibile combattere e sradicare questo fenomeno dalla società e dagli individui.
21 aprile 2021