Intervento di Erne Guidi a nome del PMLI alla seconda riunione nazionale per l'unità a sinistra promossa dalla Confederazione delle sinistre italiane
Apriamo una grande discussione a cuore aperto per trovare una intesa e costituire un'alleanza per aprire la via al socialismo e alla conquista del potere politico da parte del proletariato
Care compagne, cari compagni,
vi porto il saluto comunista e militante del Partito marxista-leninista italiano, che qualche giorno fa ha compiuto 44 anni, siamo del ‘77, ben più anziani di militanza anche di Rifondazione.
Ringrazio il compagno Marco Morosini e la Confederazione delle Sinistre Italiane per averci invitato a questo vostro secondo appuntamento.
Per correttezza rispondo subito alle 2 domande poste dai compagni organizzatori. Siamo completamente d’accordo con la creazione di un Coordinamento nazionale per gestire questa esperienza, e poi spiegherò il perché, e per una piazza unitaria a Roma il 1° Maggio caratterizzata dalla solidarietà militante ai lavoratori in lotta. Se ci sono le condizioni noi siamo disponibili.
Con voi in questa occasione voglio essere franco e diretto. È dal 7 dicembre del 2019 che noi ricerchiamo l’unità delle sinistre di classe e di opposizione, allorché aderimmo all’Assemblea di Roma del Teatro dei Servi insieme a tutte le altre sigle di questo variegato panorama, tranne il PC di Rizzo.
Eravamo e siamo tuttora consci che senza la creazione e lo sviluppo di un forte e radicato fronte unito anticapitalista oggi in Italia è praticamente impossibile lottare conseguentemente per una società migliore, senza più sfruttati e sfruttatori, che per noi si chiama socialismo.
Eppure da quella data siamo partiti in oltre quindici e attualmente ci ritroviamo in sei a comporre il Coordinamento delle Sinistre di opposizione. Altre iniziative sono sorte nel frattempo, tra cui il Patto d’Azione anticapitalista per il fronte unico di classe, o su temi specifici come la lotta per la Sanità pubblica con la campagna “Riconquistiamo il diritto alla salute” che annovera quasi tutti i Partiti e le Organizzazioni qui presenti o che erano presenti al primo incontro. Eppure nessuna di queste iniziative ha inciso sul livello dello scontro politico nel nostro Paese. A livello di massa solo una percentuale infinitesimale sa della loro stessa esistenza.
Questo perché sinora in tutte queste esperienze ha pesato e pesa l’autocentratura: ora un Partito ora l’altro vogliono o vorrebbero mettere un cappello sulle varie iniziative, sabotando di fatto la crescita stessa degli organismi unitari creati. Di fatto sinora si è predicato l’unità e si è razzolato ognuno per conto proprio.
Su questo tema, da cui passa il cambiamento radicale dell’Italia, bisognerebbe invece aprire una grande discussione all’interno del proletariato e delle sue organizzazioni politiche, sindacali e culturali e fra di esse. Si aprano le menti, si scruti attentamente la situazione presente, si guardi con lungimiranza il futuro, si abbandonino settarismi, pregiudizi e preclusioni, si dica tutto quello che abbiamo in testa a cuore aperto, per trovare una intesa e costituire un’alleanza, un fronte unito, chiamiamolo come vogliamo, per aprire la via della riscossa dell’ideale comunista e della conquista del potere politico da parte del proletariato.
Come fare? Innanzitutto nell’immediato evitando iniziative politiche e organizzative elettoralistiche che oggettivamente in questo preciso momento storico intralciano e contrastano questo percorso che deve essere antigovernativo, anticapitalista, antimperialista, antifascista e antirazzista, basato sul prendersi in carico le esigenze delle masse operaie, lavoratrici, giovanili, lottare per le loro conquiste materiali immediate. E le operaie e gli operai che hanno posti di responsabilità politiche o sindacali, che sono comunisti o anticapitalisti, che sono in prima fila nelle lotte politiche, sindacali, sociali, ambientaliste ed ecologiste, per il clima, la salute e l'acqua, che hanno la coscienza di essere degli schiavi moderni e vogliono uscire da questo stato di schiavitù, non individualmente ma come classe, devono essere i primi e i principali promotori di questa grande discussione pubblica rivoluzionaria. Per questo occorre che il nostro fronte unito, la nostra alleanza ricerchi il dialogo con le Assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi sorte in tutto il paese oltre che a quella generale nazionale.
Dobbiamo batterci per prima cosa e risolutamente contro il governo Draghi che è l’ostacolo più duro che ci sta di fronte e quindi va combattuto e spazzato via.
Poi dobbiamo stigmatizzare la violenta e selvaggia repressione dei lavoratori e dei sindacalisti Si-Cobas a Piacenza e a Prato, dei portuali di Genova, dell’Alcelor Mittal ex ILVA, ai quali deve andare la totale e militante solidarietà di tutti noi, che dimostra, che anche per questo governo l’uso del pugno di ferro contro i lavoratori in lotta è la norma pur di difendere gli interessi dei padroni.
Ma per fare tutto questo occorre creare un Coordinamento, ufficializzarlo e farlo vivere settimana dopo settimana. Io altre soluzioni non ne vedo. Un soggetto unitario nazionale che deve fare comunicati stampa, che deve avere una sua pagina web, che deve bucare i media, che deve dialogare e far dialogare localmente e periodicamente le varie forze tra loro.
Per chiudere sono d’accordo col giovane compagno Leonardo Morosini di Inventare il futuro, che ci ha detto della necessità di qualcosa di nuovo nel campo delle sinistre, di ripartire dall’esperienza dei Soviet. Noi siamo perfettamente d’accordo, tanto che da anni abbiamo elaborato e proposto i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta, sull’Assemblea generale, sui rappresentanti eletti e revocati e altro ancora. Così come siamo d’accordo con la proposta di Giorgio Cremaschi di una grande manifestazione nazionale unitaria il 21 o 22 maggio contro il G-20 sulla Sanità.
Grazie.
21 aprile 2021