Contro la violenza della polizia e la nuova legge anti-assembramenti
Giovani in piazza in varie città della Gran Bretagna
Tre giornate di scontri violenti con la polizia, 29 arresti e 13 fermi
Diverse migliaia di manifestanti hanno dato vita il 3 aprile a Londra alla protesta denominata “Kill the Bill”, uccidi il Police, Crime, Sentencing and Courts Bill, la legge anti-assembramenti presentata dal governo di Boris Johnson sulle linee di condotta di polizia e sulle condanne agli agenti per i crimini commessi durante il servizio che favorisce l'impunità nell'applicazione di ancora più estesi poteri repressivi. Cortei e manifestazioni di protesta con giovani e donne protagonisti si svolgevano nel primo fine settimana di aprile in molte altre città inglesi, da Leeds a Manchester, a Brighton e ribadivano la volontà di una opposizione di piazza alla legge liberticida che è già passata in prima lettura al parlamento col voto favorevole della maggioranza dei conservatori e la vergognosa astensione dei laburisti.
La legge in discussione per la seconda lettura in parlamento permetterà alla polizia di stabilire se un assembramento possa disturbare la quiete pubblica e scioglierlo; per i manifestanti "illegali" le pene detentive arrivano fino a dieci anni.
Nel mese di marzo c'erano state altre proteste, in particolare quelle tra il 21 e il 26 marzo con scontri violenti con la polizia e terminate con 29 arresti e 13 fermi.
La legge che criminalizza i manifestanti e copre la repressione degli agenti è stata di fatto già applicata in alcuni casi dal governo Johnson e dalla sua ministra degli Interni Priti Patel durante le chiusure per la pandemia, col pretesto di far rispettare le misure di sicurezza sanitaria. Lo è stata nel caso delle botte e i fermi alle centinaia di donne che il 13 marzo partecipavano alla veglia di protesta a Londra, nel parco di Clapham Common dove la notte di dieci giorni prima la giovane Sarah Everard mentre tornava a casa a piedi era stata rapita e in seguito uccisa da un poliziotto delle forze di élite addette alla protezione del governo e delle ambasciate.
La manifestazione indetta da organizzazioni e movimenti femminili e femministi era stata vietata col pretesto dei divieti per pandemia da un giudice dell’Alta Corte che non aveva voluto discutere altre possibili modalità del presidio che si sarebbe potuto svolgere mantenendo le distanze fisiche di sicurezza. Centinaia di donne si recavano ugualmente nel parco il tardo pomeriggio e gli agenti hanno atteso il calar del sole per caricare e sciogliere la protesta.
Una delle organizzazioni che avevano indetto la veglia di protesta, Sisters Uncut, attiva anche nella mobilitazione contro il disegno di legge governativo che aumenta il potere della polizia e limita il diritto di manifestare e che ha diffuso l’hashtag #KillTheBill sottolineava che "i diritti che abbiamo ora – il diritto all’aborto, il diritto all’istruzione, il diritto di voto e quello di amare chi vogliamo – sono stati tutti conquistati con la protesta. La domanda che dobbiamo farci è: cosa ci succederà se ci verrà tolta la possibilità di protestare?. E ci sono ancora molte ragioni per protestare"; denunciava che la nuova legge "darà alla polizia più potere per decidere dove, quando e come saremo autorizzate a protestare contro la violenza sistemica", strangolerà il nostro diritto di parlare anche contro questa ingiustizia. E invitava a continuare la battaglia contro la legge liberticida sottolineando che "dobbiamo spingere il governo a fare marcia indietro e possiamo farlo solo attraverso la mobilitazione di massa".
21 aprile 2021