Contro la chiusura del magazzino di Piacenza e i 300 licenziamenti
La protesta dei lavoratori FedEx-Tnt arriva a Roma
Presenti anche i lavoratori Texprint di Prato e il movimento dei disoccupati di Napoli
Venerdì in centinaia di lavoratori di Piacenza e di tutta la filiera Fedex nazionale hanno manifestato in piazza a Roma sotto al Ministero dello Sviluppo Economico. Assieme a loro i disoccupati napoletani del Movimento 7 novembre e i lavoratori della Texprint di Prato, protagonisti in questi mesi di una durissima battaglia per il rispetto dell'orario lavorativo di 8 ore per 5 giorni, in piazza anche numerosi studenti.
Si sono avuti momenti di tensione quando si è sparsa la voce che nessuno sarebbe stato ricevuto, e solo dopo le proteste della piazza e una lunga trattativa gli operai sono stati ricevuti, e hanno chiesto immediatamente che fosse garantita anche la presenza di una delegazione dei disoccupati, che alla fine ha potuto interloquire con un dirigente del ministero. Riguardo FedEx-Tnt Piacenza la delegazione “ha chiesto al ministero di assumersi le proprie responsabilità e trovare soluzioni immediate e la convocazione immediata di un tavolo ministeriale con la presenza di FedEx”.
Il rappresentante del Ministero del Lavoro, Romolo De Camillis, ha ribadito come Fedex non abbia intenzione di aprire un confronto nazionale e la sua ferma volontà di chiudere l'hub di Piacenza. Ma delle intenzioni della società americana i circa 300 lavoratori buttati per strada dalla sera alla mattina erano ampiamente a conoscenza, avendolo sperimentato sulla propria pelle in settimane di scioperi e mobilitazioni.
Quella della Fedex è stata una marcia indietro incoraggiata dalla repressione delle lotte da parte della magistratura Piacentina. Dopo aver annunciato migliaia di licenziamenti in tutta Europa, anche nel nostro Paese erano iniziate battaglie durissime per salvare i posti di lavoro. Proprio a Piacenza, il più grande centro della logistica italiana, i lavoratori organizzati dal SiCobas erano riusciti a far recedere Fedex, che aveva assicurato la salvaguardia dell'occupazione, tanto che le agitazioni erano terminate.
Quando sono scattate le ignobili perquisizioni e arresti contro lavoratori e sindacalisti la società americana ha colto la palla al balzo rinnegando quell'accordo solo dopo due mesi, iniziando a spostare le merci in magazzini meno sindacalizzati, e non certo per mancanza di lavoro visto che in questo settore con la pandemia ci sono stati solo aumenti dei ritmi e delle richieste di consegne.
Se la situazione rimarrà bloccata, la delegazione guidata dal SI Cobas “ha chiarito che la lotta andrà avanti, e che se il governo, in primis i ministeri competenti, intende sottrarsi alle proprie responsabilità politiche, dovrà mettere nel conto un'ulteriore intensificazione degli scioperi e dei disservizi nell'intero comparto del trasporto merci, e con nuove iniziative di protesta sotto alle sedi istituzionali romane”.
“Non permetteremo che quegli stessi lavoratori che hanno garantito l'approvvigionamento di merci e generi di prima necessità anche nelle fase più acute della crisi pandemica, oggi vengano "ripagati" con un'ondata di licenziamenti; non consentiremo che 300 famiglie vengano ridotte alla fame per la sete di vendetta di una multinazionale senza scrupoli!”.
Sulla Texprint è stato chiesto al Ministero di chiamare al tavolo l'azienda che esercita uno sfruttamento di tipo schiavistico sui propri lavoratori sottolineando che il prossimo 24 aprile si terrà a Prato una manifestazione nazionale a sostegno di questa lotta e dei lavoratori dell'intera filiera tessile pratese. Infine per i disoccupati il Ministro Orlando risponderà alla richiesta di Comune e Città Metropolitana di Napoli di convocazione di un tavolo interistituzionale. Bisognerà vedere quali sono le reali intenzioni di De Magistris.
In ogni caso quella del 16 aprile è stata un importante giornata di lotta che è riuscita a unire vertenze molto diverse tra loro, una risposta forte e combattiva a chi vuole tenere nel peggiore sfruttamento e nella miseria lavoratori e masse popolari.
21 aprile 2021