Val di Susa
Barricate dei No TAV contro autoporto a San Didero
Il Movimento No Tav è tornato sui sentieri di lotta in tutta la Valsusa in risposta all'ennesima provocazione del governo del banchiere massone Draghi e dei cementificatori e killer del territorio, che il 12 aprile hanno dato il via a San Didero allo sgombero del presidio dell'ex autoporto e avviato i lavori per il cantiere del nuovo autoporto che verrà spostato da Susa per fare posto alle discariche di smarino e dei materiali di risulta.
Il 13 aprile, a seguito di una partecipata assemblea, un corteo di oltre 500 No Tav, fra cui anche donne e bambini, è partito dal piazzale del Polivalente di San Didero con l'intento di raggiungere il presidio Ex-Autoporto di San Didero, dove alcuni attivisti resistono ancora sul tetto della vecchia casina, circondati dai lavori per il nuovo cantiere e dai nuovi jersey.
Provocatoria la reazione della polizia che ha spinto i manifestanti nella direzione opposta e caricato il corteo fra le case del centro abitato utilizzando l'idrante e lanciando i lacrimogeni ad altezza uomo. Immediatamente i manifestanti bloccavano la statale e dichiaravano lo stato di mobilitazione permanente.
Nella notte alcuni attivisti innalzavano barricate con cataste di legno date alle fiamme per impedire l'avvio del nuovo cantiere. La caccia al No Tav scatenata dalle “forze dell'ordine” è andata avanti per tutta la settimana.
Dal 16 al 18 aprile si è svolto presso alcuni terreni comunali nella zona della acciaieria di San Didero, il campeggio resistente No Tav per rispondere in maniera collettiva a quest’ennesimo tentativo di devastazione ambientale e di militarizzazione della Valle.
Nonostante il dispiegamento di oltre 2 mila agenti, fermi, controlli e decine di posti di blocco dislocati lungo le autostrade, le statali e alle stazioni ferroviarie e dei bus, nel pomeriggio del 17 aprile oltre 4mila No Tav hanno dato vita a un lungo e combattivo corteo.
I manifestanti sono partiti dal parcheggio dell’acciaieria di San Didero e, sfidando l’asfissiante militarizzazione di polizia e carabinieri, hanno attraversato i paesi colpiti dalla cantierizzazione del nuovo autoporto. La manifestazione, a cui hanno preso molti giovani e gran parte dalla popolazione Valsusina è passata da Bruzolo per poi concludersi a San Giorio.
Durante il tragitto i manifestanti hanno lanciato slogan e esposto cartelli e striscioni contro l’incoerenza del governo Dragni che parla di transizione ecologica mentre si prepara a riversare un’altra colata di cemento sulla Val Susa denunciando i rischi connessi ai lavori per il nuovo autoporto.
Il corteo ha solidarizzato a lungo e ripetutamente con i compagni di lotta: Dana, Fabiola, Francesca, Mattia e Mattia e Stella, colpiti dalla repressione giudiziaria attuata dal tribunale di Torino nei mesi e nelle settimane scorse.
A metà tragitto un gruppo di No Tav è riuscito a scavalcare la massicciata e a bloccare con barricate, tronchi di legno e pezzi di metallo l’autostrada Torino – Bardonecchia per diverso tempo, fino all’intervento della polizia che ha lanciato lacrimogeni sul blocco.
La manifestazione è poi tornata verso San Didero per salutare con i fuochi d’artificio i No Tav che continuano a resistere sul tetto del presidio dell’ex autoporto, anche grazie ad una continua staffetta di cambi, cibo e acqua che riesce ad aggirare il dispositivo di militarizzazione.
Il caloroso saluto ai presidianti è stato il pretesto per scatenare l'ennesima vergognosa reazione delle “forze dell’ordine” che hanno disperso il corteo con gli idranti e un fitto lancio di lacrimogeni al CS (vietati dalla convenzione di Ginevra) sparati ad altezza uomo e per giunta a breve distanza. Diversi manifestanti sono stati gravemente feriti. Fra questi, Giovanna Saraceno, 36 anni, attivista pisana NoTav attualmente ricoverata all’ospedale Molinette con due emorragie celebrali e plurime fratture al volto e all'orbita oculare destra.
Ciononostante i mass media di regime e le cosche parlamentari con alla testa i renziani di Italia Viva hanno dipinto la grande mobilitazione dei valsusini come un “gruppo di facinorosi, organizzati, pericolosi e senza scrupoli” chiedendo a gran voce “una presa di posizione ferma da parte dello Stato”.
Mentre il segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, Domenico Pianese, ha minacciato che: “Il movimento No Tav sta facendo di tutto per far sì che in Val di Susa ci scappi il morto: non si tratta nemmeno più di manifestazioni violente ma di veri e propri tentativi di omicidio. Una vera e propria follia”. Di rincaro, il segretario generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo, ha aggiunto: “Che qualcuno rischi di farsi veramente male è la triste storia di questo cantiere, spiace sempre il ferimento di chicchessia, ma un conto è provocare il pericolo come fanno i No Tav violenti per impedire un'opera decisa dal legislatore, altro è subirlo come fanno le forze dell'ordine per far rispettare la volontà dello Stato”.
Il 19 aprile per sgomberare il presidio alla vecchia casina sono intervenuti perfino i vigili del fuoco perché due attivisti pur di resistere e difendere il presidio si sono murati le braccia in un bidone pieno di cemento.
“Tutto questo – denunciano giustamente i No Tav - per imporre 'manu militari' un'opera da 50 milioni di euro, mentre in piena pandemia mancano i vaccini, gli ospedali esplodono per i troppi pazienti e mancano risorse per i servizi essenziali. La priorità delle forze del governo sono le grandi opere inutili e dannose per l'ambiente e non il benessere della popolazione. Solo per recintare l'area del cantiere di San Didero e per gli appalti di sicurezza si prevede che saranno spesi 5 milioni di euro. Crediamo che quei soldi vadano spesi in altro: scuole, reddito, sanità, messa in sicurezza dei territori, tutela dell'ambiente”.
Insomma un'altra intensa e determinata settimana di lotta che ha coinvolto l’intero Movimento, dai sindaci ai tecnici, dai giovani all’intero popolo No Tav, soffocata col fumo dei lacrimogeni, la brutale violenza poliziesca e la repressione giudiziaria.
“Una settimana – hanno sottolineato in un post i No Tav - che nonostante tutto ha confermato quanto il Movimento sia vivo e forte anche in un momento difficile come quello della pandemia e come sia in grado di presentarsi unito e compatto per rispondere all’ennesima vergognosa occupazione militare del sistema TAV... Abbiamo dimostrato, se mai fosse necessario, che la Valle è determinata a resistere, che non ci spaventa nè l’ingente dispiegamento di forze, nè la voce grossa dei politicanti attaccati ai soldi ed alla poltrona. Continuiamo a resistere e resisteremo un’ora, un giorno, un anno più di loro!”.
21 aprile 2021