Figline Valdarno (Firenze)
Bekaert chiude e licenzia 113 lavoratori
Oltre ai padroni e al capitalismo sono responsabili le istituzioni borghesi che niente hanno fatto in concreto. Alle promesse del governatore Giani (PD) seguano per una volta i fatti
Dal nostro corrispondente della Toscana
I padroni della Bekaert di Figline Valdarno (Firenze) durante l’incontro al ministero dello Sviluppo economico (Mise) del 3 maggio di fronte alla richiesta del sindacato di sospendere i licenziamenti previsti e prorogare la Cig per favorire la riuscita del progetto di reindustrializzazione, hanno detto “No ad altre sei settimane di cassa covid, no a prorogare gli incentivi per la ricollocazione degli operai”. Quindi, licenziamento effettivo dal 5 maggio per 113 dipendenti, la maggioranza in età tra i 40 e i 50 anni che vi lavoravano da 20-30 anni. Dopo oltre 60 anni di attività (la Pirelli iniziò la produzione nel 1959) chiude un’altra storica fabbrica della Toscana e questo deve pesare anche sulle istituzioni borghesi che poco o niente hanno fatto in concreto per salvaguardare i posti di lavoro.
All’indomani del mancato accordo con l’azienda al Mise gli operai hanno organizzato un presidio davanti ai cancelli della fabbrica e un breve corteo fino al municipio dove una delegazione è stata ricevuta dalla sindaca Giulia Mugnai (PD) che si è impegnata “per trovare un percorso, una progettualità che metta in sicurezza tutti i lavoratori… chiedendo attenzione alle istituzioni superiori per il futuro dello stabilimento”. Siamo ancora agli intenti.
È dal 2018 che le lavoratrici e i lavoratori stanno lottando in difesa del posto di lavoro, con presidi, cortei, girando in lungo e in largo la Toscana per raccontare la loro storia-vertenza ricevendo la solidarietà di tanti altri lavoratori e anche di tanti politici borghesi che si sono fatti passerella politica ed elettorale sulla pelle degli operai, promettendo ma non concretizzando niente. La realtà è che gli avvoltoi capitalisti hanno potuto decidere di chiudere un polo industriale strategico e importante delocalizzando in Romania per risparmiare sulla manodopera, sfruttando gli operai e decidendo di licenziarli.
Il governatore della Toscana Eugenio Giani (PD) si autoassolve affermandoto vergognosamente: “ritengo che veramente abbiamo fatto di tutto come Regione, abbiamo usato toni molto duri, dobbiamo inserire la Bekaert… nel polo toscano dell’acciaio attraverso il Recovery fund, gli operai possono essere parte della filiera toscana dell’acciaio”.
Di parere diverso invece il segretario generale della FIOM CGIL Firenze-Prato, Daniele Calosi che afferma: “siamo in questa situazione perché il 24 febbraio scorso FIM, UILM e Regione Toscana hanno firmato i licenziamenti, se l’azienda ha avuto un atteggiamento inaccettabile, la Regione purtroppo non ha saputo svolgere un ruolo politico in questa vertenza. È come un paradosso licenziare mentre è in atto il blocco dei licenziamenti, per questo patrocineremo come sindacato eventuali cause che i lavoratori vorranno intentare. In quasi tre anni di vertenza, la Regione, non ha mai portato al tavolo ministeriale un soggetto con un piano industriale. L’unico piano industriale arrivato al Ministero è stato quello della Cooperativa di lavoratori che non è mai stato preso in considerazione dal tavolo”.
Noi marxisti-leninisti siamo solidali con i lavoratori licenziati e riteniamo responsabili di ciò anche le istituzioni locali e nazionali che se avessero voluto trovare una reale e costruttiva soluzione lo avrebbero potuto fare in questi 3 anni. Esortiamo i lavoratori affinché, anche con l’aiuto della FIOM, esercitino pressione sulle istituzioni per costringerle a passare dalle parole ai fatti garantendo ammortizzatori sociali e una giusta ricollocazione lavorativa e perché siano attivate le giuste procedure di bonifica del sito industriale.
Su qualsiasi futura decisione i lavoratori, vittime del capitalismo che sfrutta e affama, devono avere l’ultima parola.
12 maggio 2021