Grave vanteria in una conversazione intercettata
Durigon: “Chi indaga sulla Lega messo da noi”
Il sottosegretario fascio-leghista si deve dimettere
Nella prima puntata dell'inchiesta intitolata “Follow the money”, realizzata dal gruppo giornalistico Backstair e pubblicata dalla testata online Fanpage
lo scorso 28 aprile, Claudio Durigon, deputato della Lega e sottosegretario del ministero dell'Economia del governo Draghi, ha affermato, a proposito dei 49 milioni di euro che il partito di Salvini deve restituire allo Stato sui quali da anni indaga inutilmente la magistratura, di essere certo che tale ingente ammontare di denaro non verrà mai restituito, in quanto – secondo le testuali parole di Durigon - “quello che indaga della guardia di finanza”, ossia “il generale”, “lo abbiamo messo noi”.
Il video nel quale parla Durigon è stato ripreso con telecamera nascosta e registrato durante una cena con i responsabili di alcune società di formazione.
Per comprendere l'estrema gravità delle parole di Durigon bisogna innanzitutto dire che l'unico generale della guardia di finanza per la promozione del quale il governo può compiere atti di alta amministrazione è il comandante generale del corpo, e bisogna ricordare infatti che la Lega indicò espressamente nel Consiglio dei ministri del 20 maggio 2019 il nome di Giuseppe Zafarana alla carica di comandante generale della guardia di finanza, che il primo governo Conte effettivamente nominò e che dal 25 maggio di quell'anno fino a oggi riveste tale ruolo: non ci sono pertanto dubbi che Durigon intendeva riferirsi a Zafarana, poiché se è vero che il comandante generale della guardia di finanza non indaga in prima persona (a svolgere mansioni di indagine ci pensano i finanzieri, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, in servizio ai singoli uffici della Procura della Repubblica), è altrettanto vero che egli è posto al vertice dell'organizzazione (la guardia di finanza) alla quale appartengono coloro che indagano e, guarda caso, sia la Procura di Genova sia quella di Milano – le quali hanno indagato e continuano a indagare sull'occultamento del 49 milioni da parte della lega – hanno delegato le rispettive indagini proprio alla guardia di finanza.
Si ricordi infatti che la Procura di Genova ottenne nel settembre 2017 dal Tribunale del capoluogo ligure, nell'ambito del procedimento contro Umberto Bossi e Francesco Belsito, un provvedimento di confisca di 49 milioni di euro di fondi della Lega Nord, e che ad aprile 2018 la Cassazione disponeva, su ricorso della Procura genovese, l'estensione del blocco dei fondi anche alle somme che sarebbero arrivate in futuro alla stessa Lega Nord. Ma già a dicembre 2017 Salvini correva ai ripari fondando la Lega per Salvini Premier con uno statuto identico a quello della Lega Nord, lasciando quest'ultima al suo destino, e soprattutto lasciando lo Stato italiano a bocca asciutta per ciò che riguarda i 49 milioni che, da un punto di vista strettamente giuridico, l'attuale Lega di Salvini non è tenuta a restituire ma che, seguendo le parole di Durigon, è riuscita ad occultare. Nel frattempo si sta svolgendo a Milano, contro gli allora tre revisori contabili della società Lega Nord Film Commission, legata ovviamente alla vecchia Lega Nord, e anche stavolta i magistrati milanesi hanno chiesto conto, invano, agli imputati notizie sui soldi spariti.
Dei 49 milioni di euro comunque, nonostante il provvedimento di confisca, si è persa ogni traccia e Salvini, già a capo della vecchia Lega Nord, è tuttora a capo dell'attuale Lega, e Durigon è diventato nel giro di pochi anni all'interno della formazione politica uno dei massimi responsabili.
Claudio Durigon, nato nel 1971 a Latina, si forma nelle file del sindacato fascista Ugl al quale aderisce dal 1996, facendo una rapida carriera che lo porta nel 2018 ai vertici del sindacato e, contemporaneamente, nel 2017 ad avvicinarsi alla Lega di Salvini, in quel momento in difficoltà per la confisca dei 49 milioni. Durigon, di fatto, ha reso l'Ugl - guidata da febbraio 2018 dal suo fidato sodale, Francesco Claudio Capone – una vera e propria succursale della Lega, mettendo a disposizione del partito di Salvini tutte le strutture del sindacato fascista presenti in Italia, e nello stesso tempo Durigon veniva eletto deputato alla Camera nelle ultime elezioni, diventando uno degli uomini più influenti del partito a livello nazionale.
La vicenda non poteva non avere gravi contraccolpi politici, perchè il Movimento 5 Stelle ha presentato alla Camera una mozione di sfiducia per chiedere la revoca dell’incarico di governo al leghista: “le esternazioni del sottosegretario
- si legge nel testo della mozione - riguardo a un millantato controllo delle indagini e dei processi gettano una oscura e pesante ombra sulla imparzialità e sull’incorruttibilità della guardia di finanza
”.
Non è inopportuno ricordare che il corpo militare della guardia di finanza è funzionalmente alle dipendenze del ministero dell’Economia e delle Finanze, del quale Durigon è sottosegretario, e non è nemmeno inopportuno ricordare che finora neanche un centesimo è stato ritrovato dei 49 milioni di euro che da anni la guardia di finanza deve ricercare, ovunque si trovino nel mondo, su disposizione della magistratura italiana, in quanto confiscati.
Il sottosegretario fascio-leghista deve certamente dimettersi, in quanto egli ha affermato di avere condizionato al più alto livello le indagini della guardia di finanza, tramite il comandante generale di quest'ultima nominato per volontà del suo partito, volte alla ricerca di beni che, già oggetto di confisca, sono stati con ogni evidenza deliberatamente occultati dalla Lega, della quale Durigon è uno dei dirigenti nazionali.
Durigon, oltre che dimettersi, deve anche dare puntuali spiegazioni nelle sedi giudiziarie sui rapporti suoi, in qualità di sottosegretario all'Economia e alle Finanze, o comunque del suo partito con il comandante generale della guardia di finanza Giuseppe Zafarana in quanto, dietro a quella che appare come una vanteria, egli ha dato una precisa e puntuale notizia di reato: poiché simili affermazioni sono troppo grosse per non essere vere, o si tratta dell'ipotesi di reato di traffico di influenze illecite o si tratta dell'ipotesi di corruzione, perché il fascio-leghista in questione ha affermato di poter condizionare, dall'alto della sua carica, indagini che riguardano denaro nella disponibilità del partito di appartenenza.
12 maggio 2021