Ecco i risultati della svendita del patrimonio immobiliare pubblico
Banca Intesa vuole cedere a privati il palazzo del Monte di pietà a Napoli
Gravissime responsabilità delle ex giunte Bassolino e Iervolino. Silenzio complice del neopodestà De Magistris e del governo Draghi
Redazione di Napoli
I risultati della svendita del patrimonio immobiliare pubblico di Napoli stanno man mano emergendo con gli anni, svilendo e depauperando la ricchezza storica del capoluogo campano, tra le più imponenti in Italia. È notizia che il celebre palazzo del Monte di pietà - carico di storia e di arte che vanno dai monumenti alle pitture di Pietro Bernini, Belisario Corenzio, Battistello Caracciolo, Cosimo Fanzago, Giuseppe Bonito, Francesco De Mura e moltissimi altri - situato lungo il decumano inferiore di Napoli fondato nel 1539, per combattere l’usura elargendo prestiti senza scopo di lucro alle masse, sia stato messo in vendita da parte della privata Banca Intesa.
Ma com’è andata a finire nel patrimonio privato un palazzo storico e della collettività come il Monte di pietà?
Nel 2002 con la crisi del Banco di Napoli, Banca Intesa ereditava il patrimonio del soggetto pubblico, senza che la giunta antipopolare di Bassolino - che in questi giorni sta confermando la sua volontà di ricandidarsi - prima e quella Iervolino poi, abbiamo mosso un dito per fronteggiare questo scempio, atteso che già all’epoca era ormai avviata la svendita del patrimonio immobiliare comunale. Al di là degli appelli al ministro della Cultura Franceschini per impedire qualsiasi uso in senso privato del palazzo del Monte di pietà, fino alla richiesta di acquisto con un dispendio economico altissimo, per destinarlo alla cultura per il popolo e non ad una possibile riconversione per la collocazione di alberghi, condomini di lusso o centri commerciali, rimane chiaro a cosa ha portato la svendita del patrimonio pubblico.
I fantomatici vincoli di destinazione che spesso si richiedono solo per la collocazione di un ascensore perché non furono fatti valere all’epoca dalla Sovraintendenza napoletana o dalla Direzione Generale Archeologia e Belle Arti del ministero? Il palazzo del Monte di pietà, come per altri palazzi storici - si pensi all’Albergo dei Poveri - vanno requisiti e tolti definitivamente sia dal mercato che dal patrimonio privato delle banche e delle società speculatrici.
Di certo non rassicura il silenzio del neopodestà De Magistris e della sua giunta che, al pari del governo Draghi, non ritengono di affrontare la svendita del patrimonio immobiliare pubblico ma fare orecchie da mercante cedendo le meraviglie architettoniche e culturali identitarie della città ai pescecani speculatori privati.
19 maggio 2021