Subito la cittadinanza a Zaki
Della drammatica vicenda Patrick Zaki, ricercatore dell'Università di Bologna e attivista egiziano incarcerato arbitrariamente dal regime di al-Sisi dall'8 febbraio dell'anno scorso, il nostro settimanale si è ripetutamente occupato (si veda Il Bolscevico n. 21 del 25 giugno 2020, nel contesto dell'articolo su Regeni e, da ultimo, il n. 6 del 18 febbraio 2021), e le notizie più recenti sono che il giovane, ripetutamente torturato nel corso di oltre un anno di detenzione nel carcere di al-Mansura, si è visto ripetutamente rinnovare dalla magistratura egiziana la misura cautelare di reclusione in carcere, l'ultima volta lo scorso 7 marzo.
Zaki, che rischia fino a 25 anni di carcere per le gravissime accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo, si è visto contestare dalle autorità egiziane alcuni post su Facebook contenuti in un profilo che lo studente ha dichiarato essere falso, e la sua custodia cautelare può durare per un totale di due anni, alla fine dei quali comunque egli, in base alle disposizioni del codice di procedura penale egiziano, non potrà lasciare il Paese e dovrà attendere la celebrazione del processo nel territorio dello Stato nordafricano.
Lo scorso 14 aprile 2021 - con 208 voti favorevoli, nessuno contrario e con la sola astensione di 33 senatori di FdI - il Senato italiano ha approvato una mozione con la quale si chiede al governo italiano di riconoscere a Zaki la cittadinanza italiana. Anche alla Camera è stata presentata una mozione analoga per concedere la cittadinanza italiana a Patrick Zaki.
Eppure il governo italiano sembra fare orecchio da mercante, e a far finta di non capire è il presidente del Consiglio Mario Draghi in persona: “Quella su Patrick Zaki
- ha affermato il capo del governo durante la conferenza stampa del 16 aprile a Palazzo Chigi - è un'iniziativa parlamentare in cui il governo non è coinvolto al momento
”, e con tali parole l'esecutivo ha fatto sapere, pur se in modo diplomatico, di non essere interessato a concedere la cittadinanza.
Ciò è perfettamente comprensibile, perché si è già vista la debolezza, o meglio la codardia, dei precedenti esecutivi italiani nei rapporti con al-Sisi - interessati ai cospicui rapporti commerciali soprattutto in campo militare - nella vicenda del brutale assassinio di Giulio Regeni, quando le ripetute richieste al governo italiano, da parte dei genitori del giovane ricercatore e di tantissime istanze della società civile, di ritirare l'ambasciatore italiano al Cairo e di interrompere la fornitura di armi all'Egitto cadevano completamente nel vuoto (si vedano, tra gli altri, Il Bolscevico n. 5 del 14 febbraio 2019 e n. 2 del 21 gennaio 2021), senza dimenticare che anche la polizia di Stato italiana si è prestata all'addestramento degli aguzzini del regime egiziano di al-Sisi (si veda il Bolscevico n. 12 del 1° aprile 2021).
Da un punto di vista politico il governo, lungi dal potersi ritenere non impegnato, si trova di fronte a un atto di una delle Camere (e certamente presto ci sarà anche l'approvazione di una analoga mozione della Camera dei Deputati) con cui il Parlamento “impegna il Governo
” del nostro Paese “ad intraprendere con urgenza tutte le dovute iniziative affinché a Zaki sia riconosciuta la cittadinanza italiana
”, e ciò significa che, qualora il governo si disinteressasse della questione della cittadinanza anziché affrontarla, esso disattenderebbe un atto di indirizzo politico di particolare rilievo proveniente dall'organo costituzionale (il Parlamento) dal quale ha ricevuto la fiducia, un atto politicamente assai grave.
Da un punto di vista giuridico il governo italiano non è, ovviamente, obbligato a concedere la cittadinanza, ma può attivare la procedura descritta dal secondo comma dell'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992 n. 91: “con decreto
- questo dispone la norma giuridica - del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all'Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato
”. Riguardo agli altri adempimenti, quello del Consiglio di Stato è solo un parere e l'intervento del Presidente della Repubblica è un atto dovuto, per cui spetta solo ed esclusivamente al governo italiano, nel suo complesso, il compito di attivarsi per una chiara scelta discrezionale che, da un punto di vista strettamente giuridico, è di alta amministrazione.
Ovviamente occorre che il ministro dell'Interno Lamorgese dimentichi le porcherie fatte da chi l'ha preceduta (l'addestramento degli aguzzini di al-Sisi ad opera della polizia di Stato italiana) e quello degli Esteri Di Maio abbandoni per un istante gli intrallazzi economici con il regime egiziano, da lui costantemente coltivati fin dal suo ingresso in carica, e soprattutto è indispensabile che il presidente del Consiglio Mario Draghi assuma immediatamente le sue responsabilità politiche di fronte al Parlamento e all'intero Paese, che chiedono la concessione immediata della cittadinanza italiana a Patrick Zaki.
Se quest'ultimo diventerà cittadino italiano - e la cosa è possibile, se il governo si attiva subito, in un tempo relativamente breve, al massimo un mese e mezzo – egli potrà godere di una tutela consolare e giudiziaria da parte dell'Italia, cosa che ora non è possibile, e Patrick, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe essere reclamato dal nostro Paese per scontare, eventualmente, la misura cautelare in Italia e per affrontare un eventuale processo penale nel nostro Paese.
Il PMLI e “Il Bolscevico” si uniscono a Amnesty international e a tutte le associazioni, i movimenti e le forze politiche nel richiedere subito la cittadinanza a Zaki!
19 maggio 2021