All'iniziativa dei portuali di Livorno si uniscono quelli di Ravenna, Napoli e di Genova
I portuali rifiutano carichi d'armi sulla nave Asiatic island diretta in Israele
Lo scorso 14 maggio i lavoratori del porto di Livorno organizzati nel sindacato USB, informati dai loro colleghi del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) di Genova, hanno immediatamente denunciato l’arrivo nel pomeriggio della nave Asiatic Island contenente materiali militari destinati a Israele.
Il Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, aveva a sua volta avvertito i portuali genovesi del CALP che l'imbarcazione in questione, battente la bandiera di Singapore e carica di proiettili di alta precisione, aveva fatto scalo prima a Marsiglia e poi a Genova in direzione di Livorno e di Napoli, per poi concludere la navigazione nel porto israeliano di Ashdod.
La nave, effettivamente, ha poi fatto questa rotta e, dopo avere sbarcato le armi nel porto israeliano, è ripartita nel pomeriggio del 20 maggio da Haifa verso il porto francese di Fos-sur-Mer, dove dovrebbe attraccare nelle prime ore della notte del 26 maggio.
La nave è una porta container di piccole dimensioni, che fornisce il servizio di linea alla compagnia di navigazione statale israeliana ZIM.
I portuali livornesi, dopo avere ricevuto tutti i dettagli della rotta e del contenuto della nave, hanno immediatamente diffuso la notizia e allertato le autorità competenti su questo traffico, volto a rifornire le forze armate di Israele proprio nel momento della criminale aggressione al popolo palestinese, e hanno indetto uno sciopero, al fine di impedire qualsiasi carico di merce sulla nave.
L'USB ha chiesto controlli urgenti da parte dell’Autorità Portuale, della Capitaneria di Porto e della ASL sul contenuto di questa nave, così come la destinazione delle decine di veicoli militari blindati pronti per essere caricati presenti su una banchina, e che tuttora si trovano lì.
“L'Unione Sindacale di Base – si legge in un comunicato dell'USB - domani sarà in piazza anche a Livorno in solidarietà con la popolazione palestinese e per chiedere lo stop immediato ai bombardamenti su Gaza e lo stop agli 'espropri' delle abitazioni palestinesi che da anni vivono sotto occupazione militare. Contemporaneamente abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione con i lavoratori portuali livornesi affinché il coraggioso esempio che arriva dal Porto di Genova possa essere riproposto anche sul nostro territorio. Il lavoro è importante, specialmente in questi tempi, ma questo non può farci chiudere gli occhi, o peggio ancora farci diventare complici, di massacri continui nei confronti della popolazione civile”.
A Napoli il sindacato SiCobas ha raccolto l'appello dei colleghi livornesi indicendo una mobilitazione e unendosi alla “lotta contro lo smistamento delle armi che attraversano i nostri scali”, come si legge in una nota del sindacato.
All'appello dei portuali livornesi hanno risposto anche i loro colleghi di Ravenna, i quali hanno saputo il 21 maggio che una nave è diretta verso il porto romagnolo per imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici diretti in un porto israeliano: “i lavoratori del porto di Ravenna - si legge in una nota firmata dai sindacati Filt, Fit e Uiltrasporti - si rifiuteranno di caricare armi, esplosivi o altro materiale bellico che possano alimentare il, ripreso in queste settimane nella Striscia di Gaza. Si rifiuteranno di essere complici nell’alimentare una guerra che sta mietendo soprattutto vittime civili in quel tremendo teatro di guerra”. “Nel caso la nave dovesse effettivamente presentarsi al carico per imbarcare quei container - prosegue il comunicato - i lavoratori del Terminal di carico e della Cooperativa Portuale si mobiliteranno e le organizzazioni sindacali di categoria dichiareranno lo sciopero impedendo l’operazione”. Alla protesta si sono uniti anche i portuali di Genova.
I portuali si sono quindi uniti all’ondata di indignazione e di mobilitazione generale divampata in tutto il mondo, a cominciare dall'Italia, dove a Milano migliaia di manifestanti hanno riempito piazza Duomo (articolo a parte) e in decine di città tantissimi hanno partecipato alla giornata nazionale di solidarietà al popolo palestinese, senza dimenticare la protesta di centinaia di giovani ebrei italiani antisionisti che con lo slogan “Non nel nostro nome” si sono idealmente rivolti ai milioni di ebrei che vivono nel mondo per protestare congiuntamente contro le nefandezze perpetrate dal regime sionista contro i palestinesi.
26 maggio 2021