Promosso da Cgil, Cisl e Uil
Presidio davanti al parlamento per lavoro, sicurezza e salute
Il 28 di maggio Cgil, Cisl e Uil hannno promosso in tutte le piazze d'Italia presidi ed assemblee per rilanciare il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
“Fermate la strage” è il monito che arriva dai sindacati confederali: erano 185 le vittime al 31 marzo e nell'ultimo mese la morte della giovanissima operaia tessile a Prato, l'esplosione a Gubbio costata la vita un ragazzo di 19 anni e a una sua collega, poi i fatti di Mottarone e di Salerno, hanno riportato l'attenzione pubblica sul tema e dato il via ad una serie di mobilitazioni piuttosto partecipate.
A Roma, in Piazza Montecitorio, si sono ritrovati i leader nazionali dei 3 sindacati confederali che hanno chiesto l’apertura di una vertenza nazionale.
L'obiettivo è la stipula di “un accordo fra governo, parti datoriali, istituzioni ed enti preposti alla tutela della sicurezza”. I confederali dunque rilanciano una sorta di “Statuto della Sicurezza” come ha spiegato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nei giorni scorsi.
Secondo i sindacati “pare”, che nel percorso di uscita dal Covid avviato con le campagne di vaccinazione, “una parte del Paese stia ripartendo senza freni, dimenticando le più elementari norme di tutela del lavoro e della vita.”.
Un processo in realtà lampante, testimoniato anche da una evidente contraddizione: nonostante si lavori ancora di meno poiché non tutti i settori sono ancora usciti dalla pandemia e seppur sia sensibilmente aumentato il lavoro a distanza, in presenza si continua a morire come si moriva trenta o quarant'anni fa, con una tendenza in netto aumento rispetto ai minimi storici.
"Bisogna agire sulla prevenzione - ha spiegato Landini - per evitare che la gente, lavorando, debba morire. Questo vuol dire aumentare le assunzioni negli ispettorati del lavoro, nei servizi di medicina territoriali (Ii Italia infatti ci sono 4 milioni di imprese, ma gli addetti alle ispezioni possono controllarne al massimo 15 mila) e vuol dire far diventare la formazione sul lavoro un diritto permanente sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro".
Tutti i tre segretari hanno rilanciato il proseguimento della mobilitazione anche contro la sospensione del blocco dei licenziamenti (ne richiedono solo una proroga fino ad ottobre), ma anche sul tema degli appalti dove l'appaltatore deve essere responsabile in solido di quello che succede a tutti i dipendenti, anche di aziende diverse, e dove occorre conquistare gli stessi trattamenti economici e gli stessi diritti, impedendo al costo del lavoro di essere un elemento che viene inserito nelle gare di appalto poiché ciò incide sul salario ed anche sulla sicurezza del lavoro.
Landini però è morbido anche sul PNRR, sul quale chiede la realizzazione di un protocollo governo - organizzazioni sindacali, ma specificando che “non si tratta di avere un diritto di veto, ma non si cambia il paese contro il mondo del lavoro”, svelando tutta la subalternità e la prassi esclusivamente consultiva del sindacato concertativo.
L'intervento di Luigi Sbarra della Cisl, che ha ritratto un governo “in chiaroscuro” del quale però vede “tanti segnali positivi”, fornisce in estrema sintesi l'obiettivo principale della sua organizzazione in un contesto così difficile e potenzialmente peggiore: “Il rischio di perdere 500 mila posti di lavoro c'è tutto ed è Bankitalia a dire che il rischio è concreto: cosa aspetta ancora il governo a convincersi che dobbiamo evitare uno tsunami sociale?”. Tsunami che dovrebbe voler dire lotta di classe, ma che per il sindacato di via Po, va scongiurato come la peste, magari con qualche “aggiustatina” del governo ai voleri di Confindustria.
Il segretario della Cgil ha poi concluso il suo intervento tuonando, ma solo a parole e senza una condotta conseguente: “Le ultime morti dimostrano che continua a prevalere la logica del profitto, ma questa cultura non è più accettabile (…) Riprendiamoci le piazze, la democrazia è fatta anche di proposte e di conflitto”; siamo certamente d'accordo, ma non vorremmo che si tratti della solita arringa opportunistica alla quale non seguiranno i fatti.
Il problema, atavico, della sicurezza sul lavoro e delle morti che si verificano senza sosta è una diretta conseguenza del capitalismo che spinge ogni impresa, piccola o grande che sia, verso il raggiungimento del massimo profitto, ma i sindacati confederali non hanno alcuna intenzione di denunciare questa grande verità scientifica ed economica.
L'abbiamo visto anche nella recente tragedia della funivia del Mottarone, già citata, di come, per prassi, è sempre la sicurezza che viene penalizzata per il profitto. La stessa sicurezza che diviene subalterna anche nelle piccole imprese individuali o poco più, pena l'uscita dal maledetto “mercato del lavoro
”.
Si fronteggia questa problematica, così come il blocco dei licenziamenti - che deve essere totale e non a scadenza – non attraverso la concertazione ma soprattutto attraverso la conflittualità, il coinvolgimento e la mobilitazione delle lavoratrici e le lavoratori nella lotta di classe; troppo spesso vediamo invece che certi presidi sindacali si riducono a iniziative formali che finiscono per coprire il governo Draghi e la sua politica antioperaia e antipopolare.
Mobilitare significa mettere in campo tutta la forza del proletariato e dei lavoratori in modo da contrapporsi al governo e alla sua politica tutta volta a cancellare non solo diritti o salario, ma anche la vita stessa dei lavoratori, fino a imporre e strappare quelle rivendicazioni che non si è avuto mai il coraggio di perseguire fino in fondo. Se davvero Landini fosse conseguente quando dice “basta”, cosa aspetta a proclamare quello sciopero generale unitario di tutte le categorie con manifestazione a Roma che noi auspichiamo e rilanciamo da tempo?
2 giugno 2021