L'ennesimo incidente sul lavoro colpisce un amico di Napoli del PMLI
Dopo 7 mesi di agonia è morto Enrico De Waure
La Procura apre un fascicolo per omicidio colposo
Redazione di Napoli
L’ennesima morte sul lavoro che ha sconvolto la città di Napoli questa volta ha colpito un amico del PMLI, molto noto nel movimento operaio partenopeo per tante vicende che hanno sconvolto la sua famiglia.
Solo pochi giorni fa i compagni partenopei hanno saputo che verso la fine di febbraio di quest’anno Enrico De Waure, operaio edile e fratello di Vincenzo, uno degli alfieri napoletani del Sessantotto, assassinato nel 1972 in circostanze ancora misteriose, è morto per l'ennesimo incidente sul lavoro. Una notizia che ci ha addolorato particolarmente atteso gli ottimi rapporti tra Enrico e la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli fin da quando Enrico, a nome della famiglia, ritenne fondamentale la presenza del PMLI all’interno del Comitato antifascista intitolato a Vincenzo che nel 2000 costrinse la giunta comunale di “centro-sinistra” a dedicargli una targa di marmo vicino alla fermata della Cumana di Fuorigrotta. Anche la richiesta espressa, raccolta con il circolo del PRC guidato da Antonio Rezzuti (scomparso nel 2019), era quella di dedicare l’intera piazza al martire antifascista e togliendola al gerarca fascista Tecchio.
Nato da una famiglia poverissima de La Loggetta, quartiere vicino a quello popoloso di Fuorigrotta, Enrico svolgeva l’attività di operaio edile e il 9 luglio 2020 era caduto rovinosamente da un’impalcatura mentre svolgeva il proprio lavoro, subendo gravissimi traumi. Trasportato in codice rosso presso il vicino ospedale San Paolo dove però non c'è Neurologia, non riescono nell’immediato a curare il preoccupante trauma cranico. Di qui l’immediato trasferimento al San Giovanni Bosco, dove De Waure rimane per otto lunghe ore nel reparto di neurochirurgia prima di essere ricoverato in rianimazione e tenuto in coma farmacologico: la situazione è critica, la prognosi ovviamente riservata. I medici sono costretti a operarlo al cervello per ridurre la pressione dell’ematoma e a sottoporlo a tracheotomia.
Le condizioni sembrano migliorare ed Enrico si risveglia. Viene trasferito il 21 settembre nella casa di cura Santa Maria del Pozzo, a Somma Vesuviana, per tentare la riabilitazione. Qui, tra piccoli passi avanti e ricadute, rimarrà fino a tre giorni prima del tragico epilogo, a parte una breve parentesi l’11-12 febbraio, in cui viene portato alla clinica Trusso, a Ottaviano, per sostituire un tubicino che era a rischio infezione. Sta di fatto che la sera del 17 febbraio il suo fisico, duramente e troppo provato, manifesta l’ennesimo problema e viene trasportato d’urgenza all’Ospedale del Mare. I medici cercano di capire prima l’origine dell’emorragia interna e poi di bloccarla, ma alle 19.30 di sabato 20 febbraio non possono fare altro che comunicare alla sorella che Enrico è spirato.
La Procura di Napoli ha aperto, agli inizi di marzo, un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo, iscrivendo il proprietario dell’immobile presso e per il quale la vittima stava lavorando e ha disposto l’autopsia sulla salma per accertare le cause del decesso; dopo oltre tre mesi si aspetta ancora la verità sulla tragica morte di Enrico.
Noi marxisti-leninisti ci stringiamo attorno alla famiglia De Waure per l’ennesimo tragico evento che l’ha colpita. Siamo profondamente addolorati per la morte di Enrico, nostro fraterno amico, storico abbonato a Il Bolscevico
, morto nella terribile agonia dovuto all’ennesimo “omicidio bianco” frutto del capitalismo assassino.
16 giugno 2021