Organizzate il 24 e 26 giugno a Roma da Sunia e Asia-Usb
Manifestazioni contro sfratti, sgomberi e pignoramenti
Nel PNRR zero finanziamenti per l'emergenza casa
Quando si afferma che il Covid ha acuito le contraddizioni capitalistiche già esistenti non è un modo di dire generico, ma una costatazione che trova puntualmente i suoi riscontri nella realtà quotidiana. Uno dei tanti esempi è quello della drammatica situazione abitativa, che già prima dell'inizio della pandemia presentava fortissime criticità in tutta Italia.
I lavoratori e le masse popolari italiane da sempre sono alle prese con affitti altissimi e una politica della casa che ha lasciato grande spazio al mercato privato e pochissimo all'intervento pubblico tanto che ogni anno migliaia di famiglie sono obbligate a lasciare le abitazioni in cui vivono e si ritrovano senza un tetto dove poter dormire. Situazione che si è aggravata dopo l'arrivo del Covid, con migliaia di persone senza più un lavoro, con salari dimezzati o costretti a vivere con gli 800 euro della cassa integrazione, cifre che non permettono di pagare le locazioni. Condizioni che nelle grandi città hanno raggiunto livelli insostenibili.
Come nel caso di Yoidanis, donna di origini cubane, e dei suoi due figli di 13 e 19 anni. La donna, che vive a Roma da più di un decennio, lavorava come cameriera e ha perso il posto. Pagando 600 euro mensili per due stanze ha chiesto al proprietario un ribasso, ma questo non ha sentito ragioni e, non avendo mai ottenuto un contratto regolare, si ritrova con Il Tribunale che le ha intimato di lasciare l’appartamento. Solo grazie a un picchetto antisfratto lo sgombero è stato rimandato di un mese. Un caso emblematico dell'emergenza casa in Italia.
Dopo lo stop dovuto al Covid-19 dal 1° luglio, oltre ai licenziamenti, riprendono anche gli sfratti. Si riparte con l’esecuzione di quelli emessi prima del 28 febbraio 2020, mentre quelli scattati durante la pandemia verranno sbloccati in due tranche: al 30 settembre 2021 e al 31 dicembre 2021. Secondo i sindacati degli inquilini sono coinvolte 80mila famiglie in tutta Italia, 15mila solo a Roma.
Proprio nella Capitale, città con gravissime problematiche abitative, ci sono state due iniziative di protesta il 24 e 26 giugno. “Allarme e preoccupazione” è stata espressa dai sindacati Sunia, Sicet, Uniat APS e Unione Inquilini che hanno presidiato la piazza di Montecitorio per chiedere una serie di misure per garantire il passaggio da una casa all’altra per le famiglie coinvolte. Le associazioni hanno ricordato come “Il decreto Sostegni bis attualmente all’esame della Camera dei Deputati per la conversione in legge, non affronta questo nodo cruciale con il rischio che, in mancanza di radicali modifiche su questo punto, si profilerà un ulteriore gravissimo disagio sociale nelle città”.
Due giorni dopo a scendere in piazza per rivendicare che il problema casa “è una questione primaria” anche il Movimento per il Diritto all’Abitare, il sindacato di base Asia Usb e Cambiare Rotta-Noi Restiamo, che sempre a Roma hanno organizzato una manifestazione nazionale contro sfratti, sgomberi e pignoramenti, a cui hanno partecipato alcune migliaia di persone. Il corteo è arrivato fin sotto le finestre del Ministero Infrastrutture e Trasporti guidato da Giovannini.
Nel comunicato, dopo aver denunciato le misure del Governo: “Grandi opere, nuove colate di cemento, deregulation, ammorbidimento delle norme che tutelano i lavoratori e le lavoratrici a tutto vantaggio di imprese e della rendita, eliminazione delle tutele sociali, fine del blocco degli sfratti e dei licenziamenti”, si denuncia come “nel Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale non ci sono passaggi degni di nota capaci di affrontare la questione abitativa”.
In entrambe le iniziative è stato sottolineato come gli sfratti non sono un problema di ordine pubblico. I commenti generali n. 4 e n. 7 del Comitato ONU stabiliscono che lo sfratto forzoso è incompatibile con l'art. 11 della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Nel caso in cui lo sfratto sia inevitabile “deve essere effettuata una tempestiva comunicazione preventiva, stabilito il dialogo tra le parti per concordare soluzioni rispettose di tutti i diritti umani, trovata preventivamente una rilocazione adeguata, sicura, dignitosa e accessibile per tutte le persone e le famiglie coinvolte”.
7 luglio 2021