Intervistato dalla rivista cinese “Il popolo di Cina”
L'imbroglione Rizzo esalta il partito revisionista e fascista e il socialimperialismo cinesi
In occasione del centenario della fondazione del Partito Comunista Cinese, Marco Rizzo ha rilasciato un'intervista alla rivista in esperanto “El popola Ĉinio” (“Il popolo di Cina”). In quest'intervista il Segretario del Partito Comunista riafferma le falsità che da un po' di tempo va ripetendo sulla Cina socialimperialista, e cioè che si tratta ancora di un paese socialista, che non ha mire espansioniste ed egemoniche ma persegue sinceramente la pace e la collaborazione tra i popoli, e che il PCC di oggi, tramite il quale la cricca revisionista e fascista di Pechino schiaccia con pugno di ferro il proletariato e le masse lavoratrici e popolari cinesi, è ancora un autentico partito comunista, degno erede di quello fondato da Mao nel 1921.
“Il PCC incarna gli interessi nazionali dell'intero popolo. Dopo un secolo in cui la Cina ha sofferto in un periodo estremamente difficile, la fondazione della Repubblica Popolare Cinese è stata la questione storica più significativa per la liberazione del popolo cinese. Il PCC guida le persone nel progresso sociale e nello sviluppo economico. Il rispetto e l'amore di cui gode nel paese ne sono una testimonianza”, dice infatti esaltando senza il minimo pudore l'attuale partito revisionista e fascista. Lo accredita cioè come l'erede naturale del glorioso PCC di Mao, mentre invece è solo lo strumento di potere burocratico e militarizzato in cui si è trasformato dopo la morte di Mao e la presa del potere da parte del traditore revisionista Deng Xiaoping, che con la sua politica di “riforme e apertura” ha avviato la distruzione del socialismo e la restaurazione del capitalismo in Cina.
Un capitalismo della forma più primitiva e selvaggia, che ha permesso alla Cina, grazie all'enorme surplus di ricchezza accumulata a prezzo di uno sfruttamento spietato dei lavoratori, dell'aumento sfrenato delle diseguaglianze e del saccheggio delle risorse naturali e dell'ambiente, di diventare in pochi decenni l'attuale superpotenza socialimperialista, armata fino ai denti e protesa a conquistare l'egemonia mondiale strappandola alla superpotenza americana in declino.
Rizzo sorvola sui 40 anni di revisionismo in Cina
Tutte cose, queste, che Rizzo conosce bene, e che fino a pochi anni fa andava dicendo anche lui nei consessi internazionali, prima di essere fulminato sulla “via della seta” e diventare un fedele “testimonial” del PCC revisionista e fascista e dei socialimperialisti cinesi, spacciandoli per autenticamente comunisti. Come fece per esempio nel settembre 2019, con l'intervista “Sulla Via della Seta e le relazioni italo-cinesi” rilasciata ad alcuni organi di stampa cinesi, e come ha fatto lo scorso gennaio con la recensione, pubblicata sull'organo del PC “La Riscossa”, al terzo volume dei discorsi del nuovo imperatore cinese Xi Jimping.
Questa operazione di accreditamento del partito revisionista e fascista e del socialimperialismo cinesi, che Rizzo fa verso il proletariato e i sinceri comunisti italiani, emerge anche dal suo intervento in video che ha fatto per l'Associazione politico-culturale Marx 21, sempre a proposito del centenario della fondazione del PCC. Rispondendo alla domanda di cosa resti oggi di quell'esperienza, egli risponde bel bello che “da quel filone, la nascita del Partito Comunista Cinese, con una lunga traversata (uso questo termine per ricordare la Lunga Marcia), si arriva al '49, fondazione della Repubblica popolare cinese, e, in vari passaggi, si arriva a quella che è oggi la Cina”.
Cioè, secondo questo imbroglione politico, non ci sarebbe nessuna discontinuità tra la Cina socialista di Mao e la Cina capitalista e socialimperialista di oggi. Infatti, in quella frase “in vari passaggi”, egli nasconde malamente gli oltre quarant'anni di storia in cui la banda revisionista e corrotta di Deng e dei suoi successori, Jiang Zemin, Hu Jintao e Xi Jimping, ha smantellato pezzo per pezzo il socialismo e restaurato il capitalismo, spacciandolo come “socialismo con caratteristiche cinesi” e come “economia socialista di mercato”, fino ad arrivare all'attuale Cina socialimperialista del nuovo imperatore Xi, che si è autoproclamato Segretario generale a vita del PCC, trasformato a sua volta in un partito revisionista e fascista.
Rizzo copre a sinistra il socialimperialismo cinese
Ma Rizzo, aggirando opportunisticamente questo enorme macigno sulla sua strada, continua disinvoltamente ad esaltare il capitalismo di Stato cinese e a spacciarlo di fatto per socialismo genuino, dichiarando alla suddetta rivista cinese che “dopo la liberazione, il popolo cinese ha dovuto raggiungere l'autosufficienza. È stata un'impresa titanica, ma oggi - guardando fino in fondo - possiamo dire che è stata compiuta, almeno nella sua parte essenziale”. Fino al punto di ribaltare sfacciatamente l'evidenza dei fatti, aggiungendo che “mentre le disuguaglianze e le ingiustizie sono in aumento in tutto il mondo capitalista, in Cina stanno diminuendo”. Come se non fosse ampiamente noto l'enorme aumento della ricchezza privata e del numero dei supermiliardari cinesi, così come il dilagare della corruzione tra i quadri dirigenti e la burocrazia del partito, tanto da essere argomento di preoccupazione per lo stesso Xi, che infatti è costretto a proclamare campagne di “moralizzazione” per prevenire rivolte popolari.
Se nei confronti dell'economia capitalistica cinese Rizzo non si spinge fino a chiamarla apertamente “socialista” ma solo a suggerirlo, limitandosi a parlare ipocritamente di “raggiungimento dell'autosufficienza” e di “diminuzione delle disuguaglianze”, più sfacciata è invece la sua copertura al socialimperialismo cinese, di cui non solo finge di ignorare l'esistenza, ma ribalta addirittura in una presunta volontà e politica di pace della cricca socialimperialista di Pechino: “Mentre i belligeranti di tutto il mondo stanno aumentando i tamburi di guerra, la Cina sta difendendo la pace”, dichiara infatti il Segretario del PC, che subito aggiunge: “Quindi una parola, da comunista italiano, non mi basta per esprimere i miei sentimenti verso la Cina, ma ne servono almeno due: solidarietà e pace”.
Ancor più chiara appare la sua copertura al socialimperialismo nell'intervento in video per Marx 21, in cui ha detto: “Di fronte a questa nuova guerra fredda, che ormai è palese, noi non potevamo essere bipartisan, non potevamo dire che le due parti erano uguali, e quindi nel nostro Congresso abbiamo riconosciuto che la nuova guerra fredda che gli Stati Uniti, l'imperialismo, e anche l'imperialismo europeo mettono in campo, va combattuta. E che dall'altra parte del campo c'è un'idea multilaterale del mondo, c'è un'idea di pace e di sviluppo che non può non essere considerata”.
Rizzo si offre come referente del PCC in Italia
Quindi l'imbroglione revisionista e trotzkista non solo copre a sinistra il socialimperialismo cinese, ma si schiera apertamente dalla parte della Cina nella nuova “guerra fredda” con l'imperialismo Usa ed europeo, combattuta per ora prevalentemente a livello economico, ma che per le leggi del capitalismo arrivato allo stadio dell'imperialismo, come Lenin ha chiarito e la storia ha dimostrato, prima o poi sfocerà in una resa dei conti armata. Egli attribuisce una presunta volontà di pace e di cooperazione alla Cina socialimperialista, fingendo di non vedere l'impressionante accelerazione dell'espansionismo del socialimperialismo cinese, in competizione con l'imperialismo americano per l'egemonia mondiale, sia a livello regionale nel Pacifico meridionale, sia a livello globale con la sua penetrazione economica (ma anche militare, vedi la base di Gibuti) in Africa e in America Latina. Per non parlare del gigantesco progetto della “Nuova Via della Seta” ed altri accordi economici, commerciali e finanziari, tramite i quali è sbarcato anche sul continente europeo e in Italia.
A questo proposito, anzi, Rizzo dichiara alla rivista cinese che “la cooperazione tra Italia e Cina potrebbe essere molto più sviluppata, se solo non dovessimo subire i dettami di Stati Uniti ed Europa. Dal punto di vista dei trasporti, la posizione strategica del nostro territorio sarebbe perfetta, i suoi porti sarebbero ottimi punti di incontro tra Oriente e Occidente, con grandi vantaggi per tutti”. E per finire aggiunge: “Il nostro partito, per quello che può fare, intende promuovere scambi culturali e fare pressione per avviare una politica di pace, nel rispetto reciproco di tutti i popoli”.
In sostanza cioè, in cambio di un riconoscimento politico internazionale per il suo partito sedicente comunista e per la sua figura di preteso leader del proletariato italiano, l'imbroglione revisionista e trotzkista si offre come il referente in Italia del PCC per sostenere gli interessi strategici della Cina socialimperialista di penetrazione economica e politica in Europa attraverso la porta della “Nuova Via della Seta”.
14 luglio 2021