Capitalismo assassino
Morto un operaio alla Marcegaglia di Ravenna
3 giorni di sciopero dei lavoratori
Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Hysa Bujar, 63 anni, operaio di origine albanese della ditta di facchinaggio Co.Fa.Ri impiegata presso il Centro servizi dello stabilimento Marcegaglia, che si trova al porto di Ravenna, è morto poco dopo le 9 di giovedì 15 luglio a causa delle gravi ferite riportate in seguito alla caduta di un nastro di acciaio del peso di circa 1.500 kg che lo ha schiacciato.
Secondo le prime ricostruzioni Hysa aveva caricato un coil, una bobina d’acciaio, sull’apposito carroponte e la stava movimentando per trasportarla al taglio, quando, per motivi ancora da accertare si è sganciata ed è caduta proprio addosso a lui, prossimo alla pensione e rientrato dalle ferie per coprire un turno rimasto sguarnito.
Lo stabilimento Marcegaglia di Ravenna non è nuovo a incidenti di tale gravità: nel 2014 perse la vita il lavoratore Lorenzo Petronici in circostanze simili, mentre neanche 2 mesi fa una pinza di 3 tonnellate era precipitata al suolo dopo essersi staccata dal punto di fissaggio, per fortuna senza conseguenze per i lavoratori.
Tutti i sindacati, in ordine sparso e per durate diverse, da quelli di base a Cgil, Cisl e Uil, unitamente alla rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) di Marcegaglia e alle categorie di tutti i lavoratori presenti nell'azienda, hanno immediatamente proclamato 8 ore di sciopero, poi esteso a tutto il 15 e il 16 luglio e poi anche al 17, e per tutti i turni di lavoro, anche per i lavoratori della Cofari e della Logitec, azienda che gestisce l’appalto in cui ha perso la vita Hysa, bloccando così l’attività del porto.
Alle 12 del 16 luglio le sirene del porto hanno suonato in segno di protesta per le morti e gli infortuni sul lavoro e in solidarietà con la famiglia di Hysa.
I sindacati confederali hanno chiesto che “la direzione aziendale e la direzione di Cofari convochino immediatamente le organizzazioni sindacali, la Rsu e gli Rls per comprendere le dinamiche dell’accaduto e porre in essere ogni provvedimento utile affinché cessino eventi di tale gravità". All’incontro poi avvenuto le rappresentanze sindacali, dopo un sopralluogo nel luogo dell’incidente, hanno ribadito “problematiche inerenti le carenze di personale, gli spazi angusti di lavoro e impegni orari eccessivamente prolungati per i lavoratori impegnati negli appalti”.
Il Sindacato Generale di Base (Sgb) ha affermato che “devono cessare le pressioni sui lavoratori per intensificare i ritmi di lavoro, devono essere riviste le procedure di sicurezza, si devono nominare e formare i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza perché ci sia un continuo controllo del rispetto delle norme. Nessuno controlla che nello stabilimento non avvengano tragedie come quella di due giorni fa, ora sono i lavoratori a pretendere che dopo la morte di Bujar non torni tutto come prima”.
L’Usb ha sottolineato che “Il profitto non può venire prima della salute e della sicurezza di chi lavora”. La Flm Uniti Cub ha denunciato come "La RLS e la RSU in Marcegaglia ormai sono inesistenti in quanto infortuni lievi, gravi oppure mortali come quello di oggi, sono all'ordine del giorno. L'amministrazione pubblica e il Sindaco de Pascale, che aveva indetto un Osservatorio per la legalità e la sicurezza sul lavoro mai realmente in funzione, dove sono? Dove sono i controlli degli ispettorati? Un'azienda come Marcegaglia, in cui gli incidenti gravi o mortali sono così frequenti, dovrebbe avere controlli continui, per verificare l'effettiva applicazione di norme per la sicurezza sul lavoro, pena multe salatissime. Quanti morti dobbiamo ancora attendere affinché il Sindaco in persona si prenda carico di un problema di tale gravità? Gli interessi del Partito Democratico a mantenere ottime relazioni con i vertici aziendali sono forse più importanti dell'ennesimo lavoratore ucciso sul lavoro?"; "Vogliamo inoltre ricordare che nel 2014, al lavoratore Lorenzo Petronici è toccata la stessa tragica sorte, con una dinamica molto simile. Il capitalismo continua ad uccidere i lavoratori. Non è più possibile, oramai, catalogare questi fatti come 'incidenti'. Questi sono omicidi veri e propri, in nome del profitto di pochi, con la complicità di un sistema politico che non fa nulla per prevenire queste morti, pur di non urtare la sensibilità dei padroni di turno e di non violare la loro libertà allo sfruttamento e al profitto ad ogni costo. È ora di dire basta a questa mattanza! Sono 306 i morti sul lavoro nei primi 4 mesi del 2021 in Italia, 3 morti ogni giorno lavorativo".
Nel frattempo, poco distante, un altro lavoratore, un marittimo egiziano di 44 anni ha perso la vita per un infortunio sul lavoro all’interno della sala macchine di una nave battente bandiera panamense che si trovava in rada davanti al porto di Ravenna, in attesa di attraccare.
Capitalismo assassino!
21 luglio 2021