Col pretesto della lotta alla pedofilia violata la privacy
L'europarlamento adotta una norma per la sorveglianza di massa di tutte le e-mail e gli SMS
Dure critiche delle Ong dei diritti civili
Il 6 luglio l'europarlamento ha varato a stragrande maggioranza la normativa per consentire il trattamento dei dati nelle comunicazioni elettroniche che permetterà ai fornitori di servizi di webmail, chat e messaggistica di scandagliare posta elettronica, messaggi e ogni qualsiasi commento e tutte le immagini sui social, in deroga a quello che era presentato come un severissimo regolamento europeo per la protezione della privacy. Che potrà essere violata da questa inchiesta virtuale. La norma entrerà in vigore una volta approvata formalmente dal Consiglio europeo e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’UE.
Con una rapidità inusuale rispetto alla normalità delle procedure burocratiche europee che durano anni, la legge è stata approvata a soli 9 mesi dalla sua presentazione da parte della Commissione da una maggioranza di 537 eurodeputati contro 133 e 24 astenuti, per la gran parte della "sinistra" dell'europarlamento. La deroga temporanea per tre anni all'articolo 5, paragrafo 1, e all'articolo 6, paragrafo 1 della direttiva 2002/58/EC, che tutela la riservatezza delle comunicazioni e dei dati relativi al traffico online, è presentata come una necessità di carattere eccezionale, anche per superare le già annunciate opposizioni in sede legale all’Alta Corte europea data la sua palese violazione le normative europee, necessaria nella lotta alla pedopornografia.
Col pretesto della lotta alla pedofilia viene così violata la privacy attraverso la norma votata dall'europarlamento che nella pratica diventa una sorveglianza di massa di tutte le e-mail e gli SMS. Attuata dai provider incaricati di spiare e "segnalare i presunti abusi alle autorità di contrasto e giudiziarie o alle organizzazioni che agiscono nell'interesse pubblico contro l'abuso sessuale sui minori". Dovranno però utilizzare tecnologie "il più possibile rispettose della privacy", chiosa l'ipocrita indicazione della norma.
Il voto dell'europarlamento ha sollevato una valanga di critiche da tutte le ong che si occupano dei diritti digitali e da specialisti della lotta alla pedofilia che ritengono questa legge, che affida poteri di inchiesta ai provider, inutile se non dannosa verso le stesse vittime e comunque liberticida. Fra i contestatori il semi istituzionale European Digital Rights (EDRi), un collettivo in rete, con sede a Bruxelles in Belgio, di ONG, esperti, sostenitori e accademici che lavorano per difendere e promuovere i diritti digitali in Europa che è tra le altre il promotore della petizione online registrata lo scorso 15 gennaio e impegnata a raccogliere 1 milione di firme entro un anno chiedere alla Commissione europea di definire una norma affinché il riconoscimento facciale attraverso la videosorveglianza, magari di partecipanti a scioperi o manifestazioni, non diventi una attività di sorveglianza di massa illecita.
21 luglio 2021