Lo certifica l'Istat
Nel 2020 un milione di poveri in più, 734 mila precari senza lavoro
I più colpiti giovani, donne e partite Iva. Consumi al minimo

Nel suo rapporto sulla povertà del 2020, l'Istat conferma le stime preliminari di marzo e fotografa un quadro drammatico secondo il quale in Italia 2 milioni di famiglie non erano in grado di sostenere le spese essenziali per la sopravvivenza quali cibo, affitto, riscaldamento, abbigliamento. Un record assoluto fin dal 2005, inizio della serie storica dei dati, anno nel quale se ne contavano 819 mila in questa condizione. A far aumentare la preoccupazione è il balzo di 333 mila famiglie in più in un solo anno rispetto al 2019, che conferma una tendenza all'impoverimento in forte accelerata.
 

Aumentano i poveri al Nord
Il peggioramento economico riguarda il meridione, il centro del Paese, ma è significativo notare come di queste 333 mila nuove famiglie finite in povertà assoluta ben due terzi (217 mila) vive al Nord e in località sotto i 50 mila abitanti; un dato che conferma anch'esso molte analisi che da tempo segnalano il Nord come la nuova frontiera della povertà.
Per capirsi, secondo l'Istat al Nord si è poveri quando una famiglia di 4 persone con un bimbo piccolo e l'altro in età scolare non è in grado di sostenere spese di 1.438 euro al mese nei piccoli Comuni, 1.512 euro in periferia delle grandi città, 1.581 euro in zone più centrali; mentre al Sud la stessa forbice è compresa tra 1.281 e 1.368 euro. Un rincaro del costo della vita nelle sue necessità fondamentali significativo, poiché tali soglie appena quindici anni fa erano tra 1.100 e 1.300 euro al Nord, e al di sotto dei 1.000 euro al Sud, eppure i salari rispetto al loro potere d'acquisto, non sono aumentati nei fatti di una virgola.
In numeri assoluti, i poveri sono 2,5 milioni al Nord, 788mila al Centro, 1,6 milioni al Sud e 643mila nelle isole. Al Sud però sono quasi un decimo del totale le famiglie in povertà assoluta contro il 7,6% del Nord.
 
Sud, giovani, donne e immigrati in condizioni drammatiche
L'Istat conferma anche i 5,6 milioni di italiani poveri assoluti, specificando che di questi i minori sono ben 1,3 milioni, e ciò vuol dire che il 13,5% degli under 18 in Italia è povero. Un dato drammatico e inaccettabile, al quale fa eco l'altro dato che riguarda il milione e mezzo di stranieri poveri (oltre 568 mila famiglie contro 1,4 milioni di famiglie italiane) in pratica un terzo, contro il 7,5% degli italiani.
Oltre ai dati che sottolineano un impoverimento generalizzato e in forte progressione, la situazione dei giovanissimi denuncia le responsabilità enormi dei governi al servizio del capitalismo che si sono succeduti, che non solo non hanno fatto nulla per migliorare le condizioni di vita delle nuove generazioni, ma che nella pratica le hanno spinte in povertà negando loro il futuro; allo stesso modo dal rapporto emerge forte il dramma degli immigrati che nonostante il supersfruttamento al quale sono sottoposti in particolare nel lavoro di raccolta agricola e negli spietati distretti industriali di larga scala, vengono pagati poco e male non riuscendo così ad emergere dalla loro situazione di povertà.
D'altra parte è proprio l'indigenza, lo stato di perenne bisogno che consente a imprenditori senza scrupoli di continuare a sfruttare fino alla morte le lavoratrici e i lavoratori dal cui lavoro estraggono il loro vile profitto.
Il rapporto si ferma inoltre a sottolineare come la povertà aumenti man mano che decrescono i livelli di istruzione e nelle basse mansioni lavorative, il che rafforza il quadro di una povertà che riguarda in tutta evidenza il proletariato e il sottoproletariato italiano. Tant'è vero anche che la metà delle famiglie povere vive in affitto, e spesso in condizioni precarie e disagiate.
Ben un quinto delle famiglie con oltre 5 componenti è povera, ma lo è anche il 12% delle famiglie monogenitoriali e quelle con più di tre figli. La povertà è drenata in parte nelle famiglie che hanno fra i suoi membri degli anziani che percepiscono una pensione sufficiente, molto spesso più alta anche del salario medio operaio attuale; là dove invece le pensioni sono da fame, la situazione è addirittura peggiore poiché, oltre alle spese “di vita”, le entrate non riescono a far fronte alle spese mediche in continuo aumento.
 

Occupazione e consumi in caduta libera
Fra l'altro nei primi 15 mesi del Covid le famiglie italiane hanno perso 32 miliardi di euro, mentre i loro consumi finali sono crollati quasi dell’11%, una percentuale mai registrata dal dopoguerra e ciò significa che chi era in difficoltà allora oggi lo è ancora di più, che chi era a rischio povertà adesso è assolutamente povero.
In sostanza a poco o nulla sono valsi lo scarso reddito di cittadinanza (dal quale i nuclei stranieri residenti da meno di 10 anni in Italia sono stati esclusi per mano dei Cinque Stelle e della Lega nel primo governo di Giuseppe Conte), il reddito di emergenza, così come l'estensione della Cassa integrazione; solo pannicelli caldi che non hanno consentito neppure un drenaggio di questo peggioramento generale delle condizioni di vita della popolazione.
A maggio 2021 sono stati persi 734 mila posti di lavoro, in particolare quelle precarie nel terziario, che hanno colpito soprattutto i giovani sotto i trent'anni e le donne, a partire da quelle che possiedono un titolo di studio inferiore alla maturità, specialmente nel Mezzogiorno.
Un dato impressionante che penalizza ancora una volta i più poveri, e cioè coloro che lavorano saltuariamente a basso reddito negli alberghi e ristoranti (-12%), nei servizi alle famiglie (-9,6%), nel commercio (-3%) e noleggio, nelle attività professionali e nei servizi alle imprese (-2,9%). Tra le altre tipologie di occupazione la più colpita è il lavoro autonomo, e in particolare coloro che sono costretti dal “mercato” del lavoro ad aprirsi una Partita Iva per svolgere funzioni di lavoro dipendente, che ormai, per raggiungere un salario sufficiente alla normale sopravvivenza, costringe ad orari di lavoro infiniti e senza diritti.
 

Il cancro del capitalismo e dei suoi governi borghesi
Le responsabilità di questa scandalosa situazione nel Paese che si vanta di essere la settima potenza economica mondiale e dove i capitalisti, grandi imprenditori e banche continuano a fare affari da capogiro, sono tutte del regime capitalista e neofascista che adesso è promosso e sostenuto dal banchiere massone Draghi, appoggiato da tutti i partiti istituzionali, che ha preferito continuare a spendere denari pubblici per rilanciare l'interventismo imperialista all'estero in un contesto fallimentare della pandemia sotto tutti i punti di vista, sia sociale che sanitario che economico.
Nel solco tracciato dai due governi Conte si è inserito perfettamente Draghi e il suo PNRR del quale le masse popolari italiane, a partire proprio da quelle più povere e emarginate, non avranno alcun beneficio.
Per quanto ci riguarda, la nostra ricetta è nota, e inizia con la rivendicazione del Reddito di emergenza di 1.200 euro al mese per chi non ha entrate né ammortizzatori sociali per tutta la durata della pandemia. Serve poi un lavoro stabile per tutti, sindacalmente tutelato e a salario pieno.
Diventa quantomai necessaria la costituzione di un grande fronte unito di lotta per abbattere il governo del banchiere massone Draghi al servizio del capitalismo, della grande finanza e dell'Ue imperialista. Raggiunto questo obiettivo ognuno andrà per la sua strada, che per noi non può essere che la conquista del socialismo e il potere politico del proletariato per difendere gli interessi del popolo.

21 luglio 2021