Il pass non deve essere obbligatorio. No a sanzioni nel lavoro, nelle scuole e università
Intensificare la campagna vaccinale
Tamponi gratuiti
Il 6 agosto è entrato in vigore il decreto, approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri, che stabilisce l'obbligo di certificazione vaccinale, o di avvenuta guarigione dal Covid o di tampone molecolare o antigenico rapido nelle precedenti 48 ore, per poter accedere a una serie di servizi, come bar e ristoranti al chiuso, musei, palestre, piscine. Si tratta del cosiddetto green pass, il cui obbligo è stato esteso dal 1° settembre anche agli spostamenti a lunga percorrenza su treni, navi, traghetti interregionali e aerei. L'obbligo è scattato inoltre per tutto il personale della scuola, docente e non docente, e per gli studenti universitari. Per i lavoratori della scuola la mancanza del pass, oltre alla non ammissione considerata “assenza ingiustificata”, comporta dopo 5 assenze, anche non consecutive, la sospensione dal servizio e dallo stipendio.
Ma si tratta solo di un primo approccio per abituare la popolazione, perché l'intento di Draghi è quello di arrivare a imporre il green pass in tutti i settori di attività economica e civile e per tutti i lavoratori, sia del settore pubblico che privato, possibilmente col consenso dei vertici sindacali confederali. Lo ha lasciato capire chiaramente nella conferenza stampa del 2 settembre, quando ha annunciato che nei prossimi giorni il governo metterà a punto un piano, con un altro decreto, e/o con emendamenti al decreto di agosto, per estendere il pass vaccinale ad altre categorie, a cominciare dai lavoratori della pubblica amministrazione e dai lavoratori dei settori per i quali il certificato verde è già in vigore per i soli utenti, come treni, aerei, navi, ristoranti, bar, palestre, piscine ecc. Non solo, ma ad una domanda specifica ha precisato che se necessario si riserva anche la decisione di imporre l'obbligo vaccinale per tutta la popolazione, una volta che le agenzie europea e italiana del farmaco (Ema ed Aifa) avranno dato un'approvazione definitiva ai vaccini. Attualmente infatti l'approvazione è solo in via emergenziale, e l'approvazione definitiva sgraverebbe il governo da ogni responsabilità.
Una vera mostruosità giuridica
È evidente dunque che il banchiere massone, e con lui il blocco di potere economico, finanziario e mediatico che lo sostiene, ha scelto di usare massicciamente lo strumento del green pass come un sistema surrettizio per imporre una vaccinazione obbligatoria di fatto ai renitenti, evitando al tempo stesso ricorsi alla giustizia e conseguenze legali di eventuali fatti avversi e decessi.
Com'è noto, però, il vaccino non garantisce affatto di non infettarsi e di non trasmettere l'infezione ad altri, ma garantisce una protezione individuale più o meno alta di non finire in terapia intensiva o morire. Quindi, come il professor Andrea Crisanti non si stanca di ripetere, il green pass non può essere spacciato, come fa il governo, per una misura di profilassi sanitaria, bensì è solo un “surrogato dell'obbligo vaccinale”. Il vaccino, ha ribadito il microbiologo dell'Università di Padova a Il Fatto
del 4 settembre, “da solo non blocca la trasmissione del contagio, non si può prescindere da altre misure di sanità pubblica. Non possiamo rinunciare a tracciamento, contenimento e sorveglianza”.
Ma ci sono da considerare altri aspetti che configurano il green pass come una vera mostruosità giuridica, oltre che un espediente ipocrita con risvolti anche incostituzionali, come hanno fatto notare diversi interventi pubblici come l'Appello di oltre 400 professori universitari contro questo “strumento discriminatorio” e quelli dei filosofi Cacciari, Agamben e Vattimo, lo storico dell'arte Tomaso Montanari, lo storico e scrittore Alessandro Barbero e l'economista dell'Università di Bologna Pier Giorgio Ardeni. Il caso della vaccinazione anticovid è completamente diverso dai vaccini obbligatori fino ad ora conosciuti come ad esempio quelli per il vaiolo, la poliomielite ecc. I vaccini anticovid hanno avuto infatti una sperimentazione super accelerata, e sono impiegati in una sperimentazione di massa senza precedenti e in un tempo molto ristretto. Le stesse case farmaceutiche hanno preteso dai governi acquirenti liberatorie giuridiche, non garantiscono (e come potrebbero?) sugli effetti di tossicità e cancerogenità a lungo termine, e a loro volta i governi fanno firmare al vaccinando un “consenso informato” che contiene in realtà una liberatoria giuridica.
Altri motivi contro il pass obbligatorio
Tra l'altro i vaccini non sono stati sperimentati sui giovani, tanto che in Gran Bretagna e in Germania è sconsigliata prudenzialmente la vaccinazione degli adolescenti, mentre il governo italiano si vanta cinicamente del “grande successo” della campagna di vaccinazione tra i giovani, spinta chiaramente solo dalla necessità di avere il pass per potersi muovere liberamente durante le vacanze. Per non parlare poi della minaccia dell'obbligo vaccinale esteso a tutta la popolazione, che nessun paese europeo ha adottato e che al mondo è praticato solo da Turkmenistan, Indonesia e Micronesia.
Come meravigliarsi allora se, tolta una minoranza di no vax irriducibili, infiltrati dai fascisti di Forza Nuova e Casapound e strumentalizzati a fini elettorali dalla Meloni e da Salvini, ci siano ancora tante persone restie a vaccinarsi semplicemente perché non si fidano, hanno paura di conseguenze avverse o rinviano in attesa farsi un'opinione più chiara, date anche le misure e le dichiarazioni confuse e contraddittorie di cui hanno dato prova il governo, il commissario Figluolo e le Regioni sulla campagna vaccinale? E perché a queste persone ragionevolmente dubbiose o impaurite, anziché cercare di convincerle con argomenti altrettanto ragionevoli, dovrebbe essere imposto con un ricatto un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, perché a questo porta alla fine l'estensione del green pass a tutte le attività lavorative e sociali? Tra l'altro in piena violazione dell'articolo 32 della Costituzione, che lo vieta espressamente “se non per disposizione di legge”, precisando però che “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
E comunque lo scopo del green pass non è quello di tutelare la salute delle masse, ma unicamente quello di salvaguardare la “robusta ripresa” economica capitalistica (“molto più delle aspettative”, ha sottolineato compiaciuto Draghi) da nuove frenate e chiusure che si rendessero necessarie di fronte ad altre ondate pandemiche come quelle del 2020 e dei primi mesi del 2021. Gettando alle ortiche le promesse di investimenti nella sanità territoriale, in un'efficace rete di tracciamento dei contagi e nell'adeguamento dei trasporti e delle scuole, settori in cui tutto è rimasto esattamente come prima, il governo Draghi punta cioè tutto e unicamente sulla “soluzione” più rapida ed economica dei vaccini per assicurare una “convivenza accettabile” con il Coronavirus, cioè accettabile per le esigenze della ripresa del capitalismo italiano.
Prima le imprese e il profitto, poi la salute
Non a caso da tempo il padronato, con il presidente di Confindustria Bonomi in testa, reclama l'obbligo del green pass nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro. E con quale faccia tosta, poi, dopo che hanno mandato al macello senza alcuna protezione i lavoratori nella prima fase della pandemia, e dopo che con i protocolli sulla sicurezza firmati coi sindacati si erano vantati finora che le fabbriche erano luoghi sicurissimi dal Covid! Con il pass obbligatorio per tutti i lavoratori i padroni si scaricherebbero di ogni fastidio e spesa nell'assicurare la sicurezza sui posti di lavoro, e all'occorrenza avrebbero pure un'arma per disfarsi di mano d'opera in eccedenza. Sono significative, per capire qual è al fondo il vero scopo del governo Draghi nell'imporre il green pass dappertutto, le parole che la ministra Lamorgese ha rivolto ai rappresentanti del grande capitale industriale e finanziario al forum di Cernobbio: “Tutto quello che deve essere fatto lo facciamo per far ripartire in sicurezza il Paese e le imprese”.
Intanto molte aziende hanno già imposto, unilateralmente o con accordi sindacali interni, l'obbligo del pass per i loro dipendenti. In ogni caso il pass è obbligatorio per accedere a tutte le mense aziendali, equiparate in una FAQ governativa ai ristoranti al chiuso, con la conseguenza che tanti lavoratori che non possono vaccinarsi o hanno ancora paura a farlo sono costretti a mangiare fuori dalle mense e arrangiarsi con cestini e launch box. E questo nonostante che le mense facciano parte dei luoghi di lavoro e che questi ultimi per essere aperti dovrebbero essere già in sicurezza.
Non si capisce poi quale pericolo rappresentino gli insegnanti non ancora vaccinati, dal momento che il personale della scuola è già vaccinato oltre il 90%, tanto da essere diventati oggetto di una specie di caccia alle streghe e di così pesanti sanzioni. E c'è un'ulteriore discriminazione nell'Università, con l'obbligo del pass anche per gli studenti, cosa che è stata giustamente denunciata in un appello firmato inizialmente da 150 docenti universitari e che ha già raggiunto 400 firme, in cui si sottolinea che “di fatto si estende l'obbligo di vaccinazione per accedere anche ai diritti fondamentali, allo studio e al lavoro, senza la piena assunzione di responsabilità del decisore politico”. Precisando che molti dei firmatari hanno scelto liberamente di vaccinarsi, e citando l'articolo 32 della Costituzione e il regolamento Ue 953/2021 contro ogni discriminazione ai non vaccinati, l'appello auspica che “si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico, per evitare ogni penalizzazione in base a scelte personali”.
La posizione dei sindacati confederali e la nostra
Nettamente insufficiente e reticente è invece la posizione dei sindacati confederali. Il segretario della Cgil Landini, pur dichiarandosi contrario ad ogni discriminazione e sanzione contro i lavoratori non dotati di pass e contrario anche a far pagare loro i tamponi, non prende una posizione chiara su questo strumento ricattatorio, temporeggia e se la cava invocando, insieme ai segretari di Cisl e Uil, una legge del governo o del parlamento per l'obbligo vaccinale esteso a tutti, cosa che li scaricherebbe dal dover prendere posizione rispetto alle pressioni padronali per introdurre il green pass obbligatorio in tutte le aziende.
Il green pass può essere anche uno strumento utile in determinate situazioni, come per esempio accedere con meno rischi possibile alle Rsa e agli ospedali, o in circostanze in cui non si possono garantire le primarie misure di sicurezza come il distanziamento, la ventilazione dei locali ecc., ma non deve essere obbligatorio per l'esercizio dei diritti fondamentali, quali quello al lavoro e alla mobilità, e in ogni caso non sono ammissibili sanzioni di alcun genere, tanto meno sui luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università.
Chi è restio a vaccinarsi perché ha paura o è ancora indeciso va persuaso a farlo con una paziente opera di chiarimento e di persuasione, non con la forza, i ricatti, le minacce e le sanzioni. In ogni caso deve avere il diritto a tamponi gratuiti per poter lavorare e spostarsi, cosa che non è assicurata dai tamponi “calmierati” a 15 euro che valgono 48 ore. Ci sono ancora 3,3 milioni di persone oltre i 50 anni ancora non vaccinate, e quel che occorre è intensificare la campagna vaccinale per metterle al sicuro, invece di minacciarle di confinamenti e punizioni. Sulla vaccinazione dei giovani occorre fermarsi e far valutare attentamente alla comunità scientifica il rapporto tra rischi e benefici, considerando che anche la Fda americana ha autorizzato il Pfizer in via definitiva solo dai 16 anni in su, mantenendo la riserva emergenziale dai 12 ai 15 anni.
Tra l'altro il green pass obbligatorio rappresenta anche una sconfessione del “successo” della campagna vaccinale vantato da Draghi, Speranza e Figliolo, che danno a portata di mano il raggiungimento dell'80% di vaccinati entro settembre: se così è, perché allora ricorrere a sistemi coercitivi come il ricatto del pass obbligatorio con sanzioni, quando l'esperienza storica insegna che nessuna campagna vaccinale è mai riuscita a coprire il 100% della popolazione in un tempo così breve?
8 settembre 2021