Nell’ambito degli arresti della cupola dell’Alleanza di Secondigliano
Il Gip conferma: “La camorra potrebbe condizionare il voto alle comunali” a Napoli
La procura aveva parlato di “bussate a soldi” ai comitati elettorali
Redazione di Napoli
Nell’ambito degli importanti arresti relativi ai capi della famigerata cupola dell’Alleanza di Secondigliano e, soprattutto, di Maria Licciardi, detta “’a piccirella”, il gip del Tribunale di Napoli, Roberto D’Auria, ha confermato le ordinanze di custodia cautelare in carcere dei potenti clan che dominano l’area nord di Napoli.
Non bastava più, dunque, il ricchissimo traffico di stupefacenti in una delle piazze di spaccio più grandi del Vecchio continente, la piovra camorristica doveva mettere i suoi tentacoli nelle elezioni che riguardano sia Napoli che alcuni comuni della città metropolitana. Così vi sarebbero state le cosiddette “bussate a soldi” presso i comitati elettorali dei partiti da parte delle cosche con la classica quanto delittuosa compravendita dei voti che si svolge in ogni tornata elettorale con i boss dei quartieri protagonisti.
In particolar modo, oltre ai quartieri dell’area Nord, in altri casi queste “visite” hanno riguardato anche il quartiere Vasto e del Borgo Sant’Antonio Abate, ossia zone che si trovano a ridosso del centro. Non a caso nell’ordinanza del giudice D’Auria - che ha riguardato anche fatti passati in cui è implicata la cosiddetta Alleanza di Secondigliano che si intrecciava con le istituzioni locali in camicia nera - “l’unico interesse del clan è quello di garantire, attraverso una vera e propria compravendita di voti, un consistente numero di preferenze grazie ai quali poter avere in seguito un potere contrattuale”.
La decantata “legalità” promessa dal sindaco uscente De Magistris in questi 10 anni è stata dunque smentita dalla Procura e dal procuratore capo Giovanni Melillo che già da tempo aveva affermato che la piovra camorristica aveva i propri tentacoli fino all’uscita della Procura e del Tribunale di Napoli e sottolineato come l’influenza dei clan era tale che potevano tranquillamente vedersi in riunioni di cupola nel centro città presso l’ospedale San Giovanni Bosco, trasformato da nosocomio che accoglie migliaia di utenti ogni anno a vero e proprio feudo di camorra.
8 settembre 2021