Alle elezioni comunali di Milano del 3 e 4 ottobre
Non votare i partiti borghesi E I LORO CANDIDATI SINDACO al servizio dei capitalisti. Astieniti contro il capitalismo, PER DIFENDERE GLI INTERESSI DEL POPOLO e per il socialismo!
Documento della Cellula “Mao Zedong” di Milano del PMLI
Il 3 e il 4 ottobre le elettrici e gli elettori di Milano saranno chiamati alle urne per l'elezione diretta del sindaco, del consiglio comunale e dei municipi.
Ancora una volta noi marxisti-leninisti milanesi invitiamo il proletariato, le masse popolari e i giovani a delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi attraverso l'astensionismo (disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco). L'astensionismo è l'arma elettorale che le masse milanesi devono impugnare per delegittimare le istituzioni borghesi cittadine, che hanno dilapidato le risorse economiche e sociali di questa città per soddisfare unicamente le esigenze affaristiche delle lobby e delle consorterie del grande capitale finanziario milanese, nazionale ed europeo. Questo è l'unico modo, sul piano elettorale, per dare forza all'unico Partito che vuole strappare Milano al capitalismo, allo sfruttamento dei lavoratori, al supersfruttamento dei precari, al crescente degrado dei quartieri popolari e delle periferie urbane, alla dilagante speculazione edilizia, all'impoverimento di massa, al caro-casa e al caro-affitti, alla discriminazione razzista e schiavista verso i migranti, all'emarginazione degli anziani, al degrado giovanile e in definitiva alle rapaci grinfie delle bande di destra e di "sinistra" della borghesia, interessate unicamente ad accrescere il loro capitale a scapito della maggioranza dei milanesi checché ne dicano i loro referenti politici interessati unicamente ad attrarre voti per sé utilizzando senza scrupoli l'inganno, la demagogia e la menzogna.
La storia e le condizioni attuali di Milano, capitale economica del capitalismo italiano, dimostrano in modo lampante che la borghesia, i suoi partiti (fra cui anche quelli falsi comunisti) e le sue istituzioni non sono in grado di migliorare la situazione in cui versa la città e la sua popolazione. Solo la lotta del Partito marxista-leninista italiano (PMLI) e di un largo fronte unito delle sinistre di opposizione anticapitalista, del proletariato, dei lavoratori a tempo indeterminato e precari, dei pensionati e degli studenti può migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse milanesi. Solo sotto la direzione del PMLI il proletariato potrà finalmente abbattere il capitalismo e conquistare il potere politico, che è la madre di tutte le questioni, per l'Italia unita, rossa e socialista. E così ribaltare l'attuale infelice situazione per dare a Milano, come alle altre città del Paese, un volto veramente democratico e mutare radicalmente le condizioni economiche e politiche delle larghe masse lavoratrici e popolari affinché regnino benessere e giustizia sociale.
Bilancio dell'amministrazione Sala
Votato nel 2016 da poco più di ¼ degli aventi diritto, Sala ha deciso di ricandidarsi alla carica di sindaco di Milano. La sua giunta, in continuità con quella “arancione” di Giuliano Pisapia, ha trasformato, a tappe forzate, il capoluogo lombardo in una “capitale europea” su misura dei gusti e delle esigenze della classe dominante borghese. Mentre si fa tanta ipocrisia “ecologista”, il verde pubblico viene sempre più ridotto, mentre si stagliano sulla città nuovi gelidi grattacieli, a simboleggiare gli istogrammi in crescita dei profitti dei committenti del capitale finanziario, a scapito delle masse operaie, lavoratrici e popolari sempre più sfruttate e oppresse e sempre più ridotte alla povertà e alla miseria, da nascondere e ricacciare fuori dalla “Milano da bere” una volta finito l’utilizzo giornaliero della loro sottopagata forza-lavoro. Oppure negli scantinati che Sala (applicando una nuova legge regionale fornitagli dalla giunta del fascioleghista Fontana) ha reso di nuovo legalmente abitabili nonostante siano locali privi di sufficiente areazione, umidi, malsani, così annullando diversi provvedimenti legislativi, risalenti agli anni ’60 e ‘70, che ne avevano impedito l'abitabilità dopo 20 anni di lotte per la casa.
In concomitanza con l’EXPO 2015, è stato elaborato il nuovo Piano Generale del Territorio (PGT) in luogo del precedente Piano Regolatore, sotto l’amministrazione Pisapia. Tale PGT ridisegna il quadro urbanistico e sociale della città di Milano trasformandola in una città accessibile ai soli ricchi e ad uso e consumo della borghesia. La cosiddetta “riqualificazione”, ha già riguardato vari quartieri cittadini, quali Porta Nuova, Bicocca, Isola, Città Studi, Forlanini.
Ogni area “da riqualificare” (ad esempio ex zone industriali o ex scali ferroviari) viene destinata alla speculazione edilizia privata che vi edifica immobili abitativi e ad uso uffici, messi sul mercato con prezzi non inferiori ai 3.000 euro al metro quadrato; nulla viene destinato all’edilizia popolare - la quale versa in un vergognoso stato di degrado e abbandono - ai servizi pubblici e sociali e al verde pubblico. Non è un caso che il massimo rappresentante degli interessi del capitale immobiliare, coinvolto nel grande evento capitalistico (ed edilizio) dell’EXPO - per il quale nel 2019 è stato anche condannato in primo grado nel processo sulle ruberie perpetrate in quell'occasione - sia diventato il “primo cittadino” del capoluogo lombardo sotto l’egida dell’allora nuovo duce Matteo Renzi e del PD. Giuseppe Sala ha avuto infatti il compito di realizzare il nuovo PGT, mentre in concomitanza è stata attuata la legge regionale n.16/2016 che disciplina l’assegnazione degli alloggi popolari in Regione Lombardia, ha snaturato la funzione dell’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica), oltre ad inserire limiti più restrittivi per l’assegnazione delle unità abitative esistenti, non garantisce nessun alloggio nuovo per soddisfare una domanda in continua crescita (circa 30mila domande presentate all’ultimo bando), soprattutto nelle aree cittadine a maggiore densità abitativa. In compenso Sala ha sostenuto l'“housing sociale” privato con affitti fissi accessibili solo a famiglie bireddito indeterminato del “ceto medio”.
È evidente che la politica di Sala di non investire nell’edilizia residenziale popolare, e della sua graduale limitazione ed estinzione, è finalizzata al mantenere Milano la città più cara per affitti e acquisti di appartamenti.
La politica “sociale” di Sala si è anche caratterizzata - in applicazione del famigerato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) del governo Draghi - con una progressiva riduzione di posti disponibili negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia comunali, i quali servizi vengono progressivamente privati di strutture pubbliche ed esternalizzati con l'accreditamento di asili nido e materne privati inaccessibili alle famiglie monoreddito e a genitori con reddito precario. Lo smantellamento di asili e materne comunali significa anche il netto peggioramento delle condizioni lavorative, economiche e professionali di centinaia di educatrici ed educatori ricacciati nel precariato e nella mancanza di diritti del privato.
Nel contesto generale risulta inoltre inesorabile la perdita dei posti di lavoro a Milano nell’assoluta indifferenza di Sala; l’unico relativo incremento occupazionale interessa solo l’ambito della moda e del lusso.
Nel Comune sono sempre più scarse le assunzioni a tempo indeterminato mentre da tempo sono state interrotte le stabilizzazioni di precari. La politica di Sala resta quello dello sfruttamento occasionale di contingenti di lavoratori precari e di esternalizzare servizi importanti - come il call-center
ai servizi comunali per il cittadino (lo 02.02.02) o il servizio mense scolastiche - appaltati a privati, con un evidente peggioramento delle condizioni contrattuali dei lavoratori e del servizio erogato. Nel frattempo, all’interno dell’apparato amministrativo, si sono moltiplicati i casi di assunzioni, prebende, privilegi, consulenze esterne, effettuati a chiamata diretta e per raccomandazione politico-clientelare, in palese violazione dei principi della tanto sbandierata Costituzione vigente.
Dopo tante chiacchiere sull'“accoglienza dei migranti” le uniche misure concrete effettuate da Sala in questo campo sono stati rastrellamenti e deportazioni di “clandestini” nel lager di Via Corelli (in attuazione della legge Minniti-Orlando) inaugurati col blitz poliziesco alla Stazione Centrale di Milano del 3 maggio 2017 che gli valsero gli elogi del ducetto fascioleghista Salvini.
L'efficienza dei trasporti pubblici, tanto decantata da Sala, si limita all'area circoscritta della circonvallazione delle ex mura spagnole, mentre nei quartieri popolari e periferici viaggiano mezzi pubblici mal funzionanti soprattutto in superficie, non potenziati laddove occorre e sempre affollati oltre la capienza (cosa questa rivelatasi fatale in tempi di pandemia).
Inoltre nel giugno dell'anno scorso è stato scoperchiato un grosso giro di tangenti sugli appalti dell'Atm, la Spa del Comune di Milano che gestisce e amministra il trasporto pubblico nella città. Sono state indagate a vario titolo in 35 con accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dalla turbativa d’asta al peculato e 12 sono finiti in carcere e uno ai domiciliari. Secondo gli inquirenti sarebbero state manipolate gare pubbliche per un valore complessivo di 150 milioni di euro. Le società coinvolte nell'inchiesta e indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa sono colossi multinazionali come Alstom, Siemens, Engineering Informatica, Ceit, Gilc e Ctf, cioè le stesse aziende attive in vari cantieri delle cosiddette “grandi opere” come la TAV o la metropolitana M4 (una linea inutile e costosissima, per collegare la città col vicino aeroporto di Linate, la cui costruzione procede a rilento perché le gallerie appena costruite sono già allagate per le infiltrazioni d'acqua) e se le accuse si riveleranno fondate sarebbe quindi l'ennesima conferma di come questi colossi della corruzione riescano ad aggiudicarsi appalti pubblici in modo tutt'altro che trasparente e regolare.
Tra le inchieste sembrerebbe anche emergere un grave collegamento tra un episodio di corruzione relativo al 2006 e i recenti problemi di brusche frenate nei convogli della linea 1 della metropolitana che hanno provocato vari feriti.
Inaccettabili le dichiarazioni del sindaco Sala che minimizzando ha parlato di “malefatte di singoli” esattamente come fece il leader del PSI Bettino Craxi quando all'inizio di tangentopoli definì “mariuolo” Mario Chiesa.
Mentre il mancato potenziamento del trasporto pubblico mantiene trafficate le grandi arterie urbane Sala ha fatto restringere la carrabile di alcune di queste per far realizzare frettolosamente improprie corsie ciclabili tracciate senza adeguata sicurezza per i ciclisti e rivelatesi molto pericolose. Una goffa operazione propagandistica “ecologista” che ha reso ancor più caotico il traffico senza per giunta soddisfare i ciclisti che chiedono invece piste vere e protette.
A fronte di mirabolanti piani urbanistici le strade secondarie restano dissestate e piene di buche soprattutto nelle zone periferiche, il verde pubblico viene drasticamente ridotto con l’eliminazione sistematica di interi polmoni verdi, come ad esempio il Parco Bassini, mentre l'inquinamento è sempre a livelli di emergenza e si abbassa solo quando piove o tira vento. Ma Sala ha ancora la sfacciataggine di parlarci di “svolta ecologica” portandoci come esempi il “bosco verticale” e la “Biblioteca degli Alberi”, squallidi monumenti all’ipocrisia “ecologista” del capitalismo!
Anche in occasione dell’epidemia del Covid-19 “Beppe” Sala ha dimostrato ancora una volta che l’unico scopo della sua amministrazione sono gli affari, gli interessi economici e la tutela dei massimi profitti della grande borghesia.
In piena emergenza a fine febbraio, il sindaco pubblicava sui social un video denominato “Non abbiamo paura, Milano non si ferma” con lo scopo di combattere la paura nata con la diffusione del coronavirus nel Paese, lanciando un accorato appello al governo affinché nella città di Milano si mantenesse lo stato di normalità.
L’appello è stato subito raccolto dall’allora segretario del suo partito, nonché presidente della regione Lazio il PD Nicola Zingaretti, che si è recato sui Navigli, luogo simbolo della movida milanese, per trascorrere una serata mondana, dove affermava: “dopo aver letto l’appello di Sala era necessario dare un segnale di speranza, per continuare a vivere” (qualche giorno dopo annuncerà di essere risultato positivo al tampone molecolare). È sempre con lo stesso metodo di valutazione colposa che il 2 marzo su proposta del già allora ministro PD alla cultura Dario Franceschini, il sindaco Sala ha fatto riaprire i musei civici comunali, e di conseguenza anche quelli privati, utilizzando sì distanziatori da un metro nelle file per i biglietti e il contingentamento dei visitatori per sala ma mettendo così in serio pericolo la salute dei lavoratori e dei visitatori. Comportamenti da criminale seriale che hanno indotto molti milanesi incoscienti a sottovalutare la grave emergenza, col risultato che nel giro di un mese il capoluogo lombardo ha registrato centinaia e centinaia di morti e migliaia di contagiati.
Nel bel mezzo della pandemia, Sala in un altro video ha invocato una graduale riapertura a tappe forzate, e in particolare (cosa a lui molto cara) “la ripartenza dell’economia”, perché “io mi devo occupare di quel piccolo tessuto economico e culturale che è in gran parte la vita di una città come Milano”. Ha parlato di un percorso verso la normalità rimandando al lavoro migliaia di dipendenti comunali (riaprendo i molteplici servizi dedicati al pubblico) a cominciare da quelli con età inferiore ai 50 anni. Un comportamento vergognoso da pericolo pubblico che in nome della salvaguardia dei profitti capitalistici disprezza la vita umana, non solo dei dipendenti comunali, ma di tutte le masse lavoratrici e popolari della città di Milano.
Quantunque appaia di continuo sui social-network, il sindaco “digitale” non si è degnato per tutto marzo di comunicare i dati dei contagiati e dei morti a Milano. Soltanto il 2 aprile 2020 l’assessore ai Servizi Civici, Roberta Cocco, su pressione di popolazione e giornalisti, ha diffuso i dati dei decessi in città, numeri che testimoniano un aumento di ben 1.200 morti rispetto allo stesso dato del marzo 2019. Spaventosi i numeri dei decessi con una media giornaliera, superiore ai 140 morti sin dai primi di marzo, con punte di 228 decessi registrati negli ultimi giorni, tant’è che al Cimitero Maggiore vennero fatti scavi per le inumazioni multiple delle bare. Ma l’amministrazione Sala ha anche contribuito all’insabbiamento dei decessi degli anziani per Covid-19 presso l’ospizio del Pio Albergo Trivulzio il cui CdA per 3/5 è nominato dalla giunta comunale milanese che ha così coperto le responsabilità del governatore regionale fascioleghista Fontana e del suo assessore forzista Gallera che con un'apposita delibera hanno ricacciato dagli ospedali alle RSA gli anziani contagiati e contagiosi da coronavirus.
Nonostante questi numeri agghiaccianti, che provavano la gravità del contagio e dimostravano che si era ancora in piena situazione emergenziale, il sindaco Sala insistette sul ritorno immediato al lavoro. Ci voleva tanto per capire che rimettendo in servizio - a emergenza epidemiologica non rientrata - lavoratori di una fascia di età meno a rischio, questi possano a loro volta diventare veicolo di contagio per chi li aspetterà a casa, tra i quali ci sono spesso persone che corrono un alto rischio di contrarre la micidiale polmonite interstiziale da Covid-19?
A parte le estemporanee e strumentali dichiarazioni di antifascismo, Sala non ha certo reso onore a Milano Medaglia d’Oro alla Resistenza. Solo a fine mandato si è deciso, a scopi elettoralistici, ad emettere una delibera che obbliga a sottoscrivere una formale “dichiarazione di antifascismo” a chi partecipa a bandi per la concessione e la locazione a uso non commerciale di spazi di proprietà del Comune, ma per tutto il suo mandato ha permesso che questi spazi fossero concessi agli squadristi nazifascisti (la più recente è l’assegnazione di uno spazio all'associazione Bran.Co dei nazifascisti di Lealtà e Azione) e ha autorizzato tutte le lugubri commemorazioni ai repubblichini al Cimitero Maggiore mentre si è spesso dichiarato favorevole ad una riconciliazione nazionale tra antifascisti e fascisti al fine di trasformare il 25 Aprile nella “festa di tutti gli italiani”. Vergognosa è stata, inoltre, la sua inaugurazione (assieme ai sindaci forzisti di Trieste e Gorizia) di un monumento in memoria dei criminali fascisti italiani che, assieme ai loro complici nazisti e domobranci, sono stati giustiziati e infoibati tra il 1943 e il 1945 dai combattenti antifascisti dell’Esercito Popolare di Liberazione di Jugoslavia nei territori sloveni e croati annessi nel 1919 al Regno d’Italia.
Sull'onda delle manifestazioni antirazziste scoppiate in tutto il mondo in seguito all'uccisione di George Floyd a Minneapolis (che abbattevano le statue dedicate a “grandi” personaggi colonialisti e razzisti), anche a Milano gli antifascisti e antirazzisti hanno chiesto a gran voce la rimozione dai Giardini di Porta Venezia della statua in bronzo dedicata al noto giornalista Indro Montanelli che fu un impenitente fascista, razzista, pedofilo, misogino, colonialista e stupratore. Sala si è rifiutato di rimuovere la statua unendosi al coro di tutti i partiti del regime neofascista che lo difendono a spada tratta come il (loro) “miglior giornalista d’Italia”.
La vocazione neofascista di Sala non si limita alla memoria e allo sdoganamento dei fascisti del passato, ma si attua concretamente nel presente, come è il caso del fascistissimo Nuovo Codice Disciplinare del Comune di Milano, che la giunta comunale ha deliberato a febbraio di quest’anno, che prevede la limitazione del diritto di parola, di opinione e di associazione dei lavoratori comunali. Il Codice così recita: “Il dipendente comunica tempestivamente al responsabile dell'ufficio di appartenenza la propria adesione o appartenenza ad associazioni od organizzazioni, a prescindere dal loro carattere riservato o meno”; “Il dirigente entro 30 giorni dalla comunicazione valuta la compatibilità dell’adesione o dell’appartenenza del dipendente alle associazioni o organizzazioni, dandone esito con provvedimento motivato”; “Il dipendente non intrattiene a titolo personale, anche al di fuori dell’orario di lavoro, rapporti con gli organi di informazione”; “Prima di rilasciare interviste, dichiarazioni o giudizi di valore su attività dell’Amministrazione rivolti alla generalità dei cittadini, ne danno preventiva informazione al Dirigente responsabile della struttura o al proprio Responsabile diretto”; “Il dipendente si astiene dal diffondere con qualunque mezzo, compreso il web o i social network, i blog o i forum, commenti o informazioni, compresi foto, video, audio, anche fuori dell’orario di lavoro, che possano suscitare riprovazione, polemiche, strumentalizzazioni”.
Nonostante il parere di autorevoli giuristi che hanno qualificato numerosi articoli di questo (ormai ribattezzato) “Codice bavaglio” come contrari ai principi della Costituzione, Sala e la sua giunta non hanno ritirato la delibera.
Vediamo ora chi sono i principali candidati sindaco cominciando dal neopodestà uscente.
Giuseppe Sala, “Centro-sinistra”
Già direttore generale del Comune di Milano dal gennaio 2009 al giugno 2010 sotto la giunta della destra neofascista guidata dalla neopodestà Letizia Moratti, ha orientato gli investimenti pubblici e i piani urbanistici milanesi in funzione della speculazione edilizia del capitale immobiliare e finanziario in vista dei lucrosi affari previsti con l’EXPO, Giuseppe Sala ha dato continuità a quegli stessi famelici interessi diventando rappresentante del Comune nel consiglio di amministrazione di EXPO 2015 Spa, l'azienda fondata con “generosi” stanziamenti pubblici, al completo servizio di interessi privati incaricata della realizzazione, organizzazione e gestione dell'Esposizione Universale di Milano del 2015, società della quale Sala è stato nominato amministratore delegato dal giugno 2010. Il 6 maggio 2013 l’allora presidente del Consiglio dei ministri (oggi segretario del PD), Enrico Letta, lo ha nominato commissario unico delegato del governo per l'EXPO con uno stipendio di circa 270mila euro annui, più la parte variabile, divenendo il più pagato dirigente pubblico d’Italia. Il 29 ottobre 2015 è entrato a far parte del CdA di Cassa Depositi e Prestiti per meglio dirottare fondi pubblici verso gli interessi privati che ruotano attorno ad EXPO. In relazione al suo incarico di amministratore delegato di EXPO 2015, Sala è stato criticato per via dei numerosi appalti che sono stati aggiudicati, durante la sua gestione, in modo illegittimo. Il Comitato Antimafia di Milano infatti denunciò nella sua sesta relazione semestrale due affidamenti diretti, da parte della società EXPO, per lo svolgimento di attività, in relazione alle Linee Guida Antimafia per protocollo di legalità, per un totale di 741.500 euro, denunciando pratiche opache e nessuna risposta precisa in merito ai chiarimenti richiesti dal Comitato. Sala, del resto, venne sostenuto a candidato sindaco dalla maggior parte della grande borghesia italiana dato che è stato lui a gestire gli appalti dell’Esposizione Universale facendo fare grossi affari ai grandi magnati del capitale finanziario, immobiliare ed industriale.
Ha avuto a che fare con Legacoop tramite la CMC di Ravenna, vincitrice di appalti importanti in EXPO, ma Sala ha consolidato pure un rapporto, già collaudato ai tempi della Moratti, con la lobby politico-affaristica cattolica di Comunione e Liberazione (della quale è socio fondatore Fiorenzo Tagliabue che con la sua società di comunicazione guidò nel 2016 le strategie elettorali di Sala) garantendo appalti pubblici ad aziende associate alla Compagnia delle Opere di Giorgio Vittadini.
Sala piace anche alla finanza, alle banche, agli ultimi salotti rimasti della borghesia milanese, alle grandi aziende statali e a quelle private rimaste sul territorio.
Piace in fondo anche al neoduce emerito Silvio Berlusconi, che già lo apprezzava sin da quando il fidato Bruno Ermolli lo portò da Telecom a Palazzo Marino sotto l’ultima giunta di “centro-destra” in città.
Sala può contare, oltre che sull’appoggio di tutto il PD, anche sul sostegno dell’ex neopodestà Pisapia e del suo ex comitato elettorale “arancione” che presentano la lista “Milano Unita-La Sinistra per Sala”.
La ricandidatura a sindaco di Milano è la congiuntura perfetta, bipartisan, di un mondo economico e politico che si radunò sotto l’Esposizione Universale e che negli ultimi cinque anni ha trovato la sua quadratura del cerchio su Palazzo Marino.
Luca Bernardo, “Centro-destra”
Nato il 6 agosto 1967, dopo la laurea in medicina presso la Statale di Milano si è specializzato in pediatria e neonatologia. Dal 2005 è direttore della Struttura complessa di Pediatria dell’ASST Fatebenefratelli di Milano. Fratello dell'ex deputato di Forza Italia Maurizio Bernardo (ora passato al PD), aveva già tentato di entrare in Consiglio comunale nel 2006 creando una lista di supporto a Letizia Moratti ma non vi riuscì ottenendo solo 200 preferenze. Tra il 2012 e il 2016 è stato Consigliere del ministero per le Politiche agricole in materia di Educazione alimentare per l’Expo 2015, mentre dal 2013 fa parte del Gruppo di approfondimento tecnico per il riordino del sistema sanitario regionale a favore della sanità privata e a grave scapito di quella pubblica, un riordino che ha anche il “merito” storico di aver reso la Lombardia il tallone d'Achille della sanità europea dove ha potuto attecchire e svilupparsi facilmente l'epidemia del nuovo coronavirus proveniente dalla Cina, potendo poi agevolmente espandersi in tutta Europa e nel mondo trasformandosi in pandemia. In passato ha anche collaborato come giornalista al quotidiano fascistoide “Libero”. In una vergognosa dichiarazione è arrivato a dire "io non distinguo persone tra fascisti e antifascisti”, anche se sull'onda dell'indignazione che le sue parole avevano suscitato è stato costretto a fare retromarcia e dichiarare "ho già detto ripetutamente che sono antifascista" (sic!). Un antifascismo opportunista e solo di facciata visto che non ha preso distanza dai fascisti di Lealtà e Azione che gli hanno assicurato il voto.
Layla Pavone, M5S
Nata a Milano il 28 aprile 1963, dopo aver collaborato come giornalista pubblicista a varie riviste durante gli anni dell'università si è laureata nel 1987 in Scienze politiche con Master in Comunicazione d’Impresa e Nuove Tecnologie. La sua carriera lavorativa è sempre stata nell'ambito del marketing e la pubblicità digitale, attualmente è amministratore delegato di Digital Magics ed ha fatto parte anche del Consiglio di amministrazione del “Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio, come consigliere indipendente. Numerose le frequentazioni politiche per promuovere le istanze del suo settore, ad esempio con Roberta Cocco, l’assessora milanese alla Trasformazione digitale o con l'imprenditore informatico Stefano Quintarelli, ex parlamentare PD. Appena Matteo Renzi divenne premier organizzò con lui e il suo ex braccio destro Luca Lotti vari incontri. Ha dichiarato di aver votato prima per il Partito Radicale per poi passare al M5S, dove è stata voluta come candidato sindaco da Giuseppe Conte “per rappresentare imprenditori e partite Iva”.
Gianluigi Paragone, Italexit
Nato a Varese il 7 agosto 1971, giornalista ex leghista è stato direttore del fogliaccio xenofobo e razzista “La Padania” e poi vicedirettore di “Libero” di Vittorio Feltri. Nel 2018 venne eletto deputato con il M5S ma dopo l'accordo col PD che diede vita al secondo governo Conte e il rifiuto di votare le leggi della nuova maggioranza è stato espulso dal Movimento e ha fondato Italexit.
Bianca Tedone, Potere al Popolo
Milanese di 28 anni, è laureata in giurisprudenza e lavora alla Statale di Milano, da sempre militante attiva di “Potere al Popolo” che ha lo scopo di convogliare sulla sua lista i voti dei giovani elettori di sinistra disgustati da Sala, dal PD e da tutti i suoi supporter di “sinistra”, ma anche dal M5S che prima di andare al governo aveva lo stesso ruolo antiastensionista che oggi ha PaP. Voti che andrebbero altrimenti a ingrossare le file degli astensionisti di sinistra in costante aumento specie tra i giovani.
Quanto al programma della Lista, al di là delle singole rivendicazioni che possono essere condivisibili in quanto elementari e comuni a tutti i movimenti di lotta, è il quadro politico strategico in cui si inscrivono che non sta in piedi. Infatti si parla genericamente di un altro modello possibile di città escludendo la mobilitazione di lotta delle masse lavoratrici, giovanili e popolari da organizzarsi in istituzioni alternative, e senza uscire dalla gabbia della Costituzione borghese, dal quadro generale del capitalismo e dalle istituzioni borghesi comunali che hanno già dimostrato storicamente di non essere utilizzabili in alcun modo per dare il “potere al popolo”.
Gabriele Mariani, PRC
Nato a Milano, cinquantotto anni, ha doppia laurea in Ingegneria e Architettura, ha iniziato a far politica ai tempi della candidatura di Ignazio Marino alle primarie del PD nel 2009. Eletto consigliere di Zona 3 per il PD nel 2011, cinque anni dopo viene rieletto ma dopo pochi mesi si dimise perché in occasione del rinnovo delle nomine degli assessori municipali gli venne negata la presidenza. Lascia quindi il PD e si avvicina alla coalizione “Milano in Comune” di cui fanno parte il PRC, L'Associazione Milano in Comune, Sinistra e Costituzione, l'Associazione LEDD 2, Possibile-Milano e Risorgimento Socialista-Milano.
Marco Muggiani, PCI
Milanese di 57 anni, è un medico di base a Robbio (Pavia), tesserato fin dal 1983 al vecchio PCI revisionista e candidatosi alcune volte come consigliere nei consigli di zona. Continua a essere su posizioni revisioniste e falsamente comuniste, basti pensare che ha affermato: “viviamo in un mondo capitalista, ma vogliamo provare a domare il capitale come hanno fatto i cinesi” esaltando così il regime revisionista, capitalista e socialimperialista di Pechino che aumenta la pressione fiscale sulla media borghesia, non certo per fare gli interessi delle masse popolari (come Muggiani vuole far credere) bensì per servire i massimi profitti della borghesia monopolistica cinese nel finanziare la nuova Via della Seta.
“Quando ero giovane si riteneva che Milano fosse bruttina, ora invece con molte nuove costruzioni è diventata bella: e ci piace questa Milano” ha affermato Muggiani guardando compiaciuto le realizzazioni fatte da Pisapia e Sala a uso e consumo della Milano “da bere” borghese, voltando però le spalle alla Milano lasciata assai “bruttina” per la maggioranza dei residenti e lavoratori che vivono in città.
Alessandro Pascale, PC
Nato ad Aosta nel 1985, è laureato in Storia e lavora come insegnante nelle scuole superiori milanesi. Inizia la propria carriera politica iscrivendosi ai giovani comunisti del PRC ma successivamente passa al PC sposando il progetto dell'imbroglione Marco Rizzo nell'illudere i sinceri comunisti e le masse lavoratrici e popolari che si possa fare gli interessi degli sfruttati e degli oppressi non tramite la lotta di classe bensì tramite il voto elettorale nelle istituzioni rappresentative borghesi attuando il dogma elettoralistico della “guerra di posizione” elaborato dal principale teorico italiano del revisionismo moderno, Antonio Gramsci; una “via occidentale al socialismo” che nella pratica si è storicamente dimostrata un fallimentare vicolo cieco, a differenza della vittoriosa via universale dell'Ottobre.
Giorgio Goggi, Socialisti
75 anni, architetto e professore di Urbanistica al Politenico, si iscrive al PSI nel 1974 su posizioni vicine alla corrente di Claudio Signorile. Negli anni '80 inizia la sua carriera craxiana collaborando col sindaco Carlo Tognoli, prima al Comune di Milano e poi seguendolo al ministero. Dal 1998 al 2006 è stato assessore al traffico nelle due giunte guidate da Gabriele Albertini. E' candidato a sindaco sotto la lista dei "Socialisti di Milano" che riunisce il PSI e varie associazioni e circoli “socialisti” riesumando il garofano craxiano.
Mauro Festa, Partito Gay
Avvocato di 47 anni, insegna Master in Legge sulle nuove tecnologie presso l’Università Bocconi in Milano e in diversi in diversi Master specialistici presso il quotidiano di Confindustria “Il Sole-24Ore” e l’Università IULM. Conta di poter attrarre i voti della comunità LGBTQ+ per entrare in Consiglio comunale al fine di “far diventare davvero Milano una città internazionale che richiami investimenti e aziende estere” interessate a fare profitti nel settore terziario, sfruttando al massimo la forza-lavoro precaria (e sindacalmente non tutelata) dei giovani disoccupati che accorrono a Milano da tutt'Italia.
Bryant Biavaschi, Lista civica “Milano inizia qui”
36 anni, due lauree, una in Economia e Gestione aziendale e l'altra in Relazioni Internazionali con indirizzo in Politiche Europee. È imprenditore che vuole una Milano ad esclusiva misura degli imprenditori, che include chi fa business ma che esclude lavoratori, precari, migranti e disoccupati.
LA PROPOSTA DEL PMLI
Quanto abbiamo descritto è a riprova che perdurando il capitalismo è impossibile che i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo, perché restano inevitabilmente succubi della volontà e degli interessi dei grandi capitalisti, locali come nazionali, vincolati alle leggi dello Stato borghese, sottoposti ai governi di livello superiore ed esecutori locali delle loro politiche di lacrime e sangue.
Le istituzioni rappresentative borghesi vanno quindi smascherate, delegittimate, indebolite, disgregate anche attraverso l'astensionismo cosciente, anticapitalista, antifascista, antirazzista, antiomofobo. Ma l'astensionismo elettorale non basta, occorre combatterle ogni giorno unendosi in un organismo politico di massa. Per questo il PMLI propone all'elettorato di sinistra, anche a chi non è astensionista ma vuole il socialismo, di creare in tutte le città e in tutti i quartieri le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta e con rappresentati revocabili in qualsiasi momento dalle assemblee popolari territoriali.
Lo scopo fondamentale dei Comitati popolari (che sono a carattere permanente e costituiscono gli organismi di direzione politica delle masse fautrici del socialismo, da non confondersi con i comitati di lotta o altri tipi di comitati, come i comitati civici, i comitati popolari spontanei, ecc., in genere a carattere temporaneo e fondati su questioni particolari e specifiche) è quello di guidare le masse, anche se non fanno parte delle Assemblee popolari, nella lotta politica per strappare al potere centrale e locale opere, misure e provvedimenti che migliorino le condizioni di vita e che diano alle masse l'autogestione dei servizi sanitari e sociali e dei centri sociali, ricreativi e sportivi di carattere pubblico.
Il PMLI rilancia inoltre alcune delle rivendicazioni principali che muovono la propria azione politica e invita le masse lavoratrici e popolari milanesi, compresi i migranti, anche se d'accordo solo con alcune di esse, e indipendentemente dalla loro collocazione politica e partitica, salvo la pregiudiziale antifascista, a battersi sul terreno della lotta di classe e di piazza per strappare ai futuri rappresentanti della borghesia che si insedieranno a Palazzo Marino una serie di rivendicazioni politiche, economiche e sociali:
LAVORO
Varare un concreto piano occupazionale per il territorio comunale, con risorse concrete per il diritto fondamentale a un lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato.
Interventi per salvaguardare le fabbriche a rischio di chiusura, fino all’espropriazione.
Il Comune deve inoltre farsi garante del lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato con la stabilizzazione dei precari (così reintegrando il turn-over ed adeguando gli organici alle necessità dei servizi) e la creazione di nuovi posti di lavoro stabili tramite la reinternalizzazione dei servizi comunali attualmente esternalizzati ad appalti privati.
CASE E INFRASTRUTTURE
Rilanciare l'edilizia popolare e pubblica. Il Comune deve requisire le case sfitte da oltre un anno, i locali dismessi e inutilizzati e i palazzi nelle medesime condizioni da destinare, dopo i necessari lavori, alle famiglie sfrattate e senza casa.
Il divieto degli sfratti fino a che non sia offerta un'adeguata abitazione alternativa, specie per gli anziani e le famiglie a basso reddito.
Il divieto da parte del Comune di rilasciare concessioni edilizie per insediamenti abitativi in vicinanza di elettrodotti.
Tutelare l'ambiente con la costruzione di parchi pubblici e la limitazione del traffico urbano.
Nuovo Piano Regolatore che impedisca la speculazione edilizia post EXPO e che dia la priorità urbanistica al risanamento delle periferie urbane e dei quartieri popolari.
TRASPORTI
Forte potenziamento e prolungamento degli orari del trasporto pubblico di superficie e sottosuolo - tanto a Milano che nell’hinterland - con mezzi non inquinanti, per una rete di linee che si estendano circolarmente e non solamente a raggiera, e per tariffe e abbonamenti a costi popolari e unificati su tutta la rete ATM inclusa nelle province di Milano, di Lodi e di Monza-Brianza (non si può sensatamente parlare di ridurre traffico e inquinamento a Milano senza partire da questi presupposti volti a disincentivare l’utilizzo dell’automezzo privato).
Rifusione della rete di trasporto pubblico in un unico ente gestore pubblico con la rimunicipalizzazione dell'ATM e lo scioglimento della Spa la cui disastrosa gestione privatizzata ha peggiorato gravemente il servizio.
Aumentare sulle principali arterie stradali urbane le corsie preferenziali di filobus e tram con agli incroci semafori asserviti al loro passaggio in modo da velocizzarne la corsa.
Abolizione del pedaggio automobilistico per l’ingresso in Centro (ora chiamati “Area B” e “Area C”).
SCUOLA, NIDI E MATERNE
Il Comune deve dotare le scuole di biblioteche, sale di lettura e strutture attrezzate gratuite al servizio degli studenti per attività informatiche; installare mense scolastiche gratuite con cibo di qualità gestite esclusivamente da un’azienda municipalizzata.
Fermare tutte le esternalizzazioni di nidi e materne. Predisporre un piano straordinario di assunzioni di almeno 20mila unità nei servizi scolastici per bambini da 0 a 6 anni. Assunzione in pianta stabile a salario intero di tutte le educatrici e gli educatori e loro aggiornamento con corsi di formazione a carico dell’amministrazione.
GIOVANI
Creazione di centri giovanili autogestiti, di strutture sociali, ricreative, culturali e sportive pubbliche da dare in gestione direttamente e gratuitamente ai giovani.
Trasporti pubblici e gratuiti per i giovani senza lavoro e gli studenti.
MIGRANTI E NOMADI
Prevedere presso le scuole pubbliche, in orari extra scolastici ed extra lavorativi, corsi di lingua italiana gratuiti per immigrati adulti.
Organizzare incontri pubblici, nelle piazze e nei quartieri popolari, per favorire la fraternizzazione e la solidarietà tra le varie comunità straniere e quella italiana.
L'obbligo del Comune di costruire per i nomadi in sosta temporanea, strutture di soggiorno in muratura attrezzate di servizi, e per l'assistenza sanitaria, per la raccolta di rifiuti, e collegate con i mezzi di trasporto pubblici. Per gli stanziali l'obbligo di fare piani di inserimento nella vita sociale, lavorativa e scolastica nel territorio di competenza.
ARTIGIANI E COMMERCIANTI
Messa a disposizione, da parte del comune di immobili di proprietà pubblica da affittare a prezzo politico per iniziative e attività artigianali, turistiche e di piccolo commercio, fiscalmente incentivate, al fine di evitare l'abbandono e il degrado dei quartieri popolari.
Semplificazione delle pratiche e incombenze amministrative, contabili, fiscali e burocratiche.
LGBT
Parità di diritti e trattamenti sociali, economici e fiscali per le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali.
Diritto, anche per le famiglie di fatto, comprese le coppie omosessuali, lesbiche, transessuali, di accedere ai bandi di concorso per l'assegnazione delle case popolari.
ANTIFASCISMO
Nessuna piazza, strada o spazio pubblico comunale dev'essere concesso ad organizzazioni di matrice nazista e fascista, sciogliere tutti i gruppi fascisti e chiudere i loro covi e deferirli alla magistratura in ottemperanza alla legge n. 645/1952 contro la ricostituzione del disciolto partito fascista.
Tutti i monumenti e denominazioni toponomastiche dedicati ai cosiddetti “martiri delle foibe” ed “esuli giuliano-dalmati” siano sostituiti con monumenti e denominazioni alla memoria delle vittime jugoslave della pulizia etnica mussoliniana, e in onore agli eroici partigiani jugoslavi e italiani che uniti combatterono e morirono per la liberazione di tutti i popoli dal mostro nazifascista.
Lottiamo per la vittoria dell'astensionismo anticapitalista e per il socialismo! Creiamo le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo!
Solo il potere politico al proletariato e la conquista del socialismo consentiranno che i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Cellula “Mao Zedong” di Milano del PMLI
Milano, 14 settembre 2021