"Evviva il rosso, potente e magistrale discorso sugli insegnamenti di Mao contro il revisionismo del nostro impareggiabile condottiero Giovanni Scuderi, vero faro di tutti i marxisti-leninisti del mondo"
di Giordano - provincia di Cosenza
Con grande piacere e attenzione ho studiato il magistrale discorso del compagno Giovanni Scuderi, Cofondatore e Segretario generale del PMLI, pronunciato a nome del CC del Partito alla Commemorazione di Mao nel 45° Anniversario della scomparsa.
Lungi dall'essere un evento formale e ritualistico, la Commemorazione di Mao rappresenta ogni anno un evento politico di grande importanza, per mettere a fuoco l'enorme mole di insegnamenti che il grande Maestro ci ha lasciato, dopo ben 55 anni di rivoluzione ininterrotta, nel quadro della lotta di classe contro il capitalismo e per il socialismo in Italia.
In particolare quest'anno il discorso di Scuderi verte su una questione fondamentale e che in un certo senso riguarda l'essenza stessa del PMLI, autentico partito comunista e quindi antirevisionista: gli insegnamenti di Mao appunto nella lotta contro il revisionismo moderno.
Ennesima corrente borghese opportunista di destra interna al movimento operaio e comunista, il revisionismo ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi di gran lunga il nemico più infido e mortale contro il quale combattere, nell'ambito delle varie deformazioni del marxismo-leninismo, di destra e di “sinistra”, di ieri e di oggi, poiché è riuscito a distruggere il socialismo dall'interno nei gloriosi paesi già socialisti, a cominciare dalla gloriosa Urss di Lenin e Stalin fino alla stessa RPC dopo la morte di Mao, trasformandoli in tenebrose dittature borghesi e fasciste, impedendo nei paesi capitalisti che i partiti comunisti seguissero la Via dell'Ottobre, impantanando così nel riformismo e quindi nell'imperialismo la classe operaia internazionale, arrivando fino al punto, dopo la liquefazione dell'Urss socialimperialista, di decomunistizzare quasi del tutto il proletariato internazionale, appannando l'ideale del socialismo stesso agli occhi di tutti gli sfruttati e oppressi, allungando quindi la vita al capitalismo senza per questo sottrarlo alla sicura morte e liquefazione alla quale è destinato inevitabilmente ad andare incontro.
In effetti tra gli innumerevoli meriti di Mao, forse il più importante di tutti è proprio quello rappresentato dalla sua lunga e implacabile lotta, teorica e pratica, contro l'opportunismo di ogni risma e colore, ma in particolare contro il revisionismo che conquistò il potere nell'Urss con l'avvento di Krusciov al famigerato XX congresso del Pcus nel febbraio del 1956.
Quello che è essenziale comprendere è che “il lavoro crea l'uomo”
(Engels), dunque tutto dipende da quello che si produce, come lo si fa e come lo si scambia e le idee sono un riflesso della base materiale della società.
Ad eccezione delle prime comunità primitive, l'umanità è sempre stata divisa in classi, cioè in gruppi sociali portatori di interessi antagonisti e inconciliabili che hanno portato alla lotta di classe e all'inevitabile rovesciamento delle minoranze oppressive, travolte dalle contraddizioni intrinseche nella base materiale e sostituite dalle classi in ascesa, che hanno mutato l'ordine sociale esistente sostituendosi nel dominio economico, politico, culturale e istituzionale ai loro predecessori, confinati nel museo della storia.
Da questo punto di vista anche la borghesia (l'antica classe degli abitanti dei borghi, perlopiù artigiani e commercianti) in grado in epoca medioevale di accumulare denaro fino ad arrivare al punto di prestarlo alle classi nobiliari laiche ed ecclesiastiche, indebitandole e travolgendole attraverso la conquista violenta del potere politico, dopo una lotta durata secoli, in conseguenza della necessità dell'imposizione di un nuovo modo di produrre e scambiare i frutti del lavoro umano, che portarono il ciclo economico, come ci spiegano Marx ed Engels, basato sul modello merce-denaro-merce a diventare obsoleto e a essere sostituito dal nuovo modo di produzione capitalistico basato sul ciclo denaro-merce-denaro (basato cioè sul profitto e sull'accumulazione del capitale, questo enorme prodotto sociale, basato sullo sfruttamento del lavoro salariato, che ha spazzato via il feudalesimo), generando l'ultimo scontro fra gruppi sociali antagonisti e dunque l'ultima fase della lotta di classe ovvero della preistoria umana: la lotta tra la borghesia e il proletariato, effetto del conflitto tra il capitale e il lavoro, tra il carattere sociale della produzione e l'appropriazione privata del capitale, tra le forze produttive e i rapporti di produzione, che rappresentano la contraddizione interna al sistema capitalistico che lo porterà inevitabilmente alla morte, tanto più che gli effetti devastanti di questo tipo di società si sono ulteriormente aggravati con il passaggio del capitalismo all'imperialismo, ovvero alla sua fase monopolistica, finale e in putrefazione, nella quale si aggiungono contraddizioni insanabili ulteriori determinate dalla legge dello sviluppo ineguale dei paesi imperialisti e dalla necessità delle guerra tra paesi imperialisti per il dominio del mondo e tra i paesi imperialisti e i paesi vittime dell'imperialismo, che fin dalla Terza Internazionale, vedono i comunisti di tutto il mondo appoggiare questi paesi nelle loro sacrosante guerre di liberazione nazionali dall'imperialismo indipendentemente dalle forze che si trovano alla loro testa, il tutto ben rappresentato dallo slogan attualissimo “'Proletari e nazioni oppresse unitevi”.
A differenza da quanto per esempio sostenuto dagli anarchici, non è possibile in nessun modo abbattere il capitalismo e realizzare immediatamente il comunismo, è necessario passare attraverso la sua negazione dialettica inevitabile, che sarà a sua volta negata una volta estinte le classi, che si chiama socialismo o dittatura del proletariato, che attraversa una fase storica molto lunga ed è soggetto, per così dire “a parti rovesciate” ancora (e per certi aspetti più di prima) alla contraddizione principale tra la borghesia spodestata e il proletariato che costruisce la nuova società insieme ai suoi alleati e sotto la direzione del suo Partito.
Naturalmente, come la storia dimostra, la borghesia non si presenta apertamente come tale nel Partito e nello Stato a dittatura del proletariato, ma per poter ritornare al potere si serve di tutta una serie di agenti nemici del popolo e opportunisti, che si richiamano formalmente al marxismo-leninismo-pensiero di Mao per liquidarlo e distruggerlo, e, nei paesi non socialisti, impediranno che le rivoluzioni proletarie avvengano, ingannando le masse e trasformando i partiti rivoluzionari e comunisti in partiti borghesi e liberali di sinistra.
Il revisionismo moderno dunque non è nient'altro che il cavallo di Troia della borghesia stessa, camuffato da marxismo-leninismo per ingannare il proletariato e le masse e riportare indietro la ruota della storia.
Se questo mostro non viene combattuto a fondo completamente, prima, durante e dopo la rivoluzione socialista, la borghesia rimarrà al potere o lo riconquisterà inesorabilmente, a dimostrazione del fatto che gli interessi tra queste due classi non sono conciliabili e che il socialismo è necessario per passare al comunismo, ma soprattutto che nell'ambito del socialismo stesso e della dittatura del proletariato è necessario continuare la rivoluzione per impedire la restaurazione del capitalismo e la controrivoluzione.
Questo il significato profondo dell'ultimo, immenso capolavoro politico di Mao, la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese, che rappresenta uno sviluppo e un arricchimento del marxismo-leninismo al quale appunto si aggiunge il pensiero di Mao e la chiave di volta per difendere il socialismo realizzato dalla reazione.
La lotta di Mao contro i revisionisti ha aperto la quarta fase della storia del movimento operaio e della lotta di classe mondiale, che perdura tutt'ora, ed è stata determinante, nel fuoco della lotta di classe in Italia e del glorioso Sessantotto, per la nascita del PMLI, la cui fondazione il 9 Aprile 1977 ha aperto la terza fase della storia della lotta di classe in Italia tra borghesia e proletariato dopo la prima dominata dal riformismo del Psi e la seconda dal revisionismo del PCI.
Il compagno Scuderi nel suo magistrale discorso ripercorre tutte le tappe delle battaglie interne e internazionali di Mao contro l'opportunismo di destra e di “sinistra”, tanto in Cina quanto nel resto del mondo e in particolare contro il revisionismo sovietico fin dal 1956, anno del XX congresso del Pcus, soffermandosi poi in particolare sulla lotta degli stessi marxisti-leninisti italiani, ispirati da Mao, contro i revisionisti italiani e in particolare contro il PCI revisionista, ma anche contro i revisionisti sovietici, quelli cinesi che presero il potere dopo la morte di Mao, sostenuti apertamente oggi da diversi falsi partiti comunisti (come quello di Rizzo)i falsi marxisti-leninisti e coloro che dopo aver appoggiato Mao nelle lotta contro il revisionismo, lo attaccarono dopo la morte, come il trotzkista Enver Hoxha.
All'indomani della salita al potere di Krusciiov in Urss e del XX Congresso nel febbraio del 1956, nell'ambito del rapporto presentato da questo criminale restauratore del capitalismo, che da leccapiedi di Stalin e opportunista patologico quale altro non era, vomitò tutta una serie di falsità contro il grande Maestro del proletariato internazionale Stalin, fedele compagno d'armi di Lenin e principale artefice della lotta vittoriosa contro il nazifascismo, per attaccare frontalmente tutto il marxismo-leninismo e restaurare il capitalismo nel paese dei Soviet, spacciando il tutto per socialismo, Mao immediatamente accusò i traditori sovietici di avere rigettato il leninismo e quindi tradito la Via dell'Ottobre.
Fu in questo quadro, come spiega Scuderi, facendo chiarezza fra l'altro contro le teorie trite e ritrite ripetute dai servi della borghesia che tentano in ogni modo di dividere i cinque Maestri, per spezzare il filo rosso che li lega (si veda, dello stesso Scuderi, l'opuscolo “Da Marx a Mao”) circa un'antipatia e un sospetto reciproco di fondo di Mao verso Stalin e viceversa (così come vengono contrapposti Engels “positivista” al Marx “antropologo”, Lenin e il sedicente “testamento” pro Trotzki contro Stalin e così via), fin dal 1957 Mao scosse il movimento comunista internazionale mettendo nel mirino il revisionismo, dapprima cercando in ogni modo di salvare l'unità del mondo comunista, cercando di “curare la malattia per salvare il paziente”,
arrivando persino ad accettare alcune concessioni tattiche ai revisionisti nell'ambito della conferenza di Mosca dei partiti comunisti, per poi progressivamente, coerente con il marxismo-leninismo e la celebre affermazione di Lenin: “la prima condizione del comunismo è la rottura con l'opportunismo”
e arrivare a rompere con l'Urss avviata non solo verso “una tenebrosa dittatura di tipo fascista hitleriano”
ma verso la spartizione del mondo con l'imperialismo Usa, e quindi ad una forma di imperialismo camuffata da socialismo (il socialimperialismo appunto) che portò i successori di Krusciov e in particolare Breznev non solo a teorizzare la “sovranità limitata” dei paesi del blocco socialista, esatto opposto del principio dell'autodeterminazione dei popoli e dell'internazionalismo proletario marxista-leninista, e a cambiare la Costituzione stalinista del 1936, ma addirittura a invadere prima la Cecoslovacchia nel 1968, quindi l'Afghanistan nel 1979, né più né meno come qualunque altra potenza imperialista al fine di sottomettere i popoli esportando capitale dei nuovi Zar travestiti di “rosso”, per non parlare della macelleria sociale in politica interna, il ritorno al mercato e la sostituzione di sana pianta della truffaldina “dittatura di tutto il popolo” a quella del proletariato, che gettò le basi per la liquefazione stessa del revisionismo sovietico, incapace di rimanere al potere di fronte alla collera popolare e al suo fallimento, facendo di tutto tra l'altro per isolare la Cina di Mao, non senza malcelati tentativi di aggressione militare, che sfociarono nei primi anni '60 in provocazioni aperte dei sovietici contro la RPC (il cosiddetto conflitto sino-sovietico).
Era in gioco inoltre la lotta in tutti i paesi capitalisti tra i partiti comunisti filosovietici e revisionisti e i nascenti partiti marxisti-leninisti.
Insomma, come dice il compagno Scuderi: “Le divergenze di allora tra i marxisti-leninisti e i revisionisti riguardavano i principi fondamentali del marxismo-leninismo circa il Partito del proletariato, il materialismo storico, il materialismo dialettico, lo Stato, la via per la conquista del socialismo, la rivoluzione proletaria, la dittatura del proletariato, il revisionismo, l'imperialismo, la guerra di liberazione nazionale, la coesistenza pacifica, la guerra e la pace, la lotta di classe nel socialismo. A essi si aggiunse la questione Stalin, la questione Tito, l'aggressione del Vietnam da parte dell'imperialismo americano”.
Consumata definitivamente la rottura, Mao elabora per la prima volta, arricchendo ulteriormente il marxismo-leninismo al quale da allora, appunto, va aggiunto il pensiero di Mao, la teoria della necessità della continuazione della rivoluzione in regime di dittatura del proletariato, lanciando nel 1966 la GRCPC, per impedire la controrivoluzione in Cina e favorire all'estero la nascita di autentici partiti marxisti-leninisti contrapposti a quelli revisionisti, fra l'altro profumatamente pagati da Mosca.
Anche se dopo la morte di Mao il revisionismo, in particolare grazie a Deng Xiaoping, il Krusciov cinese, è riuscito a rovesciare la dittatura del proletariato e a trasformare la Cina in un paese ultrarevisionista, fascista e poi imperialista, né più né meno come fu per l'Urss, questo non cambia di una virgola che non si può prescindere dalla teoria della continuazione della rivoluzione nel socialismo.
In ultima analisi, la vittoria momentanea in prospettiva storica del revisionismo nei paesi già socialisti conferma e non smentisce la Via dell'Ottobre e quindi il valore anche della GRCPC.
In effetti mancava la pratica di tutto quello che portò alla elaborazione e alla realizzazione di questa fondamentale teoria marxista-leninista, anche se il preludio della stessa fu in qualche misura prefigurato già ai tempi di Stalin nella lotta contro i kulaki e la collettivizzazione dell'agricoltura.
Il nocciolo della questione è che nel socialismo non bisogna mai dare nulla per scontato, anche se la classe operaia è al potere, è da ingenui credere che millenni di divisione per classi della società e la potente (ancorché rovesciata) borghesia non facciano sentire il loro peso e che dunque quest'ultima cerchi di riportare indietro, come purtroppo è avvenuto, la ruota della storia.
L'unico modo per impedirlo è sbarrare la strada a tutte le idee errate e controrivoluzionarie e fare il vuoto intorno agli agenti revisionisti e controrivoluzionari facendo pieno affidamento sulle masse e sviluppando, attraverso lo studio e la lotta di classe la trasformazione della concezione del mondo della masse stesse: “La Grande rivoluzione culturale proletaria è una grande rivoluzione che tocca l'uomo in quanto ha di più profondo, e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo”.
La restaurazione del capitalismo in Cina dopo la morte di Mao, la liquefazione di una miriade di gruppi e partiti sedicenti “marxisti-leninisti” in ogni luogo del mondo, a cominciare dall'Italia, nella quale pure esisteva una vera e propria “galassia marxista-leninista” tant'è vero che i primi pionieri del PMLI inizialmente non ritenevano necessario fondare il Partito del proletariato, sarà la pratica, lo studio del marxismo-leninismo a far comprendere loro che nessuno dei gruppi comunisti antirevisionisti erano in realtà davvero tali, come poi i fatti provarono ampiamente, non cancellano né scalfiscono in nessun modo questo storico evento, parte integrante della Via dell'Ottobre e il fatto che tutt'oggi i falsi comunisti e gli anticomunisti di ogni risma e colore vomitino veleno contro questo e la GRCPC che ha scosso non solo la Cina ma l'intero pianeta, lo dimostra ampiamente.
Certamente furono commessi degli errori e sbandamenti a destra e a “sinistra”, com’era inevitabile che fosse, ma quella rivoluzione, il riconoscimento della sua importanza storica ineludibile nel socialismo e in ogni paese che lo raggiungerà costituiscono già una potente cartina di tornasole per erigere una potente linea di demarcazione fra i veri e i falsi comunisti, indipendentemente dal fatto che dopo la morte di Mao il revisionismo in Cina salì al potere comunque, cosa peraltro prevista dallo stesso Mao: “La Grande rivoluzione culturale in corso non è che la prima di questo genere; sarà necessario intraprenderne delle altre. Nella rivoluzione la questione di sapere di chi sarà la vittoria non sarà risolta che al termine di un lungo periodo storico. Se non agiamo come si deve, la restaurazione del capitalismo può prodursi in ogni momento. I membri del Partito e il popolo intero non devono credere che tutto andrà bene dopo una, o due o anche tre o quattro grandi rivoluzioni culturali. Restiamo in guardia e non allentiamo la nostra vigilanza”.
Essa dunque è un modello quanto mai attuale e parte integrante del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della costruzione del socialismo.
La lotta contro il revisionismo però non è certo prerogativa solo di un paese socialista, ma attraversa tutto il passaggio storico dal capitalismo al comunismo e riguarda quindi anche i paesi capitalisti.
Ecco perché Scuderi, dopo avere minuziosamente (anche se in sintesi per forza di cose) riepilogato le principali tappe della lotta contro il revisionismo da parte di Mao, dentro e fuori la RPC, ripercorre la lotta dei marxisti-leninisti italiani da lui diretti, prima nell'OCBI-ml e poi nel PMLI, contro i revisionisti nostrani, lotta animata dagli insegnamenti antirevisionisti di Mao racchiusi nella frase: “Dobbiamo studiare e applicare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao combattendo il revisionismo per fare con successo il lavoro rivoluzionario ed essere degli autentici comunisti, cioè dei marxisti-leninisti”.
Con questo il compagno Scuderi è ben lontano dal sottovalutare altre correnti borghesi interne al movimento operaio anche italiano di ieri e di oggi, gli ultrasinistri, i trotzkisti, avventurieri vari, ma non c'è dubbio che qualitativamente e quantitativamente la lotta contro il revisionismo del PCI fu la principale battaglia dei marxisti-leninisti nella costruzione e nello sviluppo del PMLI, che non è finita con la liquidazione del PCI, è solo mutata, poiché nuove forze politiche che si rifanno al socialismo, con le quali pure il PMLI pratica un'importantissima e proficua politica di Fronte Unito, continuano a rilanciare l'essenza stessa del riformismo e del revisionismo italiano rappresentato non solo dai vecchi opportunisti battuti dai bolscevichi (Kautzky e compagnia bella) ma soprattutto dai principali esponenti del revisionismo italiano e i suoi successori a cominciare da Gramsci e Togliatti, nel quadro del riformismo e dell'esaltazione della defunta Costituzione democratico-borghese del 1948.
Ispirati da Mao e dalle sue potenti e ineccepibili critiche al revisionismo del PCI (si veda “Sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi” del 1964), i marxisti-leninisti italiani, guidati da Scuderi, compiono un'analisi e conseguente serrata lotta contro quella che allora sembrava una montagna troppo alta da scalare: il più grande e influente partito comunista revisionista non al potere del mondo.
Il quale godeva di enorme prestigio tra le masse che allora guardavano al socialismo, alla Resistenza e sostenevano in buona fede questo partito credendo in ultima analisi che volesse "fare come in Russia" e che comunque fosse al servizio della classe operaia.
Il tempo, a dimostrazione del fatto che la verità viene sempre a galla anche se si è in pochi a comprenderla inizialmente, darà ragione al PMLI su tutta la linea circa il carattere controrivoluzionario e revisionista del PCI, che arriverà infatti a liquidarsi e buttare a mare anche formalmente i simboli del socialismo, dando vita al Pds-Ds-Pd, partiti architrave del regime neofascista e apertamente anticomunisti.
Come già fu per i "socialtraditori" del Psi, anche il Pcd'I poi PCI, non fu mai un partito autenticamente marxista-leninista fin dalle origini, cosa che grazie a Mao divenne palese agli occhi dei sinceri rivoluzionari, i quali, abbracciato fino in fondo il socialismo scientifico, ricostruiscono fin dalle origini la genesi del revisionismo italiano, le cui radici affondano nel pensiero di Antonio Gramsci, non a caso considerato anche a destra come "un padre della patria": "Il pensiero di Gramsci è un pensiero revisionista, non manifestamente tale e perciò non facilmente individuabile, specie nei Quaderni del carcere, se non si ha un'alta conoscenza del marxismo-leninismo e delle divergenze all'interno del movimento comunista internazionale ai tempi di Gramsci. In ogni caso, come vedremo in seguito, Gramsci revisiona dalla testa ai piedi sui piani filosofico, teorico, politico, strategico e tattico il marxismo-leninismo a beneficio della borghesia",
afferma Scuderi invitando allo studio di tutti gli importanti documenti del PMLI in generale contro il revisionismo, il PCI e in particolare su Gramsci: "il documento del Comitato centrale in data 8 aprile 1987 dal titolo 'Gramsci, il marxismo-leninismo e la rivoluzione socialista in Italia', e precedentemente mediante il paragrafo 'L'opportunismo di destra di Gramsci e Togliatti' dell'editoriale '50 anni di storia del PCI dimostrano che con un partito revisionista non è possibile conquistare il socialismo' pubblicato sul numero unico de ‘Il Bolscevico’ del febbraio 1971".
Non a caso esaltato tutt'oggi dalla "sinistra" borghese in contrapposizione al marxismo-leninismo per deviare le masse dalla Via dell'Ottobre e quindi tenerle lontane dal PMLI, Gramsci non fu mai un comunista, la sua formazione filosofica è quella idealista, tanto caro fu infatti allo stesso Croce, che in ultima analisi lo porterà a essere un liberale di sinistra, capostipite della linea politica del PCI e di Togliatti dopo la guerra, tutta imperniata sulla Costituzione del 1948 e sulla non applicabilità in Italia del modello universale della conquista del potere politico da parte del proletariato rappresentato dalla Rivoluzione d'Ottobre.
Il punto è che, pur opponendosi al fascismo e pagando il tutto con il carcere, Gramsci nascose sempre il suo hegelismo di sinistra e il suo liberalismo, come Togliatti dopo di lui, dietro il comunismo e l'Ottobre, cosa che si chiama opportunismo politico e che svela la cifra fondamentale della parabola storica del PCI: l'inganno politico ai danni del proletariato e delle masse popolari che in buona fede e animate da sinceri sentimenti comunisti furono ingannate per decenni da quel partito, a tutto vantaggio della borghesia e dell'imperialismo (si veda il Documento del Comitato centrale del PMLI del 21 Gennaio 1991 sul bilancio della storia del PCI. "È finito un inganno durato 70 anni. La storia del proletariato italiano non finisce con la liquidazione del PCI ma continua col PMLI”, di straordinaria importanza e attualità, che fu diffuso al XX e ultimo congresso del PCI da parte di una delegazione nazionale del PMLI).
In particolare il compagno Scuderi, dopo avere ricordato la stima di Gramsci e Togliatti verso Croce e lo stesso Gentile (che poi divenne il filosofo del fascismo e fu giustamente giustiziato nel 1944 dai gloriosi Partigiani) e viceversa di Croce verso Gramsci, mostra in particolare l'avversione di quest'ultimo verso il materialismo dialettico e storico, che, attraverso la cosiddetta "filosofia della praxis", ribalta completamente, trasformandoli in idealismo, liberalismo e riformismo, contrapponendosi al marxismo-leninismo, come Togliatti dopo di lui, in maniera truffaldina, continuando cioè a nascondere il tutto dietro i simboli e la fraseologia del marxismo, gettando le basi della sedicente e controrivoluzionaria "via italiana al socialismo", del ripudio della Via dell'Ottobre, della "guerra di posizione" e dell'“egemonia culturale" sostituiti alla lotta di classe e alla conquista del potere politico per via rivoluzionaria.
Insomma dopo l'Ottobre la borghesia italiana con Gramsci prima e i suoi successori poi, ha trovato gli agenti politici in grado di deviare le masse dall'Ottobre, dopo lo smascheramento dei traditori socialisti da parte di Lenin, ormai completamente al servizio dell'imperialismo e la separazione appunto dei comunisti dai "socialtraditori", a dimostrazione del fatto che non sono i simboli sbandierati a fare la differenza, ma la sostanza stessa della politica di un partito e dei suoi riferimenti ideologici, strategici e tattici a determinare nei fatti e non in astratto, la differenza tra i veri comunisti e gli opportunisti agenti della borghesia in seno alla classe operaia.
Si veda su questo tema il controverso rapporto, prima del Pcd'I dell'ultrasinistro Bordiga e poi del PCI di Gramsci e Togliatti, con la gloriosa Terza Internazionale, studiando l'importantissimo Documento del CC del PMLI "Viva la Terza Internazionale!" del 2019, come anche "Storia del Partito Comunista (bolscevico) dell'Urss" sul quale si formarono gli stessi comunisti cinesi e quindi lo stesso Mao nella lotta contro l'opportunismo politico di ogni risma e colore dentro il partito del proletariato, ripubblicato dal PMLI nel 2017.
L'incompatibilità del gramscismo con il marxismo-leninismo, verrà poi esaltata da Togliatti quando nel 1957 magnificherà il suo maestro addirittura come antesignano del criminale Krusciov e della "destalinizzazione", cosa particolarmente infame poiché anche lo stesso Togliatti fino ad un attimo prima era stato a parole un esaltatore della figura di Stalin, tanto che il grande Maestro commise l'errore di sottovalutarlo e di lasciarsi fregare.
Scuderi ricollega quindi gli insegnamenti di Mao e l'analisi del revisionismo italiano portata avanti negli anni dai marxisti-leninisti italiani alla lotta per il socialismo nel nostro Paese: "In Italia vige il capitalismo che vive grazie allo sfruttamento del proletariato, delle lavoratrici e dei lavoratori, ed è la causa di tutti i mali, le ingiustizie e le sopraffazioni che soffre il popolo italiano. Abbiamo quindi il dovere e il compito di distruggere il capitalismo per eliminare questo stato di cose e instaurare il socialismo e il potere politico del proletariato, affinché il popolo possa avere tutto ciò di cui ha bisogno senza essere più sfruttato e oppresso".
D'altra parte è utile ricordare che, al di là delle chiacchiere dei nostri nemici, il PMLI è un partito politico, non un'associazione di intellettuali borghesi "nostalgici" di qualcosa o con la testa girata verso un passato da contemplare idealisticamente, esso è un Partito di quadri sul modello bolscevico profondamente radicato fra le masse e impegnato nella lotta di classe e nella lotta per trasformare il mondo, la qual cosa non ha nulla a che fare con ideali astratti da realizzare, che i veri comunisti non hanno mai avuto, come dissero Marx ed Engels, ed è dunque in ultima analisi con la sua linea generale e di massa, come lo stesso marxismo-leninismo-pensiero di Mao, un'arma da utilizzare contro i nemici del popolo per liquidarli e distruggerli, generata dalla lotta di classe e dall'incapacità strutturale, cronica e ineludibile del sistema capitalista (oggi giunto al suo stato ultimo e finale: l'imperialismo) di appagare i bisogni materiali e intellettuali delle masse e persino di preservare l'habitat naturale degli esseri organici derivanti dal carbonio, sviluppatisi sulla terra grazie all'evoluzione genetica, prodotto del movimento della materia, vera e ultima realtà esistente, antecedente all'uomo e al pensiero, e tuttavia perfettamente conoscibile dall'uomo, che costituisce la sostanza ed essenza del mondo e della quale ogni cosa che possa dirsi esistente è composta.
Essendo indivisibile dal suo movimento interno ("non esiste la materia senza movimento e il movimento senza la materia",
Engels) la materia si scinde e diviene in tanti enti particolari posti in contraddizione tra loro e con loro stessi, ogni cosa che esiste ha dunque una contraddizione interna che porterà alla sua distruzione e alla nascita di qualcosa di nuovo dunque "la dialettica è la scienza che studia la contraddizione nell'essenza stessa delle cose"
(Lenin).
Ne consegue che per il materialismo dialettico e storico sempre e in ogni luogo si verificano i seguenti tre princìpi: il passaggio della qualità in quantità e viceversa, la compenetrazione degli opposti, la negazione della negazione, ripresi dal pensiero del filosofo idealista romantico tedesco Hegel, ma rovesciati in senso materialista e privati di ogni forma di misticismo.
In effetti le tre fonti del marxismo, come disse Lenin, sono appunto l'economia politica inglese, il socialismo francese e appunto la filosofia classica tedesca, fusi in maniera inedita e del tutto originale da Marx ed Engels nella "nuova e geniale concezione del mondo"
(Lenin) generata dalle contraddizioni del sistema capitalista.
Armati dal socialismo scientifico, per Scuderi: "Arriveremo senz'altro al socialismo, come è stato possibile in Russia, in Cina e in altri paesi, ma intanto concentriamoci, con tranquillità, senza ansie e con fiducia verso l'avvenire, nella lotta quotidiana tesa a strappare al capitalismo e al suo governo quante più cose possibile a favore del popolo. Al contempo adoperiamoci per cercare di elevare la coscienza e l'attivismo politici delle masse. Un obiettivo non di facile realizzazione per lo sfascio ideologico causato dai revisionisti nel proletariato e per le illusioni riformiste, parlamentariste, costituzionaliste e governiste presenti tra le masse. Mao ci dà la giusta indicazione per rimuovere questa situazione:
'Il risveglio politico del popolo non è una cosa facile. Per eliminare le idee errate diffuse fra il popolo, dobbiamo fare seri e considerevoli sforzi
'”.
Con buona pace dei revisionisti di ieri e di oggi, questi ultimi intenti nella rimasticazione di vecchie teorie revisioniste e socialdemocratiche.
Qui entra in gioco il Fronte Unito, ovvero la politica delle alleanze che il Partito porta avanti da sempre (si veda in particolare di Scuderi l'opuscolo "Applichiamo gli insegnamenti di Mao sulle classi e il fronte unito" del 2006), che è determinante per difendere gli interessi del popolo, far maturare la coscienza politica di tutti gli sfruttati e oppressi, assestare colpi tremendi alla reazione e ai suoi lacchè.
Il Partito pratica tre tipologie di Fronte unito: per il miglioramento delle condizioni di vita, lavoro, studio e salute delle masse, che ha sempre un carattere antigovernativo (il PMLI potrebbe appoggiare un governo borghese centrale solo nel caso di un'invasione dell'Italia nel quadro di una guerra di liberazione nazionale) poiché i governi altro non sono che la centrale direttiva e di comando e il comitato d'affari della borghesia monopolistica italiana.
Il fronte unito a carattere antimperialista, che vede il Partito appoggiare i movimenti di liberazione nazionali dall'imperialismo dei popoli e delle nazioni oppresse indipendentemente dalle forze che ne stanno alla testa, da certi loro atti, azioni e incompatibilità con la loro reazionaria, oscurantista e antifemminile concezione del mondo, come nel caso dello Stato Islamico e dei Talebani alla testa del glorioso popolo afghano.
È questo un punto politico di importanza cruciale e irrinunciabile per noi marxisti-leninisti, coerenti fino in fondo con l'internazionalismo proletario, che non a caso, spesso non viene accettato perfino da altri gruppi che si richiamano nominalmente al socialismo, ma che evidentemente confondono le contraddizioni secondarie con quelle principali, finendo di fatto con l'appoggiare a sinistra l'imperialismo e coprire i suoi crimini.
Devono essere i popoli dei vari paesi liberati dall'imperialismo a risolvere da soli le contraddizioni con le classi dominanti e con i reazionari, ma in nessun modo possiamo abbandonarli all'imperialismo, vero nemico di tutti i popoli del mondo e nel suo discorso il compagno Scuderi rilancia alla grande l'esemplare linea antimperialista del PMLI.
La terza tipologia di Fronte Unito è quella per l'Italia unita, rossa e socialista, determinante perché il socialismo trionfi perché, dice Scuderi: "Sulla necessità del socialismo in Italia ci stiamo lavorando dal 1967, pur sapendo che il Partito da solo, anche se avesse migliaia di membri e un rapporto con centinaia di migliaia di proletari e di elementi rivoluzionari delle masse, non potrebbe mai realizzarlo da solo. Per questo non ci siamo mai stancati di invitare tutte le forze anticapitaliste a unirsi per combattere il capitalismo e conquistare il socialismo".
Certamente l'importantissimo lavoro dei marxisti-leninisti dell'ambito del Coordinamento delle sinistre di opposizione va esattamente in questa direzione.
Strategico dal punto di vista della lotta al governo Draghi e all'apertura di un confronto e una discussione sulla conquista del potere politico da parte del proletariato, il Documento del CC del PMLI del 17 febbraio scorso, contenente 5 calorosissimi appelli a tutte le forza anticapitaliste italiane, che il compagno Scuderi rilancia con forza.
Purtroppo però bisogna dire che molte delle forze antidraghiane e in generale anticapitaliste e i suoi esponenti sono ancora intossicati dal costituzionalismo borghese e bisognerà sudare sette camicie per far maturare la coscienza della necessità del socialismo.
"Prima o poi però, oltre al nostro lavoro di convincimento, i fatti e lo sviluppo delle contraddizioni di classe e dei conflitti di classe, specie quando arriveranno a un livello esplosivo, faranno comprendere agli anticapitalisti che se non escono dai confini della Costituzione, alla quale peraltro si rifanno anche la Lega e Fratelli d’Italia, non potranno realizzare il loro programma democratico borghese. E allora dovranno inevitabilmente ricercare una nuova via per cambiare l’Italia, e in questa ricerca dovranno pur prendere in considerazione anche il disegno generale del socialismo approvato al 3° Congresso nazionale del PMLI, che si è tenuto al Palazzo dei Congressi di Firenze nel dicembre del 1985. Un disegno generale aperto ed emendabile dalle forze fautrici del socialismo, ma non nei principi"
dice giustamente il compagno Scuderi, che quindi ci invita a persistere nel battere fisso sul "chiodo rosso" del socialismo, indipendentemente dagli sfavorevoli rapporti di forza (la qualità si trasforma in quantità e viceversa) e dunque la politica di Fronte Unito va portata avanti con forza in base alle parole d'ordine sempre attuali del Partito: "unire la sinistra, annullare il centro e neutralizzare la destra", applicando il principio "unità-lotta-unità" che è la chiave per avere successo nel quadro delle alleanze e del confronto con altre forze politiche, sindacali e culturali: "Intanto noi dobbiamo mandare avanti, con maggiore determinazione, preparazione e fiducia e affinando le tattiche, il lavoro di fronte unito".
Come ci ha insegnato Mao, nella politica di fronte unito bisogna “osservare rigorosamente il principio dell’indipendenza e dell’autonomia in tutto il lavoro di fronte unito”
. Esso “non è né una politica di unione a oltranza senza lotta, né di lotta a oltranza senza unione, ma una politica che integra unione e lotta”,
ci ricorda appunto il compagno Segretario generale del PMLI.
Scuderi rilancia quindi alla grande la lotta contro il governo del banchiere massone Draghi del capitalismo, della grande finanza e dell'Ue imperialista che va buttato giù da sinistra e dalla piazza per tutti i suoi infami atti di politica interna, economica, sociale e sanitaria, a cominciare dalla politica fascista del manganello contro i lavoratori in lotta, lotta che il PMLI sosterrà fino in fondo e a qualunque costo, di politica estera imperialista e contro l'immonda maggioranza che lo sostiene cha va da Leu ai fascisti della Meloni (fintamente all'opposizione) passando per il delinquente di Arcore e i fascioleghisti.
Nella lotta al fianco dei lavoratori in particolare, il compagno Scuderi, rigettando le divisioni, il collaborazionismo e il frazionismo sindacale imperante, rilancia la linea sindacale del PMLI, che prevede lo scioglimento di tutti i sindacati e la costruzione dal basso di un nuovo Sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati basato sulla democrazia diretta.
In questo quadro si rivela storica, esaltante e incoraggiante la lotta dei lavoratori della GKN, alla quale sta partecipando il PMLI, le cui modalità basate sulla democrazia diretta, l'ampia unità di forze in campo e lo stesso slogan "Insorgiamo": "è certo che lascerà un segno profondo nella lotta di classe e sarà per sempre fonte di ispirazione per le lavoratrici e i lavoratori che non vogliono essere schiavi del capitalismo"
, rileva Scuderi.
In particolare, nella prospettiva del suo rovesciamento dalla piazza occorre per Scuderi obbligare il governo Draghi a realizzare questi otto punti:
"1. Potenziare la sanità pubblica, abolire la sanità privata, nazionalizzare le aziende farmaceutiche, cancellare i brevetti sui vaccini per fermare la strage dei contagiati da Covid-19 e in vista di una nuova possibile pandemia. Noi siamo a favore della vaccinazione e del green pass ma contrari al loro obbligo. I tamponi devono essere gratuiti. 2. Dare lavoro indeterminato a tutti i disoccupati, in particolare alle donne e ai giovani, abolire il precariato, far ritirare i licenziamenti alla GKN di Campi Bisenzio, alla Whirlpool di Napoli e alle altre aziende, bloccare i licenziamenti, dare 1.200 euro al mese a chi è senza lavoro e ammortizzatori sociali, abolire la legge Fornero. 3. Aumentare di un terzo i finanziamenti già stanziati per il Meridione d’Italia. 4. Non concedere l’autonomia differenziata sotto qualsiasi forma. 5. Abolire permanentemente la didattica a distanza e le classi pollaio, assicurare mezzi di trasporto adeguati, sicuri e gratuiti per le studentesse e gli studenti. 6. Non aderire all’esercito europeo che si prospetta. 7. Ritirare tutte le missioni militari italiane all’estero, a partire da quelle in Iraq e in Sahel, e non armare i droni. 8. Riconoscere il governo dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, riaprire l’ambasciata italiana a Kabul, evitare qualsiasi azione che possa ritorcersi in attentati terroristici che pagherebbe col sangue il popolo italiano".
Il compagno rilancia poi l'importanza della realizzazione dell'obiettivo strategico a medio-termine sul quale è concentrato tutto il Partito: ossia l'acquisizione di un corpo da Gigante Rosso (la testa è già rossa e forte), condizione indispensabile affinché il PMLI possa svolgere il suo ruolo d'avanguardia fino in fondo.
Crescita che non è da intendersi solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi, da questo punto di vista servono tanti e bravi militanti, simpatizzanti e amici del Partito, anche se come diceva Stalin la cosa in ultima analisi più preziosa per quanto riguarda la militanza è certamente la qualità (va da sé che la quantità non può essere pari allo zero), giacché soltanto semi rossi di qualità possono portare le masse in quantità a sostenere il Partito e la sua linea, anche perché nella storia ciò che è nuovo e giusto è quasi sempre appannaggio all'inizio di una minoranza, ma se incarna davvero la verità e i bisogni delle masse prima o poi diverrà appannaggio della maggioranza.
A proposito quindi della qualità in generale del lavoro politico dei marxisti-leninisti, siano essi militanti e simpatizzanti (quanto ai dirigenti il compagno ha sempre dimostrato con il suo esempio e sempre esortato gli altri compagni dirigenti alla totale dedizione al Partito e alla causa) invita tutti i compagni a migliorare il proprio lavoro politico prendendo a modello Mao, studiare per trasformare la propria concezione del mondo, rispettare il centralismo democratico, praticare la critica e l'autocritica, tutto cose determinanti per vincere contro i nemici del popolo e sbarrare la strada all'ingresso dei falsi comunisti nel PMLI, lanciandosi con ardore nella lotta di classe in base alla parola d'ordine del Partito, sempre attuale "Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi" citando anche questa preziosissima indicazione di Mao: “Un comunista deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione, sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comunista”.
Il compagno invita quindi a concentrarsi anche sull'imminente tornata elettorale amministrativa e per le regionali in Calabria rilanciando l'astensionismo tattico marxista-leninista e l'obiettivo strategico della creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente: le Assemblee Popolari e i Comitati Popolari.
Infine Scuderi spiega gli importanti successi ottenuti dal PMLI in tutti questi anni e in particolare come sia stato possibile ottenerli da parte dello stesso Segretario generale: "l’impegno senza risparmio di energie alla causa del PMLI e del socialismo; lo studio sistematico, assiduo e intenso del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della realtà nazionale e internazionale; l’integrazione attenta, coerente e dialettica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao alle condizioni concrete del nostro Paese; la collaborazione, il sostegno, i consigli, i pareri, le osservazioni e gli incoraggiamenti dei dirigenti nazionali del Partito, in particolare dei responsabili delle Commissioni centrali e de 'Il Bolscevico'” auspicando che anche questo ultimo fattore vada ad aggiungersi ai precedenti tre, già acquisiti, per il nuovo Segretario generale e in generale per la futura Segreteria, esortando in ultima analisi i compagni meno giovani ad essere da esempio per i giovani e quest'ultimi a imparare dai primi per farsi trovare pronti nel raccogliere la fiaccola da parte dei meno giovani, quando sarà il momento (fra mille anni, si capisce)”.
Evviva, evviva, evviva il rosso potente e magistrale discorso sugli insegnamenti di Mao contro il revisionismo del nostro impareggiabile condottiero Giovanni Scuderi, vero faro di tutti i marxisti-leninisti del mondo, pronunciato a nome del CC del PMLI alla Commemorazione di Mao nel 45° Anniversario della scomparsa!
Un discorso esemplare da studiare, assimilare e applicare nella lotta per trasformare il mondo e noi stessi!
Avanti, con forza e fiducia, sulla Via dell'Ottobre, verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Spazziamo via il governo del banchiere massone Draghi!
Viva Mao, Viva Scuderi, Viva, Viva, Viva il Partito del proletariato, della riscossa e del socialismo.
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
29 settembre 2021