500 euro in più per ogni famiglia all'anno
Stangata di Draghi e Cingolani
Le bollette del gas e della luce aumentano del 40%
Dopo i rincari del 9,9 per cento sulla luce e del 15,3 sul gas registrati nel trimestre luglio – settembre scorso, l'autunno avrà peggior sorte per quanto riguarda il costo delle bollette.
Il ministro della Transizione Energetica Roberto Cingolani ha annunciato futuri rincari fino al 40% sulle fatture dell'energia a partire da ottobre; un aumento che peserebbe fino a 500 euro in più ad ogni famiglia italiana su base annua, rispetto ai costi attuali che sono già un salasso.
Un aumento spropositato anche perché nell'ultimo decennio esso (nella media delle energie esaminate) è stato del 30% e stavolta dunque, in soli tre mesi, l'aggiornamento delle tariffe dell'Arera (l'autorità di luce, acqua e gas) sarà addirittura maggiore di quello di tutto il decennio precedente.
Per intendersi, la metà dell'importo delle fatture che paghiamo è composto dai cosiddetti oneri di sistema, costi di trasporto, accise e imposte, mentre l'altra metà è direttamente decisa dal fornitore e dal distributore, e quindi dal mercato.
Cingolani ha attribuito la responsabilità dei rincari all'aumento della domanda di gas post-Covid, all'inflazione, e soprattutto a quello che ha definito “l'aumento del costo ecologico” di tutte le iniziative messe in campo per la “sostenibilità”, a partire dall'aumento delle quote sui permessi di emissione di CO2.
Ora, a parte l'inflazione che riveste un ruolo quasi insignificante nelle proporzioni dei rincari, la truffa ideologica del ministro della “finzione ecologica” sta proprio nel ribaltare quel concetto fondamentale che dovrebbe vedere le rinnovabili come solare, idrico e eolico su tutte, punti fermi nel processo di transizione e di contrasto al riscaldamento globale, e non come un costo inefficiente, causa di spesa per tutti.
Infatti, anche parlando dei certificati di emissione di CO2 – una tassa stabilita dall'UE che viene imposta alle aziende che emettono anidride carbonica utilizzando le fonti fossili – il ministro sa bene che, se da un lato certe multinazionali pagano effettivamente queste sanzioni, dall'altro gli esborsi vengono riversati e recuperati proprio sulle bollette degli utenti finali. Quindi in ultima analisi le sanzioni di emissione le paghiamo noi.
Al rilancio di questa “emergenza”, si sono rincorse voci sull'intenzione di trasferire sotto la fiscalità generale (cioè le tasse dei contribuenti) gli oneri di sostegno delle rinnovabili che oggi pesano per circa il 70 per cento degli oneri di sistema (a loro volta circa un quarto della bolletta); ma anche questa soluzione è un cane che si morde la coda poiché comunque pagherebbero ancora una volta gli utenti e i profitti delle aziende non sarebbero neppure scalfiti.
Tornando agli Ets, i permessi di emissione di CO2, l'Italia nel secondo trimestre ne ha ricavato 719 milioni di euro (+168% dell'anno precedente e quasi il doppio del primo trimestre) e per fine anno sono stimati in 2,5 miliardi; secondo alcuni – modificando un decreto del governo Monti che ne destinava la metà all'abbattimento del debito pubblico – potrebbero essere restituiti agli utenti.
Capite bene però che se ENEL, ENI e compagnia continueranno ad addebitare le loro spese in bolletta, permarrà il gioco delle tre carte senza un beneficio reale per la popolazione, utile soltanto al mantenimento dei giganteschi profitti; Enel ha chiuso il 2020 con un risultato netto in crescita del 20,1% a 2,61 miliardi di euro, mentre ENI nel primo trimestre del 2021 ha consolidato un utile netto pari a 270 milioni di euro, quasi quintuplicato rispetto allo stesso trimestre 2020.
Cingolani con le sue dichiarazioni ha fatto un nuovo passo in avanti sulla strada tracciata solo pochi giorni fa rispolverando il nucleare cosiddetto “verde”, e infatti Osvaldo Napoli di Coraggio Italia, il partito di destra di Giovanni Toti, governatore della Liguria, è stato il primo a sollecitare il ministro a “porre con urgenza il tema del nucleare all'attenzione del governo
”, come se di attenzione non ce ne fosse già abbastanza.
Analisi e proposte che dunque non stanno in piedi e che sviano le reali motivazioni di questa escalation insostenibile che sono in realtà il libero mercato capitalistico. In particolare, la responsabilità dei rincari è da ricercarsi principalmente in due aspetti fondamentali: il ritardo sulle rinnovabili e l'intoccabilità dei profitti privati dei gestori dei servizi.
La prima questione, che Cingolani tenta di confondere in ogni modo, si spiega da sola e smaschera anche coloro (praticamente tutto il panorama politico nazionale istituzionale) che osannava proprio il gas come strumento principale di transizione, fonte comunque fossile e inquinante seppur in misura minore rispetto alle tradizionali come il petrolio e il carbone, che oggi è la regina delle energie più costose.
Ma ciò è del tutto normale nel capitalismo poiché essendo l'energia considerata semplicemente una merce con cui fare profitto, è proprio quella più in voga ad attirare gli interessi delle multinazionali dell'energia. Lo abbiamo visto osservando con quanta veemenza i premier italiani a partire da Renzi in poi hanno fatto carte false per la costruzione di nuovi gasdotti nel sud Italia come Eastmed-Poseidon e TAP per assicurare vantaggi ad ENI.
Oggi è acclarato che gli impianti per la produzione di energia rinnovabile sono rapidi da costruire e meno costosi sia in termini economici, e ovviamente in termini ambientali, ed è su questi che devono incentrarsi tutti gli sforzi del governo che deve avere il coraggio di stoppare immediatamente i sussidi alle fonti fossili, gas incluso.
In generale, se in prospettiva solo un sistema economico diverso, socialista, potrà sottrarre dalle mani degli speculatori elettricità, luce e gas considerandoli un diritto per tutti, oggi il problema del caro bollette potrà essere risolto non con i palliativi ipotizzati privi di reale efficacia, ma rendendo interamente pubbliche ENI e ENEL, gestite dallo Stato quali aziende fornitrici di un servizio essenziale, interrompendo così quella logica economicamente devastante per la popolazione che vede in ultima analisi la tutela dei profitti come l'assoluta priorità di Cingolani, del governo del banchiere massone Draghi e dei partiti borghesi che lo sostengono.
Nell'immediato, sono ENI, ENEL e compagnia che devono ridurre i propri guadagni per scongiurare l'ennesimo aumento delle bollette dell'energia, senza ulteriori addebiti né sulle utenze finali e tantomeno surrogate da nuovi prelievi dalla fiscalità generale.
29 settembre 2021