Usa
650 cortei per l'aborto
Con 650 cortei in tutti e 50 gli Stati lo scorso 2 ottobre è tornato in piazza il movimento in difesa del diritto all'aborto negli Usa. A Washington circa 10.000 manifestanti si sono radunati in una piazza vicino alla Casa Bianca per marciare verso la Corte Suprema, a New York le manifestanti si sono riunite nella Foley Square di Manhattan, in Texas la protesta si è svolta a Austin davanti la sede del governo locale. È stata una forte e visibile opposizione alle misure che vari governatori repubblicani hanno recentemente varato per renderlo un diritto impraticabile. Nel mirino della destra americana c'è l'abolizione della sentenza della Corte Suprema del 1973 conosciuta come Roe v. Wade che ha legalizzato l'aborto negli Usa ma che nessuna amministrazione, neanche democratica, ha reso vincolante per tutti gli Stati, lasciando un margine per la sua applicazione; la scappatoia usata per rendere di fatto impossibile l'aborto come in Mississippi e in Texas, il secondo stato più popoloso del paese. Solo dall’inizio del 2021 sono state introdotte 70 nuove forme di restrizione all’accesso all’aborto in 15 Stati.
Nel maggio scorso era stato il governatore Repubblicano Greg Abbott del Texas a dare il via al nuovo attacco al diritto all'aborto con la firma della legge che porta il titolo “Senate Bill 8” e conosciuta come la "legge del battito cardiaco", che vieta l’aborto una volta che il personale medico abbia riscontrato “attività cardiaca” nell’embrione, di solito attorno alle sei settimane, anche se a questo punto della gravidanza non c’è ancora un organo cardiaco vero e proprio. Non sono previste eccezioni in caso di stupri e incesti mentre è permessa la delazione perché chiunque può denunciare i medici che praticano le interruzioni di gravidanza dopo il periodo consentito e chiunque altro aiuti una donna a farlo.
Questa legge è stata definita "la più restrittiva degli Stati Uniti" dal New York Times
dato che statisticamente nei centri dello Stato quasi 9 aborti su 10 avvengono dopo la sesta settimana di gravidanza, in una delle poche decine di cliniche che ancora lo praticano. Entrava in vigore l'1 settembre dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti respingeva la richiesta di bloccarla.
Tra corsi e ricorsi la legge del Texas veniva temporaneamente bloccata da un giudice federale il 7 ottobre ma resa di nuovo operativa due giorni dopo dalla Corte d’appello federale. Il prossimo appuntamento in tribunale è per l'1 dicembre alla Corte suprema, che con le nomine di Trump ha una maggioranza di destra, che discuterà la norma anti-aborto del Mississippi. Diventa quindi ancor più necessaria la presenza in piazza del movimento delle donne in difesa del diritto all'aborto una battaglia che non può certo contare sul contributo dell'amministrazione Biden.
13 ottobre 2021