Proteste il tutta Italia contro l'obbligo del green pass sui luoghi di lavoro
I portuali in prima fila. Sciopero indetto dalla Fiom-Cgil alla Ferrari di Maranello
SQUADRISMO DELLA POLIZIA CONTRO I PORTUALI E NO GREEN PASS A TRIESTE

Mobilitazioni in tutta Italia contro la decisione del governo guidato dal banchiere massone Draghi di rendere obbligatorio il green pass sui luoghi di lavoro. Un tema molto divisivo; però le manifestazioni che ci sono state il 15 ottobre, giorno dell'entrata in vigore dell'obbligo, hanno chiarito una cosa: i fascisti sono certamente infiltrati nel movimento che si oppone a questa misura, ma non ne rappresentano assolutamente la maggioranza e non sono riusciti come a Roma a inquinarlo e a egemonizzarlo.
Emblematiche sono state le manifestazioni di Genova . Qui la protesta è scattata all'alba davanti ai varchi portuali del terminal Psa a Pra’ e di ponte Etiopia a Sampierdarena, presidi che hanno bloccato il porto vecchio. La protesta dei lavoratori portuali ha avuto l’appoggio dell’Usb. Per prendere inequivocabilmente distanza dai fatti di Roma, davanti al varco Etiopia è stato srotolato lo striscione “No green pass, no fascisti”. Inoltre, 68 lavoratori del Psa hanno inviato una diffida all’azienda contro l’applicazione della normativa nazionale sul green pass.
Più variegata la protesta in centro città. Qui una delegazione che stava manifestando sotto il Palazzo del Governo di Genova è stata ricevuta dal prefetto. Almeno 500 persone, tra cui gli attivisti del sindacato Cub e di “Libera Piazza Genova”, i rappresentanti degli studenti universitari, dipendenti pubblici e lavoratori delle ferrovie, alcuni coristi del Teatro Carlo Felice. Successivamente si sono uniti a chi fin dalla mattina presidiava i varchi portuali di Genova, bloccando la viabilità sul lungomare. I manifestanti hanno bloccato anche il varco Albertazzi, a San Benigno, che interessa l’accesso ai traghetti. Il presidio dei lavoratori di Amt (trasporti pubblici) davanti alla sede di via Bobbio ha invece bloccato la viabilità in zona Staglieno. In tutto hanno manifestato alcune migliaia di persone.

Proteste e cariche a Trieste
Stesse scene anche a Trieste . I portuali di questa città sono stati i primi a lanciare la mobilitazione contro il green pass sui posti di lavoro. Qui i manifestanti sono stati 7/8mila, nonostante il capoluogo giuliano non sia certo una metropoli, perché qui il movimento No green pass è assai radicato tra la popolazione e già in estate vi erano state ampie mobilitazioni contro la proroga del coprifuoco, e in generale contro la gestione della pandemia da parte del governo, con la creazione di un coordinamento cittadino a forte base popolare, non certo fascista, che è andato a ingrossare le fila dello sciopero dei sindacati di base dell'11 ottobre, non a caso molto partecipato.
I portuali, anche per il loro ruolo storico e centrale nel movimento operaio cittadino, hanno poi assunto la testa di questa lotta, assieme ad altri lavoratori. Il 15 ottobre è stato quindi quasi naturale che lo scalo marittimo fosse al centro della mobilitazione, con migliaia di manifestanti raggruppati davanti al Varco 4 tra urla 'libertà' e slogan contro il governo Draghi. I portuali hanno allontanato Fabio Tuiach, ex Lega e Forza Nuova, noto provocatore, che si era infiltrato e aizzava la folla contro i giornalisti. A Trieste il comitato cittadino no green pass è molto eterogeneo e va dai portuali ai tassisti ai ferrovieri alle famiglie meno abbienti ai lavoratori delle grandi aziende (Warsila, Flex) fino ai centri sociali.
Nonostante le minacce liberticide antisciopero della Commissione di garanzia, del prefetto e del presidente dell'Autorità portuale, lo sciopero di venerdì 15 c'è stato lo stesso, e seppur non bloccata del tutto, l'attività del porto è stata rallentata dalla larga adesione. All'inizio della nuova settimana davanti allo scalo marittimo continuava il presidio con la presenza di centinaia di persone, poi sgomberate. Sui media locali e nazionali si affermava che la protesta non incideva sulle attività economiche, ma poi è stata inviata la polizia in assetto antisommossa “perché il porto non si può fermare”. Un'azione squadristica, con l'uso di scudi, manganelli, idranti e blindati della polizia che si sono fatti largo tra portuali e manifestanti per liberare gli accessi al porto di Trieste, poi sigillato con new jersey e barriere in ferro e varchi presidiati dalle “forze dell'ordine”.
Poiché Trieste ha catalizzato l'attenzione di tutta Italia, alcuni personaggi assai discutibili si sono presentati in città per avere attenzione mediatica o per strumentalizzare la protesta, non a caso il Comitato cittadino No green pass si è dissociato dalle azioni di alcuni gruppetti. Detto questo è inaccettabile vedere la polizia che lancia lacrimogeni, spara con gli idranti e manganella lavoratori e manifestanti che protestano contro una misura non sanitaria che discrimina e che solleva i padroni dalle loro responsabilità, mentre i veri fascisti sono lasciati liberi di scorrazzare per le città e sono stati scortati nell'assalto alla sede della Cgil com'è accaduto a Roma.

Le proteste nel resto d'Italia
Proteste anche nel porto di Ancona . Nel capoluogo marchigiano alcune centinaia di persone hanno impedito l'accesso alla zona, causando lunghe file di auto e mezzi pesanti, disagi alla viabilità e ridotta operatività dello scalo marittimo.
Presidi di protesta si sono svolti davanti ai cancelli di alcune fabbriche, come la Fiat Avio di Rivalta, alle porte con Torino. Uno sciopero di due ore è stato indetto dalla Fiom alla Ferrari di Maranello . Qui i metalmeccanici della Cgil e la Rsa del “cavallino rampante” si sono espressi chiaramente contro l'obbligatorietà del foglio verde denunciato come “un sistema discriminatorio” e chiesto “tamponi gratuiti per chi non è vaccinato”. Sempre in Emilia, a Bologna un gruppo di lavoratori Tper (trasporti pubblici) guidati dalla Usb, ha protestato davanti alla sede dell'azienda contro il green pass e per "sottolineare le contraddizioni di questo provvedimento che riteniamo non abbia nulla a che fare con la salute pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro". Sono state cancellate alcune corse dei bus e 47 treni regionali.
A Milano presidi spontanei di lavoratori all'esterno o in prossimità di sedi dell'Atm (l'azienda cittadina di trasporti). Alla periferia della città un presidio di lavoratori Amsa, cui si sono aggiunti vari manifestanti No Green Pass, composto da oltre un centinaio di persone, si sono ritrovate all'esterno della sede della società che gestisce la raccolta dei rifiuti. A Settala (Milano), alcune decine di lavoratori aderenti al SI Cobas, per lo più con mansioni di facchinaggio, hanno attuato un presidio davanti alla Dhl, dove sono stati bloccati i camion in uscita dall'azienda. I lavoratori in protesta hanno chiesto che i tamponi per entrare a lavorare, per chi non ha il green pass, siano a carico del datore di lavoro.
Queste sono solo alcune delle proteste, quelle più strettamente legate ai luoghi di lavoro. Poi ci sono le manifestazioni che si sono svolte in molte città. Ricordiamo tra le più grandi quelle di Torino , Milano , Bologna , Firenze , Roma . Certo i fascisti, come al solito, cercano di strumentalizzare la lotta. Il movimento no green pass, per raggiungere i propri obiettivi e per tutelare la propria autonomia, ha la necessità di prendere le distanze da tali gruppi, isolarli, ed espellerli dal suo seno. Ma Il quadro che viene fuori da queste proteste, è ben diverso da quello dipinto dai media. Nelle piazze, come abbiamo visto, ci sono lavoratrici e lavoratori, precari, giovani.
La lotta rimane giusta. Come scritto nel Comunicato stampa del PMLI “No all'obbligo del green pass No all'assalto squadristico fascista alla sede della CGIL”, il governo del banchiere massone Draghi, al servizio del regime capitalista neofascista, “deve ritirare immediatamente il decreto sul green pass perché le lavoratrici e i lavoratori che sono contrari non possono e non devono essere sospesi dal lavoro e privati del salario. Il lavoro non si può negare a nessuno e per nessun motivo. Va difeso e tutelato a ogni costo. In ogni caso i tamponi devono essere gratuiti”.

20 ottobre 2021