Recitata in parlamento
Farsa sullo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i gruppi neofascisti
Il PD e i suoi alleati ritirano le loro mozioni per un generico ordine del giorno unitario e si astengono sulla mozione della destra
Il “centro-destra” chiede lo scioglimento del PMLI

Sull'onda dello sdegno antifascista sollevata dall'assalto squadristico fascista di Forza Nuova alla sede nazionale della Cgil del 9 ottobre, che ha rievocato sinistramente gli assalti alle sedi dei sindacati e dei partiti antifascisti compiuti dalle squadracce mussoliniane, i partiti parlamentari della “sinistra” borghese si sono decisi a chiedere lo scioglimento di FN e degli altri gruppi che si richiamano al fascismo, presentando in parlamento delle mozioni che impegnavano il governo in tal senso. Ciò sulla base della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, che vieta la ricostituzione del disciolto partito fascista, e della legge Scelba n. 645 del 20 giugno 1952 che ne dà attuazione.
Una legge applicata finora in soli tre casi, quello di Ordine Nuovo, sciolto nel 1973, quello di Avanguardia Nazionale, sciolta nel 1976, e quello del Fronte nazionale, sciolto nel 2000, ma mai applicata negli ultimi vent'anni malgrado sia stata più volte invocata dall'Anpi e dagli antifascisti contro il proliferare di gruppi neofascisti e neonazisti dichiarati, come FN, CasaPound, Lealtà Azione e simile feccia, e nonostante il crescendo di aggressioni squadristiche e pestaggi, episodi di razzismo, manifestazioni con ostentazione di simboli nazifascisti e saluti romani. Organizzazioni e gruppi che hanno evidenti legami e protezioni nei partiti della destra parlamentare, come la Lega neofascista e razzista di Salvini e Fratelli dell'Italia mussoliniana della sua diretta concorrente al titolo di neoduce, Giorgia Meloni, come è stato documentato anche da una recente inchiesta di Fanpage .

 

Le mozioni di PD, LeU, IV e M5S
Ai sensi della legge Scelba, articolo 3, lo scioglimento può avvenire in seguito ad una sentenza della magistratura che accerti “la riorganizzazione del disciolto partito fascista”, come è stato per i tre casi summenzionati. Ma “nei casi straordinari di necessità e urgenza” può avvenire anche per iniziativa diretta del governo, con un “provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge”. È proprio questa la richiesta che proveniva dall'Anpi e dagli antifascisti e i democratici di tutto il Paese, come la grande manifestazione nazionale antifascista del 16 ottobre a Roma ha confermato con forza. E in questo senso sembravano anche orientate le mozioni presentate già l'11 ottobre dai partiti parlamentari di area “centro-sinistra”.
Nell'annunciare quella del PD, Emanuele Fiano, richiamando lo scioglimento di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale su sentenza del giudice Vittorio Occorsio, assassinato per questo dai fascisti, aggiungeva infatti: “La legge però offre un'altra possibilità, ossia che a muoversi sia l'esecutivo. E siccome il parlamento ha potere di indirizzo noi vogliamo spingere il governo Draghi ad agire. Gli arresti di Fiore e Castellino (rispettivamente leader nazionale e romano di FN, ndr.), entrambi pregiudicati, aggiungono forza alla nostra richiesta”.
Ed effettivamente la mozione del PD, firmata alla Camera anche dal M5S, impegnava il governo “a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”. Anche quelle presentate in Senato da LeU, Italia Viva e M5S erano abbastanza simili nel dispositivo; tranne che quella di LeU, firmata anche da Liliana Segre, citava espressamente FN, CasaPound e Lealtà Azione tra tutte le organizzazioni di ispirazione fascista da sciogliere, e quella di IV si limitava invece alla sola FN.
Tuttavia il PD era anche disposto a trovare un compromesso col “centro-destra” su una mozione comune, ma la richiesta veniva rispedita seccamente al mittente. Per Forza Italia una mozione comune era possibile solo se diretta “contro tutti i totalitarismi” e comprendeva anche le “organizzazioni sovversive della sinistra”. Per Salvini l'unità del parlamento poteva realizzarsi solo su “un documento contro ogni genere di violenza e per sciogliere tutte le realtà che portano avanti la violenza, non è che la violenza dei centri sociali lo è meno”.

 

L'infame attacco di FdI e del “centro-destra” al PMLI
Per non parlare di FdI, con la Meloni che cercava di negare l'evidenza, dichiarando alla manifestazione dei franchisti spagnoli di Vox di “non conoscere la matrice” dell'assalto squadrista alla CGIL; e che con impareggiabile faccia tosta, nell'interrogazione in parlamento alla ministra dell'Interno Lamorgese, rovesciava la frittata evocando addirittura la “strategia della tensione” dietro l'assalto dei suoi protetti di FN. Arrivava persino a presentare in Senato una propria mozione visceralmente anticomunista, la n. 1-00427, che ignorando del tutto il tema in questione, cioè il fascismo e FN, e partendo dall'anticomunista, provocatoria, menzognera e falsificatrice risoluzione del parlamento europeo del 2019 che equipara il comunismo al nazifascismo, metteva invece in fila i presunti “crimini del comunismo” passati, presenti e futuri per arrivare a chiedere al governo di “contrastare in campo internazionale il fenomeno dei totalitarismi”, e “a livello nazionale qualsiasi fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova l'integralismo islamico o altri fenomeni di totalitarismo di qualunque matrice esso sia”.
Ma la mossa più infame della caporiona fascista è stata quella di chiedere e ottenere dai suoi alleati di FI e Lega, una modifica alla mozione comune del “centro-destra” alla Camera, la n. 1-00534, che pur non nominando mai anch'essa il fascismo e FN, chiedeva tuttavia vagamente al governo di dare seguito “alle verifiche e agli accertamenti della magistratura in ordine agli episodi del 9 ottobre 2021”. La modifica consisteva infatti nell'aggiunta di un corposo passaggio, inserito di seguito ad un lungo elenco di “episodi di violenza” attribuiti a Centri sociali, cortei antifascisti, manifestazioni No Tav, studentesche ecc., per tirare in ballo “altrettanti gravi episodi di violenza” antisemita e “contro lo Stato di Israele” ad opera di “associazioni legate alla sinistra estrema quanto all'estrema destra e al radicalismo islamico”, azioni anch'esse “certamente perseguibili ai sensi della legge Scelba e dell'articolo 270 del codice penale”. E al riguardo si citavano espressamente “le ripetute aggressioni alla Brigata ebraica da parte dei Centri sociali in occasione del 25 Aprile”, “il Partito marxista leninista italiano di Firenze che organizza la commemorazione del dittatore Mao Tse Tung e pubblica manifesti accusando Israele di essere una nazione di 'criminali nazisti sionisti' con foto di un palestinese armato”, e “i cento centri sociali che combattono 'l'apartheid israeliano', il cui elenco è pubblicato in rete”. La tesi contro il PMLI è stata rilanciata dal deputato di FdI Ylenja Lucaselli.

 

Le manovre per insabbiare lo scioglimento di FN
È questa un'evidente quanto criminale mossa tattica per impedire lo scioglimento di FN e degli altri gruppi neofascisti mettendoli in un unico calderone con la sinistra di opposizione, e che non esita ad additare specificamente il nostro Partito come bersaglio per il governo, la magistratura e le squadracce fasciste. Una mossa denunciata prontamente con un comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI, in cui tra l'altro si auspica “che le parlamentari e i parlamentari antifascisti non consentiranno ai colleghi fascisti di realizzare il loro obiettivo”; e si sottolinea che “comunque andrà a finire, Fratelli dell'Italia di Mussolini e l'aspirante duce d'Italia Meloni mettano in conto che un nuovo 25 Aprile li spazzerà via”. Questo comunicato, mentre è stato vergognosamente ignorato dai media, ha suscitato un’ampia solidarietà al PMLI da parte di gruppi e singoli antifascisti.
Non è la prima volta che i fascisti doc di FdI mettono nel mirino i partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, come dimostrano i due disegni di legge presentati dal loro senatore Cirielli per chiederne lo scioglimento e incarcerare i dirigenti e i militanti. Tuttavia è gravissimo che nelle sue cronache parlamentari Il Manifesto trotzkista non abbia mai citato questo infame attacco fascista al PMLI, l'unico partito in quanto tale a essere stato tirato in ballo dalla mozione del “centro-destra” per chiederne lo scioglimento ai sensi della legge Scelba e del famigerato articolo 270 del codice penale ereditato dal codice fascista Rocco.
Intanto, appena depositate le mozioni in parlamento con le richieste di scioglimento di FN e degli altri gruppi neofascisti, sono cominciate subito le manovre per rinviare il tema alle calende greche. Il primo è stato Mattarella, che rispondendo a Berlino a una domanda del presidente tedesco Steinmeier sull'assalto fascista alla CGIL, ha sottolineato che “il turbamento è stato forte, la preoccupazione no. Si è trattato infatti di fenomeni limitati che hanno suscitato una fortissima reazione dell'opinione pubblica”. Quindi, secondo il capo dello Stato, nessun paragone è possibile con lo squadrismo mussoliniano degli anni '20, e non ci sono i presupposti per appellarsi alla XII disposizione della Costituzione e alla legge Scelba per sciogliere i gruppi neofascisti.
Subito dopo, nella sua scia, è intervenuto lo stesso Draghi, che nella conferenza stampa sul G20 straordinario per l'Afghanistan, rispondendo alla domanda se fosse orientato a chiedere lo scioglimento di FN, ha risposto che “la questione è all'attenzione nostra, ma anche dei magistrati, che stanno continuando le indagini e formalizzando le loro conclusioni. Ora a questo punto noi stiamo riflettendo”. La tattica del banchiere massone è chiara: escludere la via di un decreto immediato del governo e rimandare ogni decisione ad un'eventuale (se mai ci sarà) sentenza di scioglimento emessa dalla magistratura.

 

La frenata del “centro-sinistra” e il “passo avanti” della destra
Ed è questa la linea a cui si è immediatamente accodato anche il PD quando le varie mozioni sono andate in votazione, il 21 ottobre alla Camera e il giorno prima al Senato, in un'aula semideserta a sottolineare il sostanziale disinteresse dei partiti, ormai rassegnati al ruolo di comparse al quale li ha ridotti il presidenzialismo di Draghi. Il PD ha trasformato infatti la sua mozione in un ordine del giorno, meno vincolante per il governo, a cui hanno aderito anche LeU, IV e M5S, in cui il dispositivo è stato modificato sostituendo la frase “impegna il governo a dare seguito al dettato costituzionale...”, che poteva sottintendere un decreto immediato di scioglimento di FN e degli altri gruppi neofascisti, con la frase “impegna il governo a valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale...”. Ove con quel “valutare le modalità” si rinuncia alla richiesta di un decreto del governo e si lascia a Draghi la libertà di decidere di aspettare una (eventuale) sentenza di scioglimento emessa dalla magistratura.
Da parte sua anche la destra ha fatto quello che la capogruppo PD alla Camera, Serracchiani, ha definito con compiacimento “un passo in avanti per noi importante”, riformulando la sua mozione che chiede sempre al governo di “valutare le modalità per attuare ogni misura per contrastare tutte – nessuna esclusa – le realtà eversive dei valori fondamentali dell'ordinamento costituzionale”, ma ha cassato l'elenco dettagliato degli “episodi di violenza” attribuiti a gruppi e movimenti di sinistra, compreso il passaggio sul PMLI. Conservando tuttavia, su insistenza di FdI, il paragrafo più generico sulle “aggressioni anche di natura antisemita e antisionista” al quale la mozione originale aveva agganciato l'attacco al nostro partito.

 

Sciogliere subito FN e tutti i gruppi neofascisti
È evidente che anche la destra non ha voluto fare le barricate, una volta preso atto che il “centro-sinistra” rinunciava alla via del decreto governativo subito per rimettere tutto nelle mani di Draghi, il quale aveva già deciso di passare la palla ai magistrati. Tant'è vero che il PD ha cercato anche in aula, inutilmente, la convergenza su una mozione comune con la destra, disposto per questo ad accettare anche il principio della condanna di “chiunque in questo Paese attui forme di violenza politica eversiva dell'ordine costituito” (Fiano). Ed è arrivato, insieme agli altri tre partiti firmatari dell'odg, ad astenersi sulla mozione della destra, che a sua volta si è astenuta sul documento del “centro-sinistra”.
Questa votazione farsa conferma insomma la volontà comune di Quirinale, Palazzo Chigi e partiti della destra e della “sinistra” borghese di insabbiare ancora una volta l'irrinunciabile questione dello scioglimento di tutti i gruppi che si richiamano al fascismo e al nazismo. Che cosa occorre ancora, oltre all'assalto e alla devastazione della sede della CGIL, che ricalca in tutto e per tutto gli assalti delle camicie nere di Mussolini di 100 anni fa, per applicare finalmente la Costituzione e sciogliere le formazioni neofasciste? Se non ora, quando?
Non vorremmo che si cogliesse invece l'occasione per girare la frittata e mettere nel mirino l'opposizione di classe, con la scusa classica degli “opposti estremismi”, come fa la ministra Lamorgese che ha annunciato misure di polizia “straordinarie” in occasione del prossimo G20 a Roma. Draghi firmi subito il decreto di scioglimento di Forza Nuova e di tutti i gruppi neofascisti o se ne vada a casa!
 

27 ottobre 2021