Lo rivela la Confederazione europea dei sindacati
Tre milioni di lavoratori in Europa non hanno soldi per il riscaldamento a casa
"In Europa milioni di lavoratori sottopagati, pur avendo un lavoro a tempo
pieno, devono scegliere tra riscaldare la propria casa o nutrire adeguatamente la propria famiglia o pagare il loro affitto. Questo è inaccettabile. Purtroppo l'aumento dei prezzi dell'energia significa che dopo un lungo giorno o notte di lavoro, più persone entreranno in una casa al freddo questo inverno", denunciava la segretaria generale del Ces, la confederazione europea dei sindacati, Esther Lynch che auspicava l'allargamento della contrattazione collettiva, "il modo migliore per garantire un salario equo" a difesa dei livelli di vita dei lavoratori. La denuncia era contenuta nella presentazione a fine settembre di una ricerca commissionata dalla Ces che stimava in ben 2,7 milioni i lavoratori in tutta l'Unione europea, dei quali quasi un terzo in Italia, che non possono permettersi il riscaldamento a causa dei loro bassi salari e del costo sempre più alto delle bollette. Un numero sottostimato, avvertiva la Ces che ha sottolineato che nello studio la soglia di riferimento per il calcolo dei lavoratori poveri sia stata fissata a un reddito di meno del 60% del reddito equivalente medio nazionale mentre nella stima del numero reale di lavoratori poveri dovrebbero essere inclusi anche coloro che guadagnano meno del 50% del salario medio. Per l'Italia il dato corrisponde a un salario inferiore alla fascia 550-820 euro, diversificata a lilvello regionale.
I quasi 3 milioni di lavoratori non in grado di pagare il riscaldamento pur lavorando a tempo pieno sono ben il 15% dei lavoratori europei. In numeri assoluti il vergognoso record spetta all'Italia con 833 mila lavoratori; seguono la Spagna con 390 mila, la Francia con 300mila e la Germania con 237mila. In termini percentuali il primo posto spetta a Cipro con il 45,6% di lavoratori che non possono permettersi il riscaldamento, seguita da Bulgaria con il 42,8%, Lituania con il 34,5%, Portogallo con il 30,6% e Grecia con il 28,7%. Al sesto posto l'Italia con il 26,1%, più di un quarto dei lavoratori. Una condizione sostanzialmente ignorata dal governo Draghi che scodella in serie dati positivi sulla crescita economica, sul miglioramento del prodotto interno lordo su cui ha concentrato attenzione e i maggiori investimenti, con poche o punte briciole dedicate a occupazione e condizioni di vita dei lavoratori e delle masse popolari.
La ricerca della Ces contiene anche una apposita tabella che riporta i dati del peggioramento della situazione e conseguentemente delle condizioni di vita dei lavoratori nel corso dell'ultimo decennio in 10 dei 26 Stati membri della Ue. L'incremento percentuale dal 2009 di lavoratori poveri che non possono permettersi il riscaldamento è stato del 16,6% in Croazia, del 10% a Cipro, del 7,9% in Lituania, del 7,8% nella Slovacchia, del 6% in Spagna, e del 5,2% inItalia. E lo studio Ces avvertiva che l'ultimo "aumento dei prezzi dell’elettricità in tutta Europa rischia di far sprofondare ancora più lavoratori nella povertà energetica".
27 ottobre 2021