Travolto il regime del premier Abiy Ahmed che aveva cercato la soluzione di forza contro il Tigray
Il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) avanza verso Addis Abeba
Sporche ingerenze delle potenze imperialiste
A fine ottobre i combattenti del Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf) annunciavano la conquista di due importanti città nella regione di Amhara che apriva loro la strada verso la capitale Addis Abeba. Il premier etiope Abiy Ahmed, da un mese confermato dal parlamento nella carica per i prossimi 5 anni, proclamava lo stato di emergenza per sei mesi e invitava tutti coloro che posseggono armi a prepararsi alla difesa di Addis Abeba dove continuava il rastrellamento alla ricerca degli oppositori. La rottura politica tra il governo centrale e i dirigenti del Tigray dello scorso anno era sfociata in una guerra che a fine novembre 2020 Abiy Ahmed dichiarava come vinta dall'esercito governativo che aveva stretto l'assedio sulla regione ribelle fino alla presa della capitale Mekelle. Quella del Tplf era in realtà una ritirata tattica per riorganizzare le forze, creare alleanze con l’Esercito di Liberazione Oromo (Ola) e di altri gruppi regionali dei limitrofi stati di Afar e Amhara contrari al governo e ribaltare una situazione sul campo che ha fatto fallire la soluzione di forza contro il Tigray cercata dal regime del premier Abiy Ahmed, arrivato a un passo dal tracollo.
Ahmed accusava non meglio identificate “forze straniere” di combattere nei ranghi del Tplf per distruggere il paese, trasformare l’Etiopia in una nuova Libia o in una nuova Siria. Controllare chi comanda ad Addis Abeba è certamente al centro delle attenzioni dei paesi imperialisti occidentali Usa in testa, dei nuovi contendenti imperialisti mondiali Cina e Russia e delle aspiranti potenze egemoni locali Turchia, Arabia Saudita e alleati perché è un grande paese che si trova nel cuore della strategica regione del Corno d'Africa. La Cina considera l’Etiopia una parte importante della nuova Via della Seta e tra le altre con le sue banche finanzia la Grande Diga della Rinascita Etiope (Gerd) attraverso la quale Addis Abeba intende deviare il corso del Nilo per irrigare milioni di ettari di terre coltivabili e trasformare il paese in uno dei principali produttori di energia elettrica del continente africano, con l’opposizione dei confinanti Egitto e Sudan.
Abiy Ahmed era diventato primo ministro con un largo consenso nel 2018 e l'anno successivo aveva ottenuto il premio Nobel per la pace per l’accordo con il presidente eritreo Isaias Afeworki che aveva posto fine alla ventennale guerra di confine contro l’Eritrea, una guerra che ha provocato oltre 100mila vittime. Di etnia mista oromo e amhara si presentava come elemento di unità fra le diverse etnie etiopi e paladino di una svolta democratica dopo i 17 anni di governo dei leader del Tplf alla testa della coalizione governativa del Eprdf che nel 1991 aveva sconfitto la dittatura di Menghistu Haile Mariam.
Le divergenze tra il premier e il gruppo dirigente tigrino venivano alla luce nell'agosto 2020 quando il governo decise di rinviare le elezioni politiche causa pandemia mentre Debretsion Gebremichael, presidente dello stato regionale del Tigray, decise di tenerle comunque. Dallo scambio reciproco di responsabilità sulla rottura politica allo scontro armato passavano due mesi, fino a un attacco nel novembre 2020 delle forze militari del Tplf contro una caserma dell’esercito federale a Dansha, con l’obiettivo di rubare l’equipaggiamento militare. Il governo centrale rispondeva attaccando la regione ribelle che veniva isolata col blocco delle vie di comunicazione e degli aiuti di qualsiasi genere. In un anno si sono registrati, secondo varie agenzie dell'Onu, almeno 9.000 morti, quasi 3 milioni di sfollati e almeno 400.000 persone ridotte alla fame; alle denunce dell'Onu sulle conseguenze del blocco umanitario Abiy Ahmed rispondeva il mese scorso con la cacciata dal paese di sette dirigenti delle organizzazioni delle Nazioni Unite.
Dalla parte del premier etiope è rimasta l'Eritrea che nella prima fase della guerra è intervenuta contro le forze del Tigray e la Cina che via Emirati arabi avrebbe inviato droni armati all'esercito governativo. La Russia tiene il piede in due staffe invitando le parti a cessare il fuoco e a negoziare, Usa e Europa hanno attacato il governo federale per le brutalità contro la popolazione in Tigray. L'amministrazione Biden aveva dato un segnale togliendo lo scorso settembre l'Etiopia dalla lista dei paesi africani che faciliterebbe le esportazioni verso gli Stati Uniti con dazi ridotti, una facilitazione nata negli anni della collaborazione tra Washington e il precedente governo etiope a guida tigrina dell'Eprdf che era arrivata fino alla partecipazione delle forze etiopi nella guerra in Somalia contro i "terroritsti" di al-Shabaab.
10 novembre 2021