7 miliardi in meno al Sud da quelli spettanti dal Recovery plan
Ma occorrono ancor più fondi per affrontare i problemi delle regioni meridionali

 
Il governo del banchiere massone Draghi e la sua immonda maggioranza che lo sostiene discriminano il nostro martoriato Mezzogiorno nella erogazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del piano complementare che segue le stesse regole che include fondi nazionali.
Al sud del nostro Paese spettava circa il 40% a fronte del 34% già in vigore per legge, ma al momento dell'erogazione dei primi fondi ci si è accorti che questa percentuale (peraltro insufficiente a colmare il divario territoriale con il resto del Paese) viene calcolata non sull'intero importo dei fondi stanziati di 222 miliardi di euro, ma su 206 miliardi appunto "ripartibili secondo il criterio del territorio" e che quindi, in soldoni, al Sud saranno destinati 82 miliardi invece degli 89 spettanti, 7 miliardi meno del previsto.
Una cosa infame che mostra come la famelica borghesia del Nord, rappresentata in particolare da Giorgietti, questo fascista mai pentito passato alla Lega, vero anello di collegamento tra i poteri economici e i fascioleghisti, recentemente in conflitto con Salvini, voglia fare la parte del leone nella spartizione dei fondi europei e nazionali, a scapito delle masse meridionali, ieri come oggi considerate di "serie b" rispetto alle esigenze delle grande borghesia del Centro-Nord.
L'idea di fondo è la stessa che ha dato origine alla Questione Meridionale fin dai tempi dell'Unità d'Italia, impedire la modernizzazione e l'industrializzazione del sud a tutto vantaggio della parte più criminale della borghesia meridionale, le mafie, per continuare a mantenere un terzo del Paese in condizioni ancor più miserabili dell'intero nostro popolo, per avere manodopera a basso costo, trasformare il Sud in una pattumiera di rifiuti tossici, lasciare mano libera alle mafie e impedire che venga colmato il divario con il resto del Paese.
Ai tempi dell'Unità d'Italia "L'alleanza organica tra la borghesia più conservatrice del Nord e i latifondisti del Sud sotto l'egemonia della reazionaria Casa Savoia, blocca l'economia del Sud, prevalentemente agricola, e gli preclude ogni possibilità di pieno sviluppo capitalistico dei rapporti di produzione" con l'avvento della Ue imperialista e della Seconda repubblica neofascista "Le controriforme necessarie alla borghesia monopolista italiana per entrare e rimanere nella Unione europea imperialista, le linee economiche e politiche antipopolari di quest'ultima, la lotta dei paesi dell'Unione per l'egemonia, il dominio e l'accaparramento di materie prime, di territori e di zone di influenza, hanno dato un duro colpo a settori importanti dell'economia del Mezzogiorno, nel quadro della preesistente grave condizione di sottosviluppo. " (dalle Tesi del V congresso nazionale del PMLI, dicembre 2008)
Ecco spiegato perché tutti i governi di questi anni hanno aggravato la Questione Meridionale e continua a farlo il governo del banchiere massone Draghi al servizio del capitalismo, della grande finanza e della Ue imperialista.
Entrando poi nel dettaglio delle 6 missioni che compongono il Pnrr, si scopre che solo 2 missioni rispettano il criterio del 40%, anzi lo superano: Infrastrutture (53%) e Istruzione (46%). La missione "Lavoro e Inclusione sociale" si ferma al 39%, mentre le altre tre - Rivoluzione digitale, Verde e Salute - sono ben al di sotto.
Anche gli esponenti locali meridionali del regime neofascista, sperando di salvarsi la faccia di fronte al loro sempre più risicato elettorato ammettono che i conti non tornano:
"Cerchiamo di parlare un linguaggio di verità. Sostenere che il 40 per cento delle risorse contenute nel piano è destinata al Sud è una cosa non vera" ha dichiarato il governatore campano del Pd "don" Vincenzo De Luca.
Persino la Ministra per il Mezzogiorno, la berlusconiana Mara Carfagna dichiara: "Voglio capire quanto è andato a ogni singola regione meridionale. Se le quote risulteranno inferiori, saranno compensate da future assegnazioni di risorse", dichiarazione pilatesca e insostenibile, poiché essendo membro del governo avrebbe dovuto vigilare prima per evitare che questo accadesse e d'altra parte non si capisce quali sarebbero e in che tempi dovrebbero arrivare queste "future assegnazioni" compensative.
La verità è che farebbe bene a dimettersi, cosa della quale dubitiamo assai.
Vi è poi il problema di come verranno spesi i fondi comunque stanziati, il copione purtroppo scontato è che vadano a finire nelle mani della borghesia mafiosa del sud e dei suoi colletti bianchi nel finanziamento delle loro infami "priorità" come il Ponte sullo stretto di Messina e così via e non nelle mani delle masse popolari che dovrebbero controllare e gestire l'impiego dei fondi con un coinvolgimento attivo utile fra l'altro a spezzare almeno le unghie alle fameliche mafie, la cui centrale direttiva e di comando si trova dentro l'economia capitalistica e dentro lo stato borghese filomafioso ad esse asservito, proiettate ormai non solo in tutto il resto del Paese ma come delle vere e proprie multinazionali del crimine volte alla conquista di nuovi mercati in tutto il mondo.
In ultima analisi dunque non è possibile farsi illusioni di sorta per tutto il nostro popolo e le martoriate masse meridionali, circa la "rinascita" post-pandemia del nostro Paese dovuta ai fondi stanziati, essi saranno usati per fare esplodere i profitti dei padroni e delle mafie e scaricare i costi della crisi sulle masse italiane, specie quelle meridionali, ecco perché non bisogna stancarsi di tenere nel mirino la Ue imperialista completamente asservita ai monopoli europei, irriformabile, la quale va distrutta cominciando a tirarne fuori l'Italia, il governo del banchiere massone Draghi che va buttato giù da sinistra e dalla piazza prima che possa fare ulteriori danni al popolo italiano e le stesse antipopolari amministrazioni regionali e locali del regime neofascista, espressione della destra e della "sinistra" borghese.
Occorre battersi per il lavoro stabile a tempo pieno a salario intero e sindacalmente tutelato per tutti i lavoratori e i disoccupati, migranti inclusi, battersi per massicci e qualificati investimenti pubblici sui quali le masse abbiano diritto di parola e di gestione, per sviluppare, per quanto possibile vigente il capitalismo, il nosto Sud e colmare il divario con il resto del Paese e comprendere che la Questione Meridionale è la vera questione nazionale, la quale in ultima analisi potrà essere risolta solo col socialismo e la conquista del potere politico da parte del proletariato che è poi la madre di tutte le questioni.

10 novembre 2021