Gli amministratori regionali, all’unisono, tradiscono gli esiti del referendum nazionale per la ripubblicizzazione dell'acqua del 2011
L'Emilia-Romagna proroga l'affidamento del servizio idrico ai privati fino al 2027
Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Si è svolto il 3 novembre a Bologna il presidio organizzato dai Comitati dell’acqua pubblica e dagli ambientalisti sotto il palazzo della Regione per protestare contro l’emendamento votato da tutta la maggioranza dell’assemblea regionale dell’Emilia-Romagna alla legge “Misure urgenti a sostegno del sistema economico” col quale vengono prorogati gli affidamenti del servizio idrico di quasi tutta la regione fino al 2027 ai privati.
Il consigliere regionale Igor Taruffi di Emilia-Romagna Coraggiosa, formazione che a “sinistra” del Pd sostiene la giunta Bonaccini, ha tentato di coprire l’ennesima vigliaccata ai danni del referendum del 2011 che con la volontà popolare aveva sancito la mai avvenuta ripubblicizzazione dell’acqua, asserendo infatti che “Non c’erano le condizioni gestionali per arrivare alla ripubblicizzazione del servizio idrico. Non votare ora la proroga fino al 2027 avrebbe quindi significato consegnare i territori a nuove gare, e così i servizi sarebbero stati affidati a privati per i prossimi 30 anni, Bologna compresa. Noi invece speriamo che nei prossimi anni si sviluppino le condizioni per un cambiamento”, insomma la solita scusa del “In questo momento non si poteva fare diversamente” in nome della quale si vota qualsiasi cosa per giustificare le proprie poltrone.
“Una decisione di gravità inaudita”, “Un grande regalo alle multiutilities, e in particolare ad Hera”, invece secondo l’associazione Acqua Bene Comune, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, la Rete emergenza climatica e ambientale Emilia-Romagna.
Il coordinamento regionale Acqua Pubblica denuncia che “La decisione dimostra che le scelte relative al territorio regionale in tema di acqua e rifiuti sono dettate dalle grandi multiutility
e che la politica si adegua. Non solo la decisione è stata presa praticamente alla chetichella, senza informare né i Comitati acqua pubblica né altri soggetti della società civile, ma rappresenta uno schiaffo rispetto al referendum del 2011”.
La scadenza della concessione ad Hera del servizio idrico (Bologna 2021, Forlì, Cesena e Ravenna nel 2023, Modena e Ferrara nel 2024, mentre a Reggio Emilia e Rimini sono in corso procedure di gara), era infatti vista come il possibile inizio di un percorso verso la ripubblicizzazione dell’acqua, sancito dal referendum, ma alla scadenza ci si sarebbe dovuti arrivare con un piano già pronto, che ovviamente la giunta regionale non aveva, in previsione invece di prolungarne l'affidamento ai privati.
I Comitati devono quindi continuare nelle mobilitazioni denunciando con forza il tradimento dell'amministrazione guidata dal PD Stefano Bonaccini, percorrendo l'unica strada possibile, quella della lotta di piazza e di massa.
17 novembre 2021