Rapporto annuale di “ItaliaOggi” e Università “La Sapienza” di Roma
Napoli al penultimo posto come qualità della vita
Forte migrazione dei giovani, bassa scolarizzazione ed “emersione di aree significative di disagio economico, sociale e personale”
Redazione di Napoli
Napoli risulta tra le città meno vivibili secondo la consueta e annuale classifica stilata dalla rivista “ItaliaOggi” in collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma che elaborano dei criteri guida con i quali si indicizzano i capoluoghi regionali e non solo in tema di qualità della vita.
Quest’anno uno dei nuovi fattori da tenere in considerazione è stato quello della gestione della pandemia da coronavirus da parte delle amministrazioni cittadine. La classifica “Qualità Vita”, giunta alla XXIII edizione, prende in considerazione diversi fattori come quelli economico, ambientale e lavorativo. Napoli è stata inserita nella voce “Metropoli”. Su 108 città il capoluogo campano risulta al 106esimo posto con una sottolineatura in negativo sull'emersione di significative aree di disagio economico, sociale e personale, soprattutto nelle periferie urbane e nei quartieri popolari. Nel cosiddetto “saldo migratorio dei giovani”, ossia la differenza tra il numero degli iscritti e il numero dei cancellati dai registri anagrafici per trasferimento di residenza ogni mille abitanti, Napoli è 94esima!
Altri dati agghiaccianti sono quelli relativa alla vivibilità per gli anziani (dai 65 anni in su), dove Napoli e provincia sono nella seconda metà della classifica, al 71° posto. Ma allarmano le “sottocategorie”: Napoli si trova nelle ultime posizioni per la speranza di vita a 65 anni (100esima), il numero di biblioteche ogni 10mila abitanti over 65 (94esima), numero di infermieri ogni 100mila abitanti (100esima) e mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso (92esima).
Continua ad essere perenne un problema tipicamente napoletano che è quello della bassa scolarizzazione: dalle elementari fino alla scuola secondaria superiore gli effetti delle controriforme si fanno sentire. Per non dire l’istruzione universitaria: a penalizzare i giovani napoletani soprattutto lo scarso numero di laureati tra i 25 e i 29 anni (Napoli è 92esima) e la volontà di emigrare perché non si trova lavoro subito nel Meridione e neanche nella parte settentrionale italiana, ma solo all’estero.
Questa è la sintesi attuale della città all’ombra del Vesuvio lasciata dal megalomane e presidenzialista ex pm De Magistris che non potrà certo essere cambiata dal fantomatico “patto per Napoli” del sindaco Manfredi, un burattino nelle mani di Draghi, Conte e De Luca.
24 novembre 2021