Sciopero nazionale degli studenti medi e universitari
Manifestazioni e cortei studenteschi in 80 città
Per “un nuovo modello di scuola inclusiva che sappia trasformare la società”. “Contro il divieto di manifestare nei centri storici”
Contro “la legge di bilancio del governo Draghi, le scuole pericolanti, i trasporti affollati e insufficienti, la didattica nozionistica, il diritto allo studio negato e il divieto di manifestare nei centri storici” per “un nuovo modello di scuola inclusiva che sappia trasformare la società”, il 19 novembre oltre 150 mila studenti medi e universitari sono scesi in piazza in 80 città dal Nord al Sud del Paese nell'ambito dello sciopero nazionale indetto dalle varie reti e associazioni studentesche fra cui Rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Link Coordinamento Universitario, Uds, 'Last' e 'Studenti Indipendenti'.
A Firenze
(vedi articolo a parte) un partecipato e combattivo corteo indetto dalla Rete degli studenti medi di Firenze e Prato e da alcuni istituti occupati, è partito da Piazza San Marco e ha raggiunto piazza San Lorenzo. Al fianco degli studenti, al grido di “Insorgiamo, studenti e operai uniti nella lotta”, sono scesi in piazza anche i lavoratori della GKN e di altre fabbriche del territorio a sottolineare l'unita d'azione fra studenti e operai per lo sciopero generale e generalizzato contro il governo Draghi, le delocalizzazioni e i licenziamenti di massa e lo sfascio della scuola pubblica.
Al grido "Il futuro è nostro, ripartiamo da zero" a Roma
un partecipato corteo di migliaia di studenti medi e universitari è partito da Piazzale Ostiense e ha raggiunto le scalinate sotto il Ministero dell'Istruzione in Viale Trastevere. In risposta alle false promesse del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, il quale nei mesi scorsi aveva annunciato grandi investimenti per la scuola pubblica, gli studenti romani davanti al Colosseo si sono fatti fotografare dietro uno striscione con su scritto: “Contro il governo del bla bla bla”. Tra le rivendicazioni avanzate dagli studenti e pubblicate sulla piattaforma "Il futuro è nostro, ripartiamo da zero" ci sono: “più spazi, più trasporti, attenzione all’ambiente, alla salute mentale e una didattica meno nozionistica”.
“Non siamo solo voti e numeri – denunciano gli studenti - ed è stressante stare tra i banchi di scuole con l’unico obiettivo della valutazione o di un esame di maturità... Vogliamo ribaltare il sistema perché noi siamo la generazione dalla quale bisogna ripartire e vogliamo essere messi al primo posto. Se non avremo risposte dal governo, continueremo a manifestare, anche a costo di fare lezioni fuori dalla scuola. Adesso, con questa grande sfida del Pnrr, pretendiamo che ci siano dei fondi per l’istruzione, perché non è possibile andare avanti così... Vogliamo essere ascoltati... perché le nostre scuole e il nostro futuro cadono a pezzi... non abbiamo più spazi per noi e per organizzare assemblee. Non c’è più socialità e la scuola sembra stia diventando un’azienda. Questo a noi non piace, perché la scuola è nostra e non è solo didattica... Attualmente uno studente paga tra i 5 e gli 11mila euro l’anno per sostenere i suoi studi universitari e bisogna abbattere questi costi insostenibili. Chiediamo azioni concrete e non le solite promesse. Riempiremo ogni piazza se sarà necessario, perché ci siamo stancati di una politica che non pensa ai giovani e al loro futuro”.
A Milano
un combattivo e partecipato corteo è partito da Largo Cairoli e ha raggiunto il Palazzo della Regione e la sede della prefettura al grido: “Siamo il futuro che si ribella”. Lungo il percorso gli studenti hanno fra l'altro denunciato la recente direttiva del Viminale che vieta le proteste nei centri storici e e il fatto che in alcune città le questure hanno vietato le manifestazioni o imposto variazioni di percorso. Nel corso della manifestazione gli studenti hanno inscenato anche una serie di flash mob per “chiedere una scuola diversa, più sicura, con più investimenti per il diritto allo studio, per i trasporti pubblici, per una nuova didattica, per il benessere psicologico, per l'accoglienza e per un nuovo sistema di valutazione” come riporta il “Manifesto del Futuro che si ribella” per la scuola e l'Università pubbliche lanciato nei giorni scorsi dagli studenti medi e universitari dell'unione degli studenti Milano, dagli Studenti Indipendenti LINK Milano e dalla rete della conoscenza Milano.
A Torino
centinaia di studenti medi e universitari sono sfilati in corteo dietro a uno striscione con la scritta: "Siamo il futuro ma senza un futuro". Il corteo organizzato da 'Last' e 'Studenti Indipendenti' è partito da Piazza Vincenzo Arbarello ed è confluito in Piazza Castello. Nel mirino degli studenti la mancanza di investimenti nella scuola pubblica da parte del governo, gli istituti fatiscenti, le classi pollaio, l'aumento delle discriminazioni e delle disuguaglianze legate alla DAD e la richiesta di nuovi investimenti pari ad “almeno il 5% del PIL nell’istruzione, al contrario dell’attuale 3.5%, arrivando così a uguagliare la media europea... il biglietto unico per tutti i trasporti in città, libri e tablet gratuiti e interventi strutturali nell'edilizia scolastica”.
A Palermo
e in tutta la Sicilia, dopo i crolli degli edifici nei giorni scorsi, le miglia di studentesse e studenti medi e universitari che hanno preso parte manifestazioni e ai cortei svoltesi in molte città dell'Isola, hanno messo nel mirino soprattutto le condizioni fatiscenti e i problemi strutturali e di spazio in cui versano buona parte degli istituti e delle aule universitarie.
A Napoli
invece gli studenti si sono presentati davanti agli obiettivi indossando un cappuccio bianco e tanti cartelli con su scritto “siamo invisibili... Siamo il futuro, ma senza futuro” per denunciare tutte le controriforme a partire dalla legge Gelmini dell’università e della ricerca, la “Buona scuola” di Renzi, le leggi sulla precarietà da Treu al Jobs Act e ora la una legge di bilancio del governo Draghi dove “per la nostra generazione non ci sono neanche le briciole” e una una nuova stretta su ordine pubblico e sicurezza e il divieto di manifestare.
Manifestazioni, cortei, presidi, assemblee e sit-in si sono svoltie anche
a Genova
, Taranto
, Cagliari
, Bergamo
, Brescia
, Monza
, Pavia
, Latina
, Rieti
, Viterbo
, Pomezia
, Civitavecchia
e in tutto il Veneto
per ribadire che: "Oggi siamo in piazza perché vogliamo portare al centro i nostri bisogni e le nostre proposte, la politica ci deve ascoltare... Per l'ennesima volta siamo rientrati a scuola e tutte le carenze strutturali del nostro sistema educativo si sono mostrate: scuole pericolanti, trasporti affollati e insufficienti, didattica nozionistica, diritto allo studio negato, sono solo alcuni dei motivi per i quali oggi le studentesse e gli studenti si sono mobilitati in tutto il paese. È necessaria una riforma totale del mondo dell'istruzione, che sappia rinnovare la didattica e immaginare un nuovo modello di scuola inclusiva che sappia trasformare la società".
In piazza anche gli studenti universitari per denunciare: "Dopo la pandemia ci saremmo aspettati una risposta significativa dal governo ai bisogni degli studenti e invece in legge di bilancio non c'è nemmeno un euro per noi. Vogliamo l'innalzamento della no tax area per le tasse universitarie almeno a 30.000 di ISEE, verso la gratuità dell'istruzione; vogliamo agevolazioni e misure reali di sostegno sugli affitti e sui trasporti, fondi per ampliare e riqualificare gli spazi universitari... Questa legge di bilancio è l'ennesima dimostrazione che il governo non ha alcun interesse nel rispondere ai bisogni della popolazione. Per la nostra generazione non ci sono neanche le briciole: contro gli attacchi al reddito e al lavoro che questo governo sta portando avanti, vogliamo un futuro libero dalla precarietà e strumenti di welfare incondizionati che permettano a noi giovani di emanciparsi davvero... La mobilitazione di oggi è anche una risposta al tentativo di stretta repressiva operato dal ministero dell'Interno con la direttiva del 10 novembre: non siamo disposti a lasciare che la nostra protesta venga oscurata".
L’Uds ha convocato gli “Stati Generali della scuola pubblica”, appoggiati da Arci, ActionAid, Legambiente, Flc-Cgil, Libera, Priorità alla Scuola, Sbilanciamoci e il coordinamento precari per rivendicare il “reddito di formazione” e il “welfare studentesco”: un’erogazione diretta, di base 2.200 euro all’anno, slegato dal reddito familiare (il contrario di quanto fa l’assegno unico per i figli tanto applaudito dalla maggioranza draghiana) e erogazioni indirette a tutte le studentesse e gli studenti con soglia Isee inferiore ai 25 mila euro annui senza parametri di “merito”.
24 novembre 2021