In occasione della Giornata internazionale per l’Eliminazione della violenza contro le donne
100mila in piazza a Roma nella “marea” femminista e transfemminista
Il PMLI prende parte alla manifestazione
Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d'Ottobre” di Roma
Roma si è tinta di fucsia con il grande corteo nazionale organizzato dal movimento femminista e transfemminista Non Una Di Meno in occasione della Giornata internazionale per l'Eliminazione della violenza contro le donne istituita con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con ricorrenza il 25 novembre di ogni anno.
La “marea femminista e transfemminista” così come le organizzatrici avevano annunciato c’è stata, circa 100mila, soprattutto giovani, ragazze, donne, persone Lgbtqia+, uomini, tutti in piazza il 27 novembre per manifestare contro la violenza sulle donne e la violenza di genere.
Il corteo partito da piazza della Repubblica ha raggiunto piazza San Giovanni, In testa ha visto lo striscione “Ci Vogliamo VivƎ” portato dalle donne dei centri antiviolenza per denunciare la mancanza di un piano serio nazionale fatto di misure concrete e strutturali contro la violenza sulle donne e la violenza di genere, nella fattispecie il piano triennale anti-violenza istituzionale è scaduto e non viene ancora rinnovato.
Subito dietro formavano il secondo spezzone i due carri impiegati per la musica e gli interventi. Da sottolineare chi ha espresso critiche antigovernative, definendo Draghi “l’uomo solo al comando” che ha peggiorato le condizioni di vita delle persone più esposte alla crisi economica, sociale e sanitaria, per mezzo di “riforme” che prevedono l’utilizzo di ingenti risorse finanziarie e che condizioneranno il futuro dell’Italia senza che i reali bisogni delle ragazze e dei ragazzi siano stati messi sui tavoli delle trattative o che siano stati consultati. Oppure la denuncia di un termometro del Paese sempre più xenofobo, patriarcale, sessista e individualista alimentato da un certo dibattito pubblico e politico che mira ad affossare le forme di solidarietà, non apre la questione sulle problematiche relative alla cura della persona che sarà un tema sempre più centrale in un Paese demograficamente sempre più anziano e con giovani impoveriti e soprattutto ragazze che senza un lavoro si ritroveranno sempre coinvolte in prestazioni di cura familiare gratuita, forme che oggi vedono impiegate migliaia di giovani non pagate o lavoratrici in condizioni di lavoro supersfruttate, senza dignità. E ancora una critica al governo Draghi che non dà alcun segno di svolta alla riorganizzazione, rifinanziamento e ripubblicizzazione della sanità pubblica che garantisca un accesso alla salute di qualità a tutti.
Più volte è stato rimarcato il dato aberrante che vede ogni 72 ore una donna morta per femminicidio, che si consuma quasi totalmente tra le mura domestiche in un trend in crescita di un fenomeno esacerbato dalla pandemia da Covid19 che ha mostrato tutti i limiti del capitalismo.
Il tema della violenza domestica è stato al centro di questa manifestazione, infatti il corteo a più riprese si è unito con un’azione collettiva consistente nell’agitare rumorosamente in aria un mazzo di chiavi, a voler simboleggiare che gli uomini che commettono violenza contro le donne hanno le chiavi di casa, e che la casa per molte donne non è un luogo sicuro. Mentre alle ore 16:30 è stato fatto il “grido muto” nel quale tutto il corteo ha rispettato un minuto di silenzio prima di esplodere in un boato collettivo di rabbia.
Dopo gli spezzoni delle varie istanze locali di Non Una Di Meno provenienti da tutta Italia, chiudevano il corteo le seppur poche bandiere politiche e studentesche presenti: PCI, PCL e OSA.
Il PMLI ha partecipato con la propria bandiera, mostrandosi vicino alle rivendicazioni principali del movimento Non Una Di Meno che negli ultimi anni si è dimostrato tra i più combattivi e vivaci sulla scena, soprattutto per le posizioni antigovernative e progressiste.
1 dicembre 2021