Manifestazioni in Turchia per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Fra le tante manifestazioni nel mondo il 25 novembre per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne registriamo quelle importanti e partecipate che si sono svolte nella Turchia del fascista Erdogan, il paese che lo scorso 20 marzo è uscito dalla Convenzione che prende il nome della città di Istanbul dove venne messa alla firma nel 2011 e che è entrata in vigore nell'agosto 2014. La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul, è uno dei tanti trattati internazionali pieno di buoni propositi, nel caso specifico per prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l'impunità dei colpevoli, che nei paesi capitalisti firmatari restano comunque lettera morta o applicati in maniera inefficace per contrastare ogni tipo di violenza e femminicidi.
Il fascista Erdogan si è liberato persino della copertura dell'impegno a rispettare la Convenzione e nel decreto presidenziale che ne sanciva l'uscita il regime di Anakara affemava che la legislazione nazionale era sufficiente a garantire i diritti delle donne e non erano necessarie altre leggi, a fronte di una situazione denunciata dalle organizzazioni turche che ha visto 300 femminicidi e altre 170 morte in casi sospetti definiti dalla polizia come suicidi nel 2020. Nel 2021 secondo l'agenzia stampa indipendente turca Bianet, fino al 15 novembre ci sono stati almeno 285 femminicidi, per altre fonti sarebbero già 345. Per non parlare dei certi ma non quantificabili criminali casi di violenza sessuale contro detenute, curde in particolare.
Non sono per niente credibili i più bassi numeri ufficiali forniti dal governo sui femminicidi, non ci credono e lo hanno denunciato in piazza le coraggiose manifestanti sfilate il 25 novembre in tutta la Turchia, gridando slogan come "La nostra rivolta contro la violenza dello Stato maschile non è finita, ma cresce", "Jin, jiyan, azadi" (donne, vita e libertà, in curdo), "Gli omosessuali esistono". Cortei nelle due principali città, la capitale Ankara e Istanbul dove migliaia di donne hanno superato i blocchi della polizia che ha usato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma e continuato a sfilare per la città. Altre manifestazioni a Smirne, Antalya, Bursa, Mersin, Edirne.
Così nelle piazze in vari paesi del mondo è stata celebrata la ricorrenza della Giornata internazionale della violenza contro le donne, istituita dall'Onu nel 1999, che quasi a 20 anni di distanza ufficializzava la decisione del 1981 del primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi a Bogotà, in Colombia che sceglieva quella data in memoria delle sorelle e attiviste politiche Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal violentate e uccise il 25 novembre 1960 per ordine del dittatore della Repubblica Dominicana, Rafael Leónidas Trujillo.
8 dicembre 2021