Licenziamenti, sfruttamento e lavoro nero a Prato
Tribunale e Ispettorato condannano la Texprint
I lavoratori hanno diritto al reintegro, al pagamento delle ore effettivamente lavorate e ai contributi pensionistici
I padroni denunciano i lavoratori e il Si.Cobas per le “violente proteste e i danni subiti”
Dopo la decisione del Tribunale del Lavoro di Prato che lo scorso 22 settembre ha dichiarato illegittimo il licenziamento di Mohammad Afzaal, il primo lavoratore Texprint che aveva presentato ricorso nella prima causa pilota del Si.Cobas contro i vertici della stamperia tessile di via Sabadell nel Macrolotto 2 di Prato, il 1° dicembre è arrivato anche il verbale dell'Ispettorato Territoriale del Lavoro che ancora una volta dà ragione ai lavoratori che dal 18 gennaio scorso hanno presidiato per 8 mesi di fila i cancelli della fabbrica denunciando le brutali condizioni di sfruttamento e di lavoro a cui erano sottoposti.
Nelle stesse ore, col chiaro intento di “coprire il puzzo di marcio che viene da quella stamperia” la Texprint, attraverso l'Agenzia di Comunicazione Aures, ingaggiata da mesi per curare dietro lauto compenso la strategia comunicativa dell’azienda, ha diffuso un camunicato stampa, anzi una bufala gigante, in cui si annunciava che l’Ispettorato del Lavoro avrebbe concluso gli accertamenti dando ragione all’azienda e riconoscendogli addirittura il ruolo di vittima delle violente proteste dei lavoratori e del Si.Cobas. “I violenti ricatti – si legge fra l'altro nel comunicato-stampa-bufala - non sono riusciti a piegare la volontà del management che è riuscito a evitare la chiusura e il fallimento nonostante un danno di due milioni di euro, garantendo lo stipendio ai restanti 66 dipendenti, ulteriori vittime dei reati commessi dal sindacato”.
Non solo. Nel comunicato stampa la Texprint travisa ed enfatizza ad arte anche la notizia secondo cui i due responsabili del Si.Cobas di Prato-Firenze, Luca Toscano e Sarah Caudiero, saranno processati insieme a 25 lavoratori con le ipotesi di violenza privata, danneggiamento, lesioni e percosse. Reati che, secondo la Texprint sarebbero stati commessi dai lavoratori in lotta durante il picchettaggio dei cancelli della fabbrica.
Insomma una sporca operazione mediatica studiata a tavolino dall'ufficio disinformazione della Texprint col chiaro intento di ribaltare la realtà dei fatti fino ad arrivare a confondere le vittime, cioé i lavoratori sfruttati e oppressi, manganellati, denunciati, multati, aggrediti a calci, pugni e perfino con l'acido, presi a bastonate e mattonate in testa; con i loro aguzzini, ossia i padroni della Texprint, che invece realizzano profitti da capogiro proprio sulla pelle di chi è costretto a lavorare 12 ore al giorno per sette giorni su sette, senza alcun diritto e tutele sindacali in cambio di un salario da fame che si aggira intorno agli 800 euro al mese.
Quello che la Texprint definisce un rinvio a giudizio è in realtà una semplice citazione in giudizio che, come prevede il codice per questo tipo di accuse, è stata fatta direttamente dal magistrato inquirente sulla base delle presunte formulate dalla Texprint e non ha passato il vaglio di un giudice. La stessa Texprint ne sarebbe venuta a conoscenza facendo un accesso agli atti dopo la chiusura delle indagini per difendersi davanti al giudice del lavoro. Tra l'altro a nessuna delle parti in causa sono stati notificati gli atti del procedimento anche perché la prima udienza è stata fissata al 3 marzo 2025.
In un lungo post pubblicato sulla pagina facebook, il Si.Cobas Prato-Firenze precisa che “i risultati dell'ispezione sono stati notificati ai lavoratori. Il contenuto delle lettere (che abbiamo deciso di pubblicare integralmente, al contrario della Texprint) si può riassumente così: alla Texprint c'è sfruttamento, chi ha scioperato ha sempre avuto ragione. L'Ispettorato ha accertato: periodi di lavoro nero per 16 lavoratori iscritti al Si Cobas. Turni di 12 ore al giorno per 7 giorni alla settimana per tutti i lavoratori che hanno scioperato in questi mesi. Utilizzo di contratti di apprendistato fasulli”.
Pertanto, continua il post: “L'azienda è diffidata a 'regolarizzare i rapporti di lavoro in nero' e 'registrare sul Libro Unico le ore di lavoro effettivamente prestate ed accertate, con le maggiorazioni previste dalla legge'. Inoltre, 'la sede INPS di competenza procederà all'addebito della contribuzione evasa'”.
Mentre per quanto riguarda il tanto sbandierato “rinvio a giudizio” dei lavoratori protagonisti della vertenza, il Si.Cobas in un altro post sottolinea che: “Non c’è mai stato un rinvio a giudizio! Non c’è un nuovo procedimento, nessun giudice si è ancora espresso sulle accuse fatte dalla Texprint contro ai lavoratori in sciopero. C’è stata solo la fissazione dell’udienza del procedimento che è iniziato ad Aprile 2021 (7 mesi fa!!) su cui già ampiamente ci siamo espressi. Nell’udienza che ci sarà nel 2025 andremo a smontare le assurde e gravi accuse mosse contro chi ha scioperato, che oggi si reggono sulle calunnie di un pugno di crumiri. Lo faremo con la serenità di sempre, e la consapevolezza di stare dalla parte giusta”.
8 dicembre 2021