Sotto la neve non si ferma la Marcia dei NoTav
I manifestanti non si fanno intimidire davanti agli idranti e lacrimogeni polizieschi
In occasione dell'anniversario degli scontri del dicembre 2005 nell'area di Venaus, l'assemblea popolare del movimento No-Tav ha organizzato una serie di iniziative informative e culturali che sono culminate con la marcia dell'8 dicembre, data che il movimento considera il "16° anniversario della Liberazione di Venaus".
L'8 dicembre è infatti una delle date simbolo della lotta del movimento No Tav poichè nel 2005, pochi giorni dopo lo sgombero violento da parte delle forze dell'ordine di alcuni terreni occupati su cui doveva sorgere uno dei cantieri TAV, decine di migliaia di persone manifestarono da Susa a Venaus. Durante il corteo si verificarono numerosi scontri con le “forze dell'ordine” che volevano impedire il percorso sulla strada provinciale, ma la compattezza, il coraggio e l'unità dei manifestanti furono inarrestabili e il corteo proseguì senza tentennamenti. In seguito la popolazione rimosse le reti di recinzione del futuro cantiere ed occupò i prati bloccando così l'inizio dei lavori; allo stesso tempo fu rapidamente costruito un nuovo presidio permanente proprio di fronte al precedente.
Quella manifestazione rappresentò in sostanza uno dei più importanti successi del Movimento No Tav e portò all'abbandono dell'iniziale progetto del 2003 della Torino-Lione fermandone, purtroppo solo momentaneamente, i lavori.
“Non si tratta di concludere la celebrazione di una ricorrenza, ma di aver vissuto un’ulteriore battaglia della lotta No Tav”, dicono gli attivisti; ed infatti un corteo di oltre 5mila persone di tutte le età è partito anche quest'anno dal piazzale delle scuole elementari di Borgone sotto una fitta nevicata, fino a giungere nell'area del presidio che si affaccia sul cantiere del futuro autoporto di San Didero, opera collegata alla linea ferroviaria ad alta velocità allestita nei mesi scorsi, e presidiato notte e giorno dalle forze dell'ordine.
Gli attivisti, insieme ai sindaci di una ventina di comuni valsusini e l’unione Montana, hanno marciato dietro lo striscione di testa sorretto da giovani e giovanissimi No Tav con su scritto: “C’eravamo, ci siamo e ci saremo”, accompagnati da slogan contro la TAV e per la tutela dell'ambiente. Nel mirino anche il governo Draghi ed i partiti che lo sostengono, definiti “amici dei cementificatori”. “Il virus è il capitalismo, la cura è la terra”, si leggeva in un altro striscione portato anch'esso da studenti e studentesse.
Il corteo ha solidarizzato a lungo e ripetutamente con i compagni di lotta colpiti dalla repressione giudiziaria attuata dal tribunale di Torino nei mesi scorsi.
Al termine del corteo centinaia di manifestanti accalcati intorno alle recinzioni del cantiere hanno continuato a sventolare bandiere ed a “battere” sulle reti ma nel momento in cui alcuni metri di nastro spinato venivano divelti, le “forze dell’ordine” (borghese) in gran numero e in assetto anti-sommossa non hanno esitato a usare idranti e lacrimogeni su tutte le persone presenti, inclusi anziani e donne rei soltanto di applaudire dal piazzale, meta finale del corteo. I manifestanti però hanno resistito agli attacchi e, protetti da alcuni grandi pannelli di plexiglass, hanno tentato a più riprese di forzare la recinzione. Nella notte precedente, un centinaio di militanti No Tav avevano scagliato bombe carte, fuochi d’artificio e razzi contro i reparti schierati in difesa del cantiere: “Qui, tra fuochi d’artificio, battiture e cori No Tav – si legge in un post sul sito internet del movimento - si è comunicato forte e chiaro quanto la militarizzazione della Val di Susa non sia tollerata da questo territorio.”
Naturalmente tutti i media di regime hanno strumentalizzato gli scontri, lasciando solo rari accenni al contesto e alle vicende ad esso collegate, e anche i sindaci presenti hanno sentito la necessità di diffondere un comunicato stampa nel quale si ribadivano le ragioni della lotta: “Abbiamo preso parte alla manifestazione di ieri con il solo intento di ribadire la nostra contrarietà ad un’opera ritenuta non prioritaria, dannosa per l’ambiente e comportante uno spreco di una somma enorme di denaro che potrebbe esser meglio spesa per interventi utili al territorio.”.
Naturalmente i rappresentanti delle istituzioni borghesi che pur in qualche misura stanno sostenendo l'opposizione all'alta velocità, hanno colto l'occasione per prendere le distanze dagli atteggiamenti definiti “violenti”, che in realtà non sono altro che atti di resistenza di massa all'occupazione militare ed alla devastazione ambientale nel solo nome del profitto, e pertanto da appoggiare e sostenere con tutte le forze.
Non a caso i manifestanti, coi quali concordiamo, hanno definito la manifestazione dell'8 dicembre “Una tappa importante per la forza che sprigiona grazie alla certezza granitica di essere dalla parte giusta e alla capacità di non arrendersi mai.”.
Avanti No Tav, i marxisti-leninisti italiani sono con voi!
15 dicembre 2021