All'incontro virtuale del 15 dicembre 2021
Putin e Xi rafforzano l'alleanza strategica tra l'imperialismo russo e il socialimperialimo cinese contro l'imperialismo americano
Mentre il presidente americano Joe Biden conduceva il cosiddetto Summit per la Democrazia, il vertice tenuto in videoconferenza il 9 e 10 dicembre tra i governanti imperialisti suoi alleati per "definire la direzione del mondo" nella sfida col socialimperialismo cinese e l'imperialismo russo, i due avversari Xi Jinping e Vladimir Putin preparavano la loro risposta attraverso anche il loro vertice bilaterale del 15 dicembre che evidenziava l'ottimo stato dei rapporti e degli affari che viaggiano sull'asse Pechino-Mosca.
I due presidenti si sono incontrati in collegamento video, il loro secondo incontro virtuale di quest'anno e il loro 37° incontro dal 2013 teneva a precisare l'agenzia cinese Xinhua, che dopo un veloce scambio di convenevoli tra due "cari e vecchi amici" mettevano in chiaro che la cooperazione pratica Cina-Russia e lo sviluppo delle relazioni tra i due paesi avevano costruito un partenariato strategico globale e rappresentavano "un fulgido esempio di cooperazione interstatale nel 21° secolo". Un nuovo modello di cooperazione in parte basato sui principi di non interferenza negli affari dell'altro, al contrario degli Usa che usano strumentalmente le stessa democrazia borghese per mettere il becco in casa degli altri; Xi cita a esempio l'appoggio della Russia, anzi il fermo sostegno della Russia alle azioni della Cina per proteggere i suoi principali interessi nazionali, ossia dalla repressione a Hong Kong alle provocazioni militari verso Taiwan.
Xi e Putin ricordano di aver appena rinnovato per altri cinque anni il ventennale trattato di buon vicinato e cooperazione amichevole e registrano con soddisfazione che per la prima volta i loro scambi commerciali hanno superato i 100 miliardi di dollari solo nei primi nove mesi dell'anno in corso. Gli scambi sono arrivati finora a 123 miliardi di dollari con un incremento annuo di oltre il 30% e puntano a superare a breve termine la soglia dei 200 miliardi di dollari con lo sviluppo di una serie di progetti comuni in settori strategici quali l'energia, compresa la generazione nucleare, e l'industria dell'alta tecnologia.
Il tandem Xi-Putin funziona per fronteggiare le mosse del rivale imperialismo americano al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, pesa nelle iniziative del gruppo delle cinque potenze emergenti denominato Brics, con Brasile, India e Sudafrica, lavora per consolidare e allargare le alleanze poitiche e militari nella regione asiatica tramite lo Sco, l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Putin e Xi rafforzano l'alleanza strategica tra l'imperialismo russo e il socialimperialimo cinese contro l'imperialismo americano; lavorano in coppia o ciascuno per conto proprio.
Per restare alle recenti iniziative registriamo la visita del 7 dicembre di Vladimir Putin a New Delhi per il 21° bilaterale tra India e Russia. Al presidente russo che definiva il paese ospite “una grande potenza, una nazione amica, un'amicizia collaudata” il premier indiano Narendra Modi rispondeva con la firma di diversi accordi economici che dovrebbero quadruplicare il valore degli scambi commerciali fino a 30 miliardi di dollari entro il 2025 e con l'impegno a mantenere un l'alto livello di dialogo che nei vertici è già con delegazioni che comprendono i ministri degli Esteri e della Difesa; un meccanismo che l'India applica solo nei rapporti con Stati Uniti, Giappone e Australia, i soci del QUAD che sotto la spinta di Biden dovebbe diventare una specie di Nato del Pacifico per contenere l'espansionismo cinese. Modi tiene a giocare su più tavoli e Putin gli offre l'occasione.
Xi ha nel frattempo mandato avanti l'attività per lo sviluppo dell'influenza cinese in America Latina e Afica. Ha partecipato in videoconferenza alla terza riunione ministeriale del Forum Cina e della Comunità degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi (Forum Cina-CELAC) del 3 dicembre riscuotendo il riconoscimento per gli aumenti significativi degli investimenti cinesi nella regione e per l'apertura del mercato interno alle esportazioni cresciute nell'ultimo anno del 40%. Sempre in videoconferenza era intervenuto all’ottava edizione del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC, Forum On China-Africa Cooperation) tenuta dal 28 al 30 novembre a Dakar in Senegal sul tema "Approfondire la partnership Cina-Africa e promuovere lo sviluppo sostenibile per costruire una comunità Cina-Africa dal futuro condiviso in una nuova era". Ha promesso vaccini, investimenti in agricoltura e apertura di linee di credito governative fino a 10 miliardi di dollari e altrettanti dalle aziende private cinesi. Un budget ridotto rispetto agli impegni di qualche anno fa ma sempre molti più soldi di quelli portati dal segretario di Stato americano Antony Blinken, passato dal 17 al 19 novembre in Kenya, Nigeria e Senegal a perorare la democrazia e denunciare i pericoli dell’autoritarismo con riferimento ai recenti colpi di Stato in Mali, Guinea, Ciad e Sudan.
22 dicembre 2021