Dalle piazze dello sciopero, ai tavoli istituzionali al progetto di un polo pubblico della mobilità sostenibile i lavoratori GKN rilanciano la protesta su tutti i fronti
Il collettivo di fabbrica Gkn boccia le misure del governo Draghi sulle delocalizzazioni
“Con l'emendamento del governo inserito in Finanziaria GKN sarebbe già chiusa”
La lotta dei lavoratori GKN contro i licenziamenti e il rilancio del polo produttivo del polo industriale di Campi Bisenzio (Firenze) prosegue su diversi fronti.
Nel corso dell'ultima settimana il Collettivo di fabbrica e l'Rsu oltre a garantire una straordinaria e combattiva partecipazione alla sciopero generale del 16 dicembre, hanno rilanciato la protesta anche sul fronte istituzionale chiedendo a gran voce l'approvazione in tempi brevi della legge contro le delocalizzazioni.
Il testo redatto dall'assemblea dei lavoratori insieme ai giuristi solidali nel corso di questa estate è stato presentato in parlamento nelle settimane scorse; ma l'emendamento del governo inserito nei giorni scorsi nella manovra finanziaria 2022 rischia di neutralizzare la sua efficacia in difesa dei lavoratori e di vanificare tutto il lavoro svolto.
Non a caso, in un post pubblicato il 19 novembre sulla pagina facebook del Collettivo, l'emendamento del governo viene definito “Una norma che ci avrebbe già chiuso” e per questo motivo noi “Riproponiamo il nostro testo e chiediamo di non votare quell’emendamento".
Prima di tutto perché, fanno notare i lavoratori: “La norma presentata riguarda le aziende con più di 250 dipendenti: appena 4mila in tutto il paese, solo lo 0,1% del totale, e a cui si può facilmente sfuggire. Una delle differenze base con la proposta di legge preparata dal Collettivo di fabbrica e presentata da vari parlamentari tra cui il Senatore Mantero sta nelle finalità del piano: mentre nel testo del Collettivo l’azienda che chiude deve presentare un piano di continuità produttiva e occupazionale, in quello del Governo si prevede praticamente la sola mitigazione sociale dei licenziamenti. La continuità occupazione e produttiva diventa infatti una prospettiva da indicare, al massimo una eventualità”.
Non solo: “L’altra differenza sta nelle sanzioni. In caso l’azienda non rispetti o non presenti il piano – che è soltanto di semplice mitigazione sociale – le sanzioni sono irrisorie. Ben al di sotto delle peggiori aspettative”.
In questo modo, sottolineano ancora i lavoratori: “L’azienda può incappare semplicemente nel raddoppio del cosiddetto ticket di licenziamento in caso di mancata presentazione o rispetto del piano o del 50% in caso il piano non sia sottoscritto dalle organizzazioni sindacali. Si sta parlando di un massimo circa di 3000 euro a lavoratore”.
Se questa norma fosse stata in vigore il 9 luglio scorso, denunciano ancora i lavoratori “Con 600.000 euro circa in più sui ticket licenziamento chiudevi Gkn Firenze. Inoltre non c’è nessun riferimento ai contributi pubblici presi da un’azienda, continuando con la tradizione dei bonus a pioggia e senza vincoli”.
In buona sostanza, concludono i lavoratori: “Non si tratta di una norma antidelocalizzazioni, come propagandato dal Governo, ma per proceduralizzare le delocalizzazioni. Vorremmo essere chiari: questa norma avrebbe chiuso Gkn, imposto la soluzione di Melrose e non avrebbe reso possibile nemmeno l’articolo 28. Il Governo sta al di sotto di quanto fatto da un semplice collettivo di fabbrica, i soliti 'quattro operai a cui non tenete testa'. Cinque mesi di assemblea permanente hanno posto in maniera irreversibile il dibattito di quale intervento statale e per fare cosa”.
Molto lavoro, tempo e energie il Collettivo di fabbrica e la Rsu le stanno dedicando in questi giorni anche alla definizione del progetto di un polo pubblico della mobilità sostenibile finalizzato alla reindustrializzazione del sito produttivo di Cambi Bisenzio presentato il 5 dicembre scorso nel corso di un'assemblea pubblica insieme a vari tecnici, ingegneri e ricercatori solidali dell'Università fra cui spicca la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
Dopo aver protestato più volte di fronte a Prefettura, Comune e Regione per non essere stati convocati ed essere lasciati da soli nell'incertezza del loro futuro e, aggiungiamo noi, con il sostanziale disinteresse da parte dei sindacati confederali, Cgil compresa, il 15 dicembre si è svolto presso il Mise l'ennesimo tavolo di crisi a cui hano preso parte sia i rappresentanti dei lavoratori Gkn che l'Advisor (il consulente dell'azienda) scelto da Melrose col chiaro intento di prendere tempo e giustificare la cessione dello stabilimento Francesco Borgomeo.
Borgomeo, che nei giorni scorsi ha più volte ventilato l'interessamento di nuovi acquirenti, appartenenti ai più svariati settori, compreso quello farmaceutico, si è fatto il nome perfino di Pfizer, durante il faccia a faccia non è stato in grado di tenere testa ai lavoratori e di rispondere alle domande incalzanti su chi sono i nuovi compratori e soprattutto quai piani di investimento intendono portare avanti.
Finché non avremo risposte in tal senso noi, hanno commentato i lavoratori, continueremo a lottare per impedire ad ogni costo la riapertura della procedura di licenziamento; vigileremo affinché il passaggio di proprietà, che purtroppo non possiamo impedire, venga fatto in continuità produttiva e occupazionale, con gli stessi posti di lavoro - appalti compresi - e gli stessi diritti: “Per noi è altrettanto importante che Invitalia e Regione Toscana partecipino direttamente con propri capitali a garanzia. Noi potremmo tornare a fare semiassi. Ma se ci viene imposta una riconversione di prodotto, non attendiamo con le mani in mano. Questa fabbrica è un patrimonio collettivo del territorio e da qua non si torna indietro”.
22 dicembre 2021