Per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze
Indagato Di Donna, il suo studio era quello di Conte
L'avvocato e professore alla Sapienza di Roma ha incassato diverse parcelle con la società Condotte controllata dal ministero retto da Di Maio
Con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze, il 5 ottobre la Procura di Roma ha iscritto Luca Di Donna, professore ordinario della Sapienza e avvocato che ha affittato lo studio legale che ospitò lo studio di Giuseppe Conte, nel registro degli indagati.
Nell’inchiesta inerente l’assegnazione di appalti e forniture presso la Struttura commissariale per l’emergenza Covid, Mise e Invitalia, sono coinvolti altri due colleghi di Di Donna: Valerio De Luca e Gianluca Maria Esposito anch'essi accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze illecite.
Secondo l’accusa, Di Donna, De Luca e Maria Esposito: “si associavano allo scopo di ricevere utilità da soggetti privati sfruttando e mettendo a disposizione reciproca le relazioni di ciascuno di loro con soggetti incardinati ai vertici di istituzioni pubbliche e strutture appaltanti”.
Agli atti dell'inchiesta condotta dai sostituti Gennaro Varone e Fabrizio Tucci e coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal capo, Michele Prestipino, ci sono anche alcune intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri del Comando provinciale di Roma fra un collega di Di Donna e un manager, che si riferiscono a lui chiamandolo “il prof.” e definite dagli inquirenti molto “significative” perché dai colloqui si evince molto chiaramente che: “Di Donna ha acquisito potere e ha potuto condurre gli interventi che hanno portato un arricchimento economico per tutti i sodali, dopo che una terza persona si è affermata (s’intende verosimilmente sotto il profilo politico ndr); da quel momento le porte della Pubblica amministrazione si sono aperte per loro, e le hanno sfruttate a pieno”.
Il sospetto degli inquirenti è che quella terza persona sia proprio l’ex premier Giuseppe Conte, che in passato ha condiviso con Di Donna lo studio legale, e che tra i pubblici ufficiali “trafficati” da alcuni degli indagati ci sia anche Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza e ora in Invitalia (già indagato in un'altra inchiesta inerente la fornitura di mascherine chirurgiche pericolose dalla Cina).
In sostanza Di Donna ed Esposito si facevano pagare per “sfruttare le loro relazioni personali con pubblici ufficiali”. Per i Pm dunque i due trafficavano spendendo il nome di alti dirigenti dello Stato e dello stesso ex premier Conte.
Non a caso, oltre all’associazione a delinquere, al centro delle indagini ci sono tre episodi di traffico di influenze, legati anche a segnalazioni di operazioni sospette della Banca d’Italia.
L’indagine è partita da un imprenditore umbro, Giovanni Buini, fornitore di mascherine, “a cui era stata revocata - si legge negli atti - dalla struttura commissariale retta da Arcuri una commessa per la fornitura di mascherine chirurgiche”.
All’imprenditore vengono indicati Esposito e Di Donna. Li incontra il 30 aprile 2020 “quali intermediari in grado di garantire affidamenti diretti da parte della struttura. In quell’occasione, i due avevano fatto sottoscrivere una accordo per il riconoscimento in loro favore di somme di denaro. I due non avevano mancato di rimarcare la vicinanza di Di Donna – scrivono ancora i Pm – con ambienti istituzionali governativi”. C’era stato anche un secondo incontro, durante il quale – si legge ancora negli atti – “Di Donna si era fatto trovare presso lo studio Alpa in compagnia di un generale della Finanza”. Ossia: Enrico Tedeschi, capo di gabinetto dell’Aise, l’Agenzia per la sicurezza esterna, entrato nell’ex Sismi (gli 007 militari) quando a dirigerlo era Nicolò Pollari.
Cosa ci faceva un generale dei servizi segreti al fianco dell’avvocato Di Donna mentre questi cercava di concordare la propria intermediazione (retribuita) per forniture di mascherine nel pieno dell’emergenza Covid?
É la domanda che si sono posti gli inquirenti che nel prosieguo delle indagini hanno scoperto che Di Donna e i suoi complici si facevano pagare molto bene le loro conoscenze politiche e istituzionali utili a far ottenere appalti pubblici alle azienda interessate.
Ad esempio le indagini hanno appurato che, a seguito di un contratto ottenuto dalla società Adaltis per la fornitura di test molecolari, Di Donna, Esposito e De Luca hanno guadagnato almeno 381.800 euro (ma un altro calcolo porta la cifra a circa 800mila). Che però sarebbero stati versati e spartiti con regolari bonifici, sebbene per la Procura si tratti di “remunerazione indebita della mediazione illecita, in quanto occulta e fondata su relazioni personali con pubblici ufficiali della struttura commissariale”. La prima offerta di Adaltis per la fornitura è stata presentata e accettata a metà maggio 2020. A dicembre 2020, ancora Adaltis ha ricevuto nuovi appalti di test molecolari per quasi 2 milioni e mezzo di euro, dopo i quali “Di Donna, Esposito e De Luca hanno ricevuto bonifici che non trovano, allo stato, lecita spiegazione”.
Il 5 ottobre i carabinieri hanno perquisito sia l’abitazione che l’ufficio di Di Donna, che si trova al quarto piano nello stesso stabile dello studio del professor Guido Alpa. L’avvocato Alpa e Conte sono molto amici e i due studi condividevano fino all’uscita dell’ex premier dalla professione il centralino della segreteria e alcuni clienti.
È curioso notare che sempre nello stesso studio dell'avvocato Alpa nel marzo 2019 si era svolta una riunione su una vertenza tra il Gruppo Condotte e la società pubblica RFI, in merito ai lavori del passante ferroviario di Firenze. E che dal Gruppo Condotte, società in Amministrazione Straordinaria che ricadeva e ricade sotto il controllo del ministero dello Sviluppo Economico allora retto dall’ex leader del M5s Luigi Di Maio, Di Donna ha ottenuto una serie di consulenze dorate pari a 637mila euro nel solo biennio 2019-2020. Fra queste c'è anche un importante incarico che prevede una retribuzione fissa mensile di 18 mila euro più “retribuzione variabile pari al 2 per cento” in caso di esito positivo del giudizio di primo grado. Poi l’estensione dell’incarico di consulenza legale già affidato per la società Condotte per le altre società del gruppo pari a “medi tariffari decurtati del 55 per cento” oltre a un premio di “success fee” tra 150 mila e 250 mila euro.
Perquisiti anche gli altri due professionisti indagati. Gianluca Maria Esposito, professore ordinario a Roma, presso il dipartimento di scienze sociali ed economiche alla Sapienza. È stato anche direttore del corso di alta formazione su “Anticorruzione e Appalti della Pubblica Amministrazione”. E basta fare una ricerca sul web per trovare importanti convegni organizzati da Esposito, come quello del 13 luglio 2017 dal titolo “Da Mani pulite all’anac di Raffaele Cantone”, e al quale hanno partecipato – stando a quanto annunciato – l’allora sottosegretaria Maria Elena Boschi e l’ex presidente dell’anac Raffaele Cantone.
De Luca è a capo dell’accademia Aises ma è anche presidente esecutivo di Task force Italia, “una piattaforma di know-how, no profit” con il compito tra le altre cose di elaborare “proposte” anche nel dopo pandemia. Anche Di Donna fa parte del comitato scientifico di Task force Italia.
22 dicembre 2021