Nuovo intollerabile attacco del partito fascista FdI a Montanari
Il rettore dell'Università per stranieri di Siena ha ragione: "L'Italia è una Repubblica delle banane"
Solidarietà del PMLI e de “Il Bolscevico a Montanari
Appena 4 mesi fa il Comitato provinciale di Firenze del PMLI espresse la propria solidarietà a Tomaso Montanari, Rettore dell'Università per stranieri di Siena, pesantemente attaccato dai neofascisti per aver denunciato la natura strumentale dell’istituzione e delle celebrazioni della “giornata del ricordo”, che sono divenute un importante arma nelle loro mani per equiparare fascismo e antifascismo e cancellare il giudizio storico sul fascismo e nazismo, comprese la loro pesanti responsabilità delle atrocità e i lutti commessi.
Il PMLI.Toscana è intervenuto ancora una volta, oggi che il professor Montanari è vittima di un attacco vigliacco e falsificatore da parte della stampa di destra guidata dal fogliaccio fascista “Libero”, ma anche di un vero e proprio tentativo di epurazione da parte dei fascisti istituzionalizzati di Fratelli d'Italia.
La “Lesa Maestà” è una questione politica
Ciò che ha fatto perdere le staffe ai fascisti questa volta è stata la critica di Montanari al capo dello Stato e al suo discorso di fine anno. Il tweet incriminato, affiancato a una immagine che metteva in rilievo Mattarella e alberi di palma sullo sfondo, recitava "La prevalenza della palma nell’iconografia presidenziale. Il ritorno del rimosso: la repubblica delle banane che siamo…
".
Ma non è certo una questione di botanica ad aver fatto andare i fascisti su tutte le furie, bensì la critica politica della questione, e cioè – come poi ha precisato Montanari nei giorni seguenti – che mai in passato il parlamento e quindi la stessa democrazia borghese, fosse stata ridicolizzata come nell'ultimo anno dal governo Draghi, fortemente voluto dallo stesso Mattarella.
Un periodo nel quale per ben 35 volte si è ricorsi al voto di fiducia, col sostegno di tutti i partiti di regime, inclusa l'opportunistica opposizione di cartone del partito della Meloni; una effettiva “repubblica delle banane” dunque, un appellativo d'uso comune che in sostanza ben descrive il nostro Paese governato da una oligarchia ricca e corrotta proprio come quella che si avvolge nel tricolore. Montanari, con coraggio e coerenza con le sue numerose battaglie democratiche ed antifasciste, ha parlato anche di un parlamento “inutile (…) che appare ormai come un rito di una religione che non c'è più
”, tanto che “lo ha ben compreso quella metà abbondante di italiani che ha smesso di andare a votare
”.
Mattarella, santificato da tutti i partiti parlamentari, ha caratterizzato il suo settennato proprio con questo golpe bianco che ha consegnato il Paese in evidente contrasto costituzionale al presidenzialismo di fatto, al governo “dei migliori” (per la borghesia), guidati dal banchiere massone Draghi che rappresenta gli interessi della grande finanza e dell'UE imperialista e non di certo quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani e dei pensionati, come dimostrano i suoi provvedimenti.
Eccolo dunque il nocciolo della questione: Montanari ha avuto l'impudenza di disturbare il manovratore, questo presidente della Repubblica che il regime ha santificato e posto al di sopra di ogni critica proprio per aver completato un ulteriore e decisivo passaggio nella fascistizzazione del Paese.
L'assalto della stampa di regime contro Montanari
In quattro e quattr'otto tutta la stampa di regime è intervenuta compatta contro Montanari, ma si è guardata bene dall'entrare in merito e replicare alla cruciale questione politica sollevata dal professore.
Il Corriere della Sera
, ad esempio, in uno spregevole articolo a firma di Aldo Grasso lo bolla come “feroce giacobino
”, e tenta di ridicolizzarne la questione in termini “botanici”, definendo “splendida
” la risposta di Giovanni Grasso (Consigliere per la comunicazione di Mattarella) che riconduce tutto alla frase: “le palme fanno datteri e non banane (…) il professore, anzi magnifico rettore, s'intende d'arte ma non di botanica
”. Ai due Cerberi del regime Giovanni e Aldo Grasso si è affiancato l'Ignavo Francesco Merlo, che si è dilungato su Repubblica
in una disquisizione penosa e squallida sul “dattero colonialista”
e “la banana antirazzista”
piuttosto che affrontare la spinosa questione della sorte della democrazia in Italia. Che squallore! E dello stesso tenore sono stati i rilanci della stampa sia della destra che della “sinistra borghese”, da Il Tempo
che titola “La figuraccia di Montanari sulle palme del Quirinale. Umiliato dal portavoce di Mattarella
”, al quotidiano fiorentino La Nazione
.
La vicenda però non si ferma alla ridicolizzazione e alla censura, e per i fascisti è giunto il momento di zittire una volta per tutte l'antifascista Montanari e di cacciarlo dal mondo dell'istruzione pubblica: è anomalo e intollerabile (per costoro) sentir provenire certe critiche, così ficcanti e profonde nel merito, da tribune ”istituzionali” che solitamente li coprono.
Il vigliacco tentativo di epurazione di stampo mussoliniano
Ecco pronti gli squadristi di FdI, il nazionale Lorenzo Rosso e Massimiliano Mari, responsabile organizzativo del circolo di Siena intitolato alla memoria del fucilatore di partigiani Giorgio Almirante, a lanciare una petizione per chiedere le dimissioni di Montanari dalla carica di rettore dell’Università per Stranieri di Siena. Insomma, non solo una provocazione, ma un'iniziativa di una gravità assoluta, un tentativo di epurazione che possono permettersi poiché si sentono non solo impuniti e tollerati ma in questo caso protetti e appoggiati dall'intero vertice politico istituzionale, da Palazzo Chgi al Quirinale. Il che è confermato dal mancato scioglimento del gruppi neofascisti chiesto dall'ANPI, dalla CGIL e dai 200mila antifasciste ed antifascisti che riempirono piazza San Giovanni all'indomani dell'assalto squadrista alla sede del maggior sindacato italiano.
I “crimini” attribuiti al professor Montanari dalla suddetta petizione sarebbero appunto: “l’ultima desolante polemica con la Presidenza della Repubblica e con la corretta risposta del portavoce della Presidenza del Quirinale”; e “le precedenti gravi affermazioni del Montanari che definisce il Giorno del Ricordo per i Martiri delle Foibe 'una falsificazione'”.
La vergognosa iniziativa dei fascisti senesi non poteva non ricevere la benedizione e il plauso del nero fogliaccio “Libero
” diretto da Alessandro Sallusti che con un articolo firmato da Gianluca Veneziani dal titolo “Montanari ormai aspira ad una carriera da comico
” ha tentato di ridicolizzare Montanari col fine ultimo di rendere caricaturali tutte le sue battaglie antifasciste, democratiche e progressiste.
L'inaccettabile silenzio della stampa “democratica”
Quel che invece è intollerabile e inquietante è l'assoluto silenzio dei partiti e della stampa sedicente di “sinistra” che non hanno speso una parola in difesa di Montanari, a parte il quotidiano “La Repubblica
”, di cui abbiamo già detto. Hanno anch'essi evitato di toccare e approfondire i contenuti politici della critica di Montanari e tantomeno di difendere e solidarizzare col professore antifascista.
Peraltro Repubblica
ben conosce le “aggressioni” fasciste, poiché più volte anche in un passato recente i suoi direttori e giornalisti ne sono stati vittime: basti pensare su tutti a Carlo Verdelli, a Scalfari ed a Paolo Berizzi e colleghe con i quali il PMLI ha prontamente solidarizzato, denunciando anche in quelle circostanze il silenzio dei media e dei partiti antifascisti.
Noi riteniamo che questo silenzio sia grave e inaccettabile e temiamo che possa costituire una pericolosa sottovalutazione del pericolo fascista, analogo a quello che accompagnò la marcia su Roma e l'avanzata della dittatura mussoliniana.
Rafforzare il fronte unito antifascista ed antidraghiano
La volontà di cancellare dalla vita pubblica una coraggiosa figura di antifascista qual è Montanari – al quale va anche la solidarietà militante della redazione centrale de Il Bolscevico
– ha la stessa nera matrice che vorrebbe fuori legge anche i partiti comunisti come il PMLI; si tratta di fascisti rivestiti che sguazzano nelle comode poltrone istituzionali, che la Costituzione stessa mette al bando, e che invece vengono ospitati, tollerati e protetti dai massimi organi di Stato e di Governo.
Per gli autentici democratici e antifascisti si tratta anzitutto di fare quadrato oggi intorno a Montanari e domani contro chiunque venga sottoposto ad attacchi di matrice neofascista di qualsiasi tipo, e di mobilitarsi per dar vita a un largo fronte unito di tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antidraghiane ed antifasciste. E si tratta di riflettere e aprire una grande discussione sulle cruciali questioni sollevate così coraggiosamente e lucidamente dal professore Montanari.
Come indicava il Comitato centrale del PMLI nel febbraio scorso all'indomani della salita al potere di questo governo, rivolgendo cinque calorosi appelli ai Partiti con la bandiera rossa e la falce e martello, al proletariato italiano, alle anticapitaliste e agli anticapitalisti, alle ragazze e ai ragazzi di sinistra del movimento studentesco e di ogni altro movimento ed alle intellettuali e agli intellettuali democratici: “Uniti possiamo fare un gran bene alla democrazia e al parlamento borghesi. Ideologicamente (…) noi marxisti-leninisti siamo agli antipodi da questi orpelli della borghesia preferendo la democrazia proletaria e le istituzioni rappresentative socialiste a democrazia diretta. Ma in questo momento è meglio la democrazia e il parlamento borghesi, anche se attualmente il PMLI tatticamente non è presente in esso, che la dittatura aperta della grande finanza.” Una volta vinta questa battaglia prioritaria, ognuno andrà per la sua strada, che per il PMLI sarà quella di continuare a lavorare con perseveranza, tenacia ed entusiasmo per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista.
12 gennaio 2022