Scheda
Il Cile da Allende a Boric
L'11 settembre 1973 il colpo di Stato organizzato dalla destra cilena e l'imperialismo americano segnò la fine dell'esperienza di governo del socialista Salvador Allende, eletto il 3 novembre 1970 e assassinato all'interno del Palazzo della Moneda dai golpisti guidati dal generale Augusto Pinochet Ugarte che il presidente aveva nominato appena tre settimane prima a capo dell'esercito. La feroce dittatura è durata formalmente dall'11 settembre 1973 all'11 marzo 1990, il sistema istituzionale e economico dominato dal neoliberismo è ancora vigente.
Il "pensionamento" del dittatore da parte della borghesia cilena prese le mosse dalle modifiche della costituzione del 1980 chieste nel 1988 per dare a Pinochet la possibilità di rimanere in carica ancora per un altro mandato presidenziale. Il voto bocciò la proposta del generale golpista e dette avvio al percorso delle prime elezioni democratiche del 14 dicembre 1989. Pinochet lasciò ufficialmente la presidenza l'11 marzo 1990 ma mantenne la carica di comandante supremo delle forze armate e una volta in pensione ebbe la carica di Senatore a vita che gli garantiva immunità ed impunità.
Le elezioni presidenziali del 1989 sono vinte dal democristiano Patricio Aylwin Azocar, sostenuto dalla coalizione di “centro-sinistra” della Concentrazione dei Partiti per la Democrazia nata nella campagna per il no al referendum costituzionale e formata tra gli altri dal Partito Democratico Cristiano del Cile, Partito per la Democrazia, Partito Socialista del Cile, Partito Radicale e Partito Umanista. La coalizione espirmerà tutti i presidenti per un ventennio; nel 1993 il democristiano Eduardo Frei Ruiz-Tagle, nel 1999 il socialista Ricardo Lagos che passerà il testimone nel 2005 a Michelle Bachelet.
Durante il governo della Bachelet avranno inizio le grandi manifestazioni studentesche partite nei licei nell'estate del 2006 contro la riforma dell'istruzione.
La sconfitta dei candidati della coalizione alle amminsirtrative del 2008 fa da preludio alla sconfitta del candidato alle presidenziali del 2009, il democristiano Eduardo Frei Ruiz-Tagle, battuto dal candidato della destra Sebastian Pinera.
Durante il suo primo mandato presidenziale, tra il 2010 e il 2012, la politica neoliberista di Pinera spinge la crescita economica del paese a livelli record di quasi il 6% mentre il resto del mondo fa i conti con una pesante crisi. Una crescita pagata dai lavoratori e dalle masse popolari con una caduta verticale dei diritti, dello stato sociale e la privatizzazione di previdenza e sanità.
Le proteste iniziate nel giugno 2011 che hanno il loro centro nelle università per chiedere una riforma del sistema scolastico saranno le premesse della sconfitta della destra a favore della coalizione di “centro-sinistra” che tornava al governo con le elezioni presidenziali del 2013 vinte da Michelle Bachelet. Pinera avrà la sua rivincita al ballottaggio delle presidenziali del 17 dicembre 2017 quando supera il radicale Alejandro Guillier e con il 54,58% dei voti viene eletto per la seconda volta alla presidenza.
Pinera premeva di nuovo l'acceleratore della politica neoliberista che costruisce la ricchezza della borghesia nazionale sulla crescita dei tassi di povertà estrema della popolazione che pongono il Cile al secondo posto dopo l’Uruguay fra i paesi dell’America Latina. Così quando nell'ottobre del 2019 il governo annunciava un aumento del prezzo del biglietto dei mezzi di trasporto scattava una protesta che portava milioni di manifestanti in piazza e scuoteva il regime cileno. Pinera come Pinochet rispondeva coi carabineros e l'esercito scatenando una repressione segnata da decine di morti, migliaia di feriti e decine di migliaia di arresti e molti scomparsi.
La protesta era incanalata dalla socialdemocrazia verso la modifica della costituzione di Pinochet, una proposta approvata a larga maggioranza nel referendum dell'ottobre del 2020 seguita dalla successiva elezione della Convenzione costituzionale nel maggio scorso, l'assise che aveva il compito di varare una proposta entro il luglio 2022. E per costruire le basi della vittoria elettorale della coalizione della "sinistra" borghese nelle presidenziali del 19 dicembre con il candidato Gabriel Boric.
12 gennaio 2022