Discorso del compagno Alberto Fontanesi Segretario del PC di Reggio Emilia
Oggi il pensiero di Lenin è una immensa teoria “aperta” cui attingere e ispirarsi per il presente, è più al passo con i tempi che mai!
Due giorni fa ricorreva l'anniversario della morte dell'uomo più importante del XX secolo, Lenin appunto.
Un uomo che ha dato la sua vita per la causa rivoluzionaria, un uomo giusto dalla parte dei più deboli che si è contrapposto con i propri ideali allo sfruttamento dei potenti contro la maggioranza della popolazione.
Un Comunista, il primo uomo a guidare e a vincere una rivoluzione socialista in tutta la storia dell'umanità.
Molti bollano Lenin come un dittatore sanguinario che ha portato l'Urss alla fame e alla povertà, insieme a Stalin. Queste persone, che propagandano queste menzogne sono quelle a cui il pensiero di Lenin, ancor oggi a 98 anni dalla sua scomparsa, fa più paura e lo vogliono tenere nascosto, soffocato.
Nei primi anni dopo la Rivoluzione d'Ottobre infatti Lenin e i bolscevichi emanavano una serie di leggi, che ancor oggi sono l'avanguardia nei diritti sociali, e quelle più in pericolo dai predoni del capitale, come l'istruzione e la sanità gratuiti, la garanzia di un lavoro, di una giornata lavorativa di 8 ore, di un salario equo e di una pensione, di un'indennità sulle malattie e sulla maternità, introdussero il matrimonio civile, con uguali diritti per entrambi i coniugi, e il divorzio, la donna ottiene la totale parità di diritti rispetto all'uomo, il diritto di abortire, viene legalizzata l'omosessualità e viene vietata completamente ogni tipo di discriminazione di razza, etnia, nazionalità, identità sessuale.
Ma non solo, per organizzare una società più giusta, che finalmente poteva spezzare le catene dello sfruttamento tra gli uomini, i bolscevichi guidati da Lenin denunciarono tutti gli accordi internazionali (anche quelli segreti), emananarono il decreto sulla terra che imponeva l'immediata distribuzione delle terre dei grandi proprietari terrieri ai contadini che ne erano privi, al vecchio sistema giudiziario si sostituirono i tribunali del popolo di tipo elettivo, la polizia venne sostituita da una milizia operaia, viene realizzata la completa separazione tra Stato e Chiesa, sono nazionalizzate tutte le banche private, le ferrovie e la flotta mercantile con il commercio estero che diventa monopolio dello Stato e le fabbriche sono affidate direttamente agli operai.
Il mondo funzionava al contrario e funzionava bene!
Lo Stato sovietico infatti includeva la crescita culturale e intellettuale come parte dello sforzo per migliorare il tenore di vita, calmierando i prezzi di libri, periodici ed eventi culturali. Grazie ad un alto grado di istruzione gratuita e disponibile per tutti, dalla scuola materna all'università, il Partito ed il governo avevano una grande percentuale di lavoratori coinvolti con le attività.
Il grado di uguaglianza di reddito, di un sempre crescente “salario sociale”, la gratuità per accedere al sistema sanitario, i sussidi per la casa e il cibo che andavano ad incidere circa per il 7/8% sul bilancio di ogni famiglia, la mancanza di inflazione, di disoccupazione, di estrema povertà e l'annullamento le stridenti disuguaglianze di ricchezza, reddito, istruzione e opportunità hanno reso evidente che si trattava di una società che funzionava in base agli interessi di classe dei lavoratori.
I sindacati, allora utili alla causa operaia e con la esse maiuscola, avevano il potere di veto sui licenziamenti e quello di richiamare i direttori.
Grazie al solco tracciato da Lenin in cinquant'anni, il paese è passato da una produzione industriale che era solo il 12% di quella degli Stati Uniti, per raggiungere l'80%.
Concludo con la parte più corposa dell'intervento, leggendo alcuni passi secondo me fondamentali del pensiero di Lenin su Democrazia, Libertà, sul Socialismo Comunismo e sulla tanto agognata unità dei comunisti:
Su comunismo, socialismo, democrazia, Stato e dittatura del proletariato:
«La dittatura di una sola classe è necessaria non solo per ogni società classista in generale, non solo per il proletariato dopo aver abbattuto la borghesia, ma per l'intero periodo storico che separa il capitalismo dalla “società senza classi”, dal comunismo. Le forme degli Stati borghesi sono straordinariamente varie, ma la loro sostanza è unica: tutti questi Stati sono […] una dittatura della borghesia. Il passaggio dal capitalismo al comunismo, naturalmente, non può non produrre un'enorme abbondanza e varietà di forme politiche, ma la sostanza sarà inevitabilmente una sola: la dittatura del proletariato. […] La democrazia non si identifica con la sottomissione delle minoranza alla maggioranza. La democrazia è uno Stato che riconosce la sottomissione della minoranza alla maggioranza, cioè l'organizzazione sistematica della violenza esercitata da una classe contro un'altra, da una parte della popolazione contro l'altra. […] Noi ci assegniamo come scopo finale la soppressione dello Stato, cioè di ogni forma organizzata e sistematica di ogni violenza esercitata contro gli uomini in generale. Noi non auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui non venga osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza. Ma, aspirando al socialismo, abbiamo la convinzione che esso si trasformerà in comunismo, e che scomparirà quindi ogni necessità di ricorrere in generale alla violenza contro gli uomini […] perché gli uomini si abitueranno a osservare le condizioni elementari della convivenza sociale, senza violenza e senza sottomissione».
«La democrazia è una forma di governo in cui ogni quattro anni viene cambiato il tiranno».
«La democrazia parlamentare è il miglior involucro per il capitalismo».
«Parlare di democrazia pura, di democrazia in generale, di uguaglianza, libertà, universalità, mentre gli operai e tutti i lavoratori vengono affamati, spogliati, condotti alla rovina e all'esaurimento non solo dalla schiavitù salariata capitalistica, ma anche da quattro anni di una guerra di rapina, mentre i capitalisti e gli speculatori continuano a detenere la “proprietà” estorta e l'apparato “già pronto” del potere statale, significa prendersi gioco dei lavoratori e degli sfruttati. (da Stato e Rivoluzione)
«Estremamente importanti sono tutti i materiali relativi agli Stati Uniti dell'America del nord, dove il legame ufficiale, amministrativo, statale tra religione e capitale è meno appariscente. In compenso, là vediamo tanto più chiaramente che la “democrazia moderna” (dinanzi alla quale i menscevichi, i socialisti-rivoluzionari e, in parte, gli anarchici, ecc., si prosternano tanto sconsideratamente) non è altro che la libertà di predicare ciò che conviene alla borghesia e cioè le idee più reazionarie, la religione, l'oscurantismo, la difesa degli sfruttatori, ecc». (da Il significato del materialismo militante, 12 marzo 1922)
Sul nesso tra libertà e distruzione del Capitale:
«Gli operai possono ottenere una maggiore o minore libertà politica per lottare per la propria emancipazione economica, ma nessuna libertà li strapperà alla miseria, alla disoccupazione e all'oppressione, fino a che il potere del capitale non sarà stato abbattuto». (da Socialismo e religione, 3 dicembre 1905)
«...capitalismo giunto alla fase dello sviluppo in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, ha acquisito grande importanza l'esportazione dei capitali, è iniziata la divisione del mondo fra i trust internazionali e i maggiori paesi capitalistici si sono divisi l'intera superficie terrestre». (da Stato e Rivoluzione)
Sulla scelta tra schiavitù e libertà:
«Nessuno è colpevole di essere nato schiavo. Ma lo schiavo al quale non solo sono estranee le aspirazioni alla libertà, ma che giustifica e dipinge a colori rosei la sua schiavitù, un tale schiavo è un lacchè e un bruto che desta un senso legittimo di sdegno, di disgusto e ripugnanza». (da Sull'orgoglio nazionale dei Grandi Russi, 12 dicembre 1914)
Sull'unità dei comunisti:
«Non può esserci unità, né federativa né di qualsiasi altro genere, con i politici operai liberali, con i disorganizzatori del movimento operaio, con i violatori della volontà della maggioranza. Può e deve esserci unità fra tutti i marxisti conseguenti, fra tutti i sostenitori del blocco marxista e delle parole d’ordine integrali, indipendentemente dai liquidatori e al di fuori di loro.
L’unità è una grande cosa e una grande parola d’ordine! Ma la causa operaia ha bisogno dell'unità dei marxisti, e non dell’unità tra i marxisti e i nemici e travisatori del marxismo.
E a chiunque parli di unità dobbiamo chiedere: Unità con chi? Con i liquidatori?
In tal caso non abbiamo niente in comune. Ma, se si tratta dell’unità veramente marxista, allora diremo: fin da quando sono sorti i giornali pravdisti, noi abbiamo chiamato alla coesione di tutte le forze del marxismo, all’unità dal basso, all’unità nel lavoro pratico. Nessuna civetteria con i liquidatori, nessuna trattativa diplomatica con i circoli dei distruttori del blocco marxista! Tutte le forze per unire gli operai marxisti intorno alle parole d’ordine marxiste, intorno al blocco marxista! Gli operai coscienti considereranno un delitto ogni tentativo di imporre loro la volontà dei liquidatori e un delitto non meno grave la dispersione delle forze dei veri marxisti. L’unità si fonda infatti sulla disciplina di classe, sull’accettazione della volontà della maggioranza, sul lavoro comune nelle file di questa maggioranza e tenendo il passo con essa.
Non ci stancheremo di chiamare tutti gli operai a questa unità, a questa disciplina, a questo lavoro comune». (da Unità, 12 aprile 1914)
Tutt'oggi il suo pensiero, tutt'altro che dogmatico, rimane una immensa teoria “aperta” cui attingere e ispirarsi per il presente, tutt'oggi è più al passo con i tempi che mai!
W Lenin, W l'unità dei comunisti, W il Partito Comunista!
Cavriago, 23 gennaio 2022