Discorso del compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna
Applichiamo le indicazioni di Lenin sul revisionismo e sul socialismo
Care compagne e cari compagni,
voglio innanzitutto ringraziare tutti i presenti, a partire dalle compagne e dai compagni giunti da fuori regione, il compagno Erne che ha presieduto questa manifestazione, il compagno Alessandro Fontanesi da tanti anni importante collaboratore nella realizzazione delle commemorazioni di Lenin, i compagni Alberto Fontanesi del Partito Comunista e Andrea Scarfone del Partito dei Carc per aver organizzato assieme al PMLI questa importantissima e bellissima manifestazione, i compagni del PRC, del PCI e de “La città futura” per avervi aderito.
È una gioia proletaria rivoluzionaria essere qui oggi in piazza, assieme a tutti voi, per rendere omaggio al grande Maestro del proletariato internazionale Lenin, in occasione del 98° anniversario della sua morte, a distanza di 3 anni dall’ultima commemorazione del 2019 a causa delle restrizioni imposte per limitare la diffusione del Covid19, durante le quali il PMLI ha comunque reso omaggio a Lenin seppur in forma più ridotta, dopo quasi 20 anni di ininterrotte iniziative qui in piazza Lenin.
Quest’anno come mai prima si è creato un importante fronte unito nel nome di Lenin, non certo un fatto scontato, e per il quale il PMLI lavora da tanto tempo. Permettetemi qui di ricordare i compagni Battista Bruni, Segretario della Cellula “Stalin” di Rimini e Franco Melandri Responsabile dell’Organizzazione di Ravenna del PMLI, entrambi scomparsi nel 2019 e che sarebbero stati felici di vedere oggi questa bella manifestazione unitaria.
L’augurio è quindi quello che il fronte si possa ulteriormente allargare e si possa tornare a colorare di rosso questa piazza in modo stabile e continuativo, anche se i dati sulla diffusione del Covid non sono certo incoraggianti, ma ci sottraiamo alla “caccia alla streghe” contro i non vaccinati come se la responsabilità fosse la loro, la responsabilità era e rimane dei governanti del capitalismo e dell’imperialismo dei vari paesi, compresi quelli Conte e Draghi nonché i loro predecessori che non hanno fatto nulla per prevenire e per fronteggiare le emergenze sanitarie ma anzi hanno distrutto il sistema sanitario nazionale, spezzettandolo, tra l’altro, in venti regni autonomi, a favore della sanità privata. Tanto è vero che negli ultimi trenta anni sono stati dimezzati i posti letto negli ospedali e chiusi i presidi più piccoli distribuiti sul territorio e oggi si “piangono lacrime di coccodrillo” perché non vi sono posti e personale a sufficienza negli ospedali. Ma questo non è colpa del Covid o dei non vaccinati, ma di chi ha tagliato la sanità!
Questa pandemia sanitaria, che si somma a quella economica, non deve quindi stringerci al capitalismo e alle sue marce istituzioni nella lotta contro il Covid 19, ma deve vederci ancora una volta contro e fuori di essi perché solo così potremo fermarne tutti i loro devastanti effetti, per riparare i quali ancora una volta vengono scaricati i costi sulle masse popolari e lavoratrici. Questo dimostra ancora una volta come non siamo assolutamente tutti sulla stessa barca, la barca del popolo non è la stessa barca dei padroni, sono loro a voler stare in barche diverse e allora che la barca del popolo che batte bandiera rossa cannoneggi quella dei padroni fino a farla affondare! Solo il socialismo e il potere politico del proletariato possono salvare l’Italia!
Essere qui oggi ha come sempre una doppia valenza.
Da una parte rendiamo omaggio a Lenin, uno dei cinque Grandi Maestri del proletariato internazionale, capo del proletariato russo e principale artefice di quel capolavoro tattico e strategico rappresentato dalla Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre una delle più grandi imprese della storia del movimento operaio internazionale e dell'intera umanità, che ancora oggi illumina e illuminerà il cammino dei marxisti-leninisti di tutto il mondo e di tutti coloro che aspirano realmente e concretamente a una nuova società, giusta, al servizio del popolo e dal popolo governata, e che non può che essere il socialismo prima e il comunismo poi.
Dall’altra ne ripercorriamo seppur brevemente gli insegnamenti che di volta in volta in base alla situazione ci sono più utili nella lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, nonché la vergognosa e squallida ammucchiata politica che si è stretta al governo del banchiere massone Draghi.
Perché Lenin, così come Marx, Engels, Stalin e Mao, è un esempio che ha ispirato, ispira, e continuerà a ispirare i sinceri comunisti di tutto il mondo, non certo un'icona da ammirare, non simboli di un grande passato da ricordare con nostalgia, ma le potenti bandiere della nostra lotta di oggi, la fonte a cui attingere l’analisi e la critica al sistema capitalistico, che seppur in forme diverse rimane sempre e comunque sfruttamento dell’uomo sull’uomo perpetrato attraverso la proprietà privata dei mezzi di produzione, e le linee guida principali di come si costruisce, radica e diffonde il Partito del proletariato, di come si combattono e distruggono il capitalismo e l’imperialismo, cioè con la lotta di classe, di massa e di piazza, e di come si costruisce il socialismo, cioè con la dittatura del proletariato e l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione. Questi insegnamenti, che la storia della lotta di classe in tutto il mondo ci ha mostrato e tramandato, sono incancellabili, e solo apprendendoli, studiandoli e applicandoli dialetticamente alla nostra realtà specifica potremo dare un reale e significativo contributo a questa lotta.
Applicarli dialetticamente alla nostra realtà specifica non significa però snaturare e svuotare dei suoi principi fondamentali il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che si fonda sul materialismo dialettico e storico e sulla lotta di classe, e il socialismo che significa essenzialmente abbattimento del sistema economico capitalistico e della sua sovrastruttura statale, istituzionale, giuridica, culturale e morale, nonché abbattimento della classe dominante borghese che vanno sostituiti con l'economia socialista e con la sovrastruttura proletaria e con la dittatura del proletariato.
I 5 Maestri hanno sempre condotto una lotta serrata contro il revisionismo antico e moderno, che rappresenta lo snaturamento opportunista, riformista, parlamentarista e borghese del marxismo-leninismo, svuotandolo dalla sua anima proletaria e rivoluzionaria allo scopo di impedire l'avvento della rivoluzione proletaria e del socialismo. Battaglie inevitabili e necessarie per non far deviare la rivoluzione mondiale dal suo corso naturale.
Marx ed Engels hanno smascherato e combattuto i sedicenti comunisti Proudhon, Saint-Simon, Fourier, Owen, Babeuf, Dühring, Bakunin e altri. Lenin ha smascherato e combattuto i primi revisionisti del marxismo nel mondo, Bernstein e Kautzky. Stalin ha smascherato e combattuto Trotzki, Bucharin, Kamenev, Zinoviev e altri. Mao ha smascherato e combattuto Liu, Deng, Krusciov, Breznev e i loro simili. Proprio a Mao dobbiamo lo smascheramento del colpo di Stato col quale nel febbraio del 1956 Krusciov prese il potere, con queste parole pronunciate già nel 1957: “Vorrei dire qualcosa sul XX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica. Secondo me ci sono due spade: una è Lenin, l'altra è Stalin. Adesso i russi hanno gettato via quella spada che è Stalin. L'hanno raccolta Gomulka e certi ungheresi per colpire l'Unione Sovietica, per combattere il cosiddetto stalinismo. I partiti comunisti di diversi paesi europei criticano anche loro l'Unione Sovietica. Il loro leader è Togliatti. Anche l'imperialismo ha raccolto questa spada per lanciarsi all'attacco. Dulles l'ha presa e se n'è servito per qualche manovra. Questa spada non è stata data in prestito, bensì gettata via. Noi in Cina non l'abbiamo gettata via. Noi in primo luogo abbiamo difeso Stalin e in secondo luogo abbiamo criticato i suoi errori, abbiamo scritto l'articolo Sull'esperienza storica della dittatura del proletariato. Non abbiamo fatto come certuni che hanno screditato e distrutto Stalin, abbiamo agito in base alla situazione reale.
Si può dire che alcuni dirigenti sovietici hanno in qualche misura gettato via anche quella spada che è Lenin? Secondo me l'hanno fatto in misura notevole. La rivoluzione d'Ottobre è ancora valida? Può costituire o no un modello per tutti i paesi? Nel rapporto di Krusciov al XX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica si dice che si può conquistare il potere seguendo la via parlamentare, ossia che i vari paesi possono fare a meno di prendere esempio dalla rivoluzione d'Ottobre. Una volta aperta questa breccia, sostanzialmente si è gettato via il leninismo”.
È proprio sulla base della distruzione del socialismo e della restaurazione capitalistica in Urss che Mao, denunciando che "la salita del revisionismo al potere significa la salita della borghesia al potere"
, e consapevole che non sarebbe bastata una sola rivoluzione e che sarebbe stato necessario farne altre per assicurare la vittoria definitiva del socialismo, elaborò la teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, che fu attuata con la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria per impedire la restaurazione del capitalismo in Cina, poi purtroppo avvenuta dopo la sua morte.
Il revisionismo, che è una corrente ideologica borghese, è ancora più pericoloso del dogmatismo: nel nome del “socialismo” cancella il socialismo, ne nega i principi fondamentali, le sue verità universali, i revisionisti cancellano la differenza tra socialismo e capitalismo, tra la dittatura del proletariato e quella della borghesia, sostenendo di fatto non la linea socialista, ma quella capitalista.
Ma come ha affermato Lenin nel 1920 nello scritto “Falsi discorsi sulla libertà”: “Finché non sono distrutte le classi, qualunque discorso generico sulle libertà e sull’uguaglianza è un mezzo per ingannare se stessi e per ingannare gli operai e tutti i lavoratori e gli sfruttati dal capitale, ed è, in ogni caso, una difesa degli interessi della borghesia”
.
Non ci può essere uno sviluppo creativo del marxismo-leninismo se non c'è critica al dogmatismo moderno e soprattutto al revisionismo moderno. Ma per condurre questa lotta occorre che il proletariato sia adeguatamente istruito affinchè riconosca e rigetti il revisionismo, occorre necessariamente che innanzitutto acquisisca la propria concezione del mondo, trasformi la propria coscienza in senso proletario-rivoluzionario, marxista-leninista, diventando da classe in sé a classe per sé, assumendo la direzione della lotta di classe e guidando le masse verso l’abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo.
È proprio Lenin che ci insegna, con queste parole, che “bisogna educare l’intera classe degli operai salariati a combattere per la liberazione di tutta l’umanità da ogni oppressione; bisogna addestrare tenacemente sempre nuovi strati di questa classe; bisogna saper avvicinare i componenti meno coscienti ed evoluti della classe, gli elementi meno toccati dalla nostra scienza e dalla scienza della vita, per parlare con loro; bisogna saperli avvicinare, saperli elevare con coerenza, con pazienza fino alla coscienza socialdemocratica
(oggi si dice marxista-leninista), senza trasformare la nostra dottrina in un arido dogma, non insegnandola solo con i libri, ma anche con la partecipazione alla lotta quotidiana degli strati più umili e arretrati del proletariato. Quest’azione quotidiana contiene in sé – lo ripetiamo – un certo elemento pedagogico. Il socialdemocratico che dimentichi tale attività cessa di essere un socialdemocratico”
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Lenin ha dimostrato, dopo che Marx ed Engels l’avevano teorizzato, che il proletariato da classe in sé può divenire una classe per sé, cioè da una classe priva della propria coscienza, della concezione proletaria del mondo, frammentata ideologicamente e organizzativamente, votata alle sole lotte immediate ed economiche, può divenire una classe forte, unita, dotata delle propria ideologia e concezione del mondo, una classe lungimirante e fondamentale, indipendentemente dalla sua consistenza numerica, e l’unica che può condurre le masse, con la guida di un vero Partito comunista, ad abbattere il capitalismo con la Rivoluzione socialista, e ad edificare il proprio sistema, cioè il socialismo.
Ed è grazie all’educazione politica dei Maestri e all’esperienza nella lotta di classe che una larga parte del proletariato mondiale aveva acquisito questa coscienza, la coscienza di essere una classe in sé, e la concezione proletaria del mondo, la cui essenza è costituita dal materialismo dialettico che è la base filosofica e teorica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e dal materialismo storico che ne è la base scientifica e storica.
Ma successivamente questa coscienza è stata nuovamente perduta a causa della de-ideologizzazione e de-comunistizzazione di massa, e la responsabilità ricade proprio anche sui revisionisti che hanno depotenziato e corrotto il proletariato col riformismo, l’elettoralismo, il parlamentarismo, il costituzionalismo, il governismo e il pacifismo.
Nel ricordare Lenin oggi ricordiamo quindi anche le sue indicazioni contro il riformismo e l’opportunismo, con particolare riferimento alla questione italiana, affrontata da Lenin prevalentemente nella critica al Partito socialista italiano, affinché il proletariato e le masse popolari, e in particolare le nuove generazioni che si vogliono battere contro questa iniqua società capitalista e che aspirano a una società migliore, non si facciano condizionare dalla borghesia e dai suoi servi revisionisti, e si mettano alla scuola del Maestri e del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Lenin condusse una dura battaglia politica per fare chiarezza su come e dove si dovevano schierare allora gli autentici socialdemocratici (cioè i marxisti-leninisti di oggi).
Solo con la separazione dei comunisti dai riformisti, con la costituzione dei partiti comunisti, la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, la fondazione della Terza Internazionale e l’edificazione del socialismo prima in Urss e poi in Cina il proletariato aprì e percorse con successo l’autentica via rivoluzionaria per l’emancipazione, questo almeno fino a quando i falsi comunisti, i revisionisti e gli opportunisti hanno gettato la maschera e deviato progressivamente dal campo del socialismo a quello del capitalismo.
Lenin è stato quindi l’artefice della prima fondamentale battaglia storica dei marxisti-leninisti contro i vecchi riformisti e i revisionisti. Se non si comprende che è il revisionismo la causa della liquidazione dei partiti che si richiamavano al comunismo, saremo eternamente subalterni e in balia della borghesia e degli imbroglioni politici sul piano ideologico, politico e organizzativo.
Per questo il PMLI pianta con forza e in maniera profonda le sue radici nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, e sin dalla sua fondazione lavora per ridare al proletariato la sua coscienza di classe. Solo tenendo fermo il nostro atteggiamento di classe anticapitalista, antigovernativo, antistituzionale e astensionista elettorale è possibile far maturare la coscienza e la mobilitazione rivoluzionarie delle masse proletarie e popolari e delle nuove generazioni e accumulare le forze rivoluzionarie sociali, politiche e culturali necessarie per cambiare veramente l’Italia.
Attualmente gli interessi del capitalismo italiano sono tutelati dal governo Draghi, attraverso il quale l’osannato presidente della Repubblica e ormai a fine mandato Mattarella ha assegnato il potere governativo direttamente alla grande finanza e all’Ue imperialista.
Un governo presidenzialista, atlantista, europeista, interventista, antioperaio, antipopolare e antisindacale.
Oggi occorre quindi battersi contro il governo del banchiere massone Draghi, per potenziare la sanità pubblica, abolire la sanità privata, nazionalizzare le aziende farmaceutiche, cancellare i brevetti sui vaccini, rendere gratuiti i tamponi; dare lavoro indeterminato a tutti i disoccupati, in particolare alle donne e ai giovani, abolire il precariato, bloccare i licenziamenti, dare 1.200 euro al mese a chi è senza lavoro e ammortizzatori sociali, abolire la legge Fornero; aumentare di un terzo i finanziamenti già stanziati per il Meridione d’Italia; non concedere l’autonomia differenziata sotto qualsiasi forma; abolire permanentemente la didattica a distanza e le classi pollaio, assicurare mezzi di trasporto adeguati, sicuri e gratuiti per le studentesse e gli studenti; non aderire all’esercito europeo che si prospetta; ritirare tutte le missioni militari italiane all’estero, e non armare i droni; evitare qualsiasi azione in Afghanistan che possa ritorcersi in attentati terroristici che pagherebbe col sangue il popolo italiano, sciogliere subito Forza nuova e tutti i gruppi neofascisti, che l’assalto squadristico alla sede nazionale della Cgil del 9 ottobre scorso ha reso solo più urgente ma che rimane una rivendicazione storica e ferma degli antifascisti, per fermare i topi di fogni fascisti servi del capitale e per onorare la Resistenza e i Partigiani che per scacciarli hanno dato la loro vita, e per questo saranno per sempre ricordati con rispetto e ammirazione.
È quindi un dovere imprescindibile stare a fianco dei lavoratori in lotta e appoggiare i sindacati che li sostengono, siano essi confederali o sindacati di base, auspicando che tutti quanti si uniscano al fine di assicurare la vittoria delle rivendicazioni dei lavoratori.
Ma siamo altresì consapevoli che il vero cambiamento dell’Italia può avvenire solo se si cambia tutto, non solo il governo e la sua azione, cioè se si passa dal capitalismo al socialismo, dalla dittatura della borghesia alla dittatura del proletariato, dalla sovrastruttura istituzionale, giuridica, culturale e morale borghese a quella proletaria.
Il capitalismo va spazzato via perché non potrà mai cambiare natura, linea politica e rapporto con le masse, esso è irriformabile, lo si può rendere un po’ (poco) meno predatorio per qualche tempo ma rimarrà sempre comunque schiavo del suo incessante bisogno di accumulare ai danni degli altri e reprimere e schiacciare chi osa ribellarsi.
Certo siamo coscienti che, date le condizioni oggettive e soggettive del nostro Paese, ci vorrà del tempo per accumulare le forze e le alleanze necessarie per liberarcene, per questo dobbiamo fare ogni sforzo per convincere le avanguardie del proletariato, delle masse lavoratrici, pensionate, disoccupate, popolari, femminili e giovanili che non vi è alternativa alla lotta di classe per il socialismo.
Come ha auspicato il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, su questi temi noi crediamo sia arrivato il momento che tutte le forze anticapitaliste si uniscano per concordare una linea comune contro il governo Draghi e per elaborare assieme un progetto per una nuova società.
Una grande discussione pubblica e privata sul futuro dell’Italia all’interno del proletariato e delle sue organizzazioni politiche, sindacali e culturali, e fra di esse, con apertura mentale, a cuore aperto, senza pregiudizi, preclusioni e personalismi. Da pari a pari e con la piena disponibilità ad apprendere l'uno dall'altro. Il nostro auspicio è che siano le operaie e gli operai che hanno posti di responsabilità politiche o sindacali, i giovani rivoluzionari, che sono comunisti o anticapitalisti, che sono in prima fila nelle lotte politiche, sindacali, sociali, ambientaliste ed ecologiste, per il clima, la salute e l'acqua, che hanno la coscienza di essere degli schiavi moderni e vogliono uscire da questo stato di schiavitù, non individualmente ma come classe, i primi e i principali promotori di questa grande discussione pubblica rivoluzionaria sul futuro dell’Italia. Noi siamo disponibili fin da subito a sederci attorno a un tavolo per discutere tale disegno con i partiti con la bandiera rossa per poi poter allargare il tavolo con le altre forze interessate e disponibili a collaborare con i comunisti e con i marxisti-leninisti. Con la consapevolezza che la conquista del potere politico da parte del proletariato è la questione chiave per la creazione di una nuova società senza più sfruttatori e oppressori che per noi si chiama socialismo.
Rilanciamo quindi oggi l’appello a tutte le forze anticapitaliste per trovare una intesa e costituire un’alleanza, un fronte unito, per aprire la via della riscossa dell’ideale comunista e della conquista del potere politico da parte del proletariato. Come ha scritto il compagno Scuderi nel suo saluto, letto precedentemente: “Allora si aprirà una nuova stagione rivoluzionaria che porterà nel tempo il proletariato al potere e tingerà l'Italia di rosso”.
Noi faremo come sempre la nostra parte, ma che si riesca o meno a costruire questo fronte unito antidraghiano e anticapitalista, il PMLI continuerà comunque a lavorare con perseveranza, tenacia ed entusiasmo per creare le condizioni soggettive necessarie per il passaggio dal capitalismo al socialismo per via rivoluzionaria. Non stancandosi di invitare tutti coloro, di ambo i sessi e di qualsiasi orientamento sessuale, che vogliono il socialismo di creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, cioè le Assemblee popolari e i Comitati popolari basati sulla democrazia diretta.
L'Italia di Draghi, del capitalismo e della dittatura della borghesia non è la nostra Italia. L'Italia futura che da sempre hanno in mente i marxisti-leninisti è quella che vede il dominio del proletariato e del socialismo, la cancellazione di ogni tipo di disuguaglianza e l'inizio della soppressione delle classi che avverrà nel comunismo, la fine della disoccupazione e della povertà, il lavoro per tutti, il benessere del popolo, piena libertà e democrazia per il popolo. In sostanza una nuova economia e un nuovo Stato modellati secondo gli interessi del proletariato e delle masse lavoratrici e in grado di affrontare qualsiasi emergenza, a partire da quella sanitaria.
Non un fantomatico paradiso domani in attesa del quale servire e obbedire al proprio padrone oggi, nessun “dio” da pregare affinchè i nostri padroni siano meno voraci e devastatori, ma neanche nessuna terza via riformista, pacifista e traditrice degli interessi e della causa del proletariato, per noi sarà sempre odio per il capitalismo e per i suoi servi, lotta di classe, bandiere rosse al vento e pugni levati alti, perché la causa del socialismo è la causa più giusta che vi sia, l’unica per la quale vale la pena spendere la propria vita, perché è nella pratica e non nelle chiacchere che i comunisti hanno dimostrato di essere dalla parte delle masse popolari e lavoratrici, di fare parte delle masse popolari e lavoratrici, e con esse di condividerne sacrifici e privazioni, sconfitte e vittorie, perché è nella pratica che il socialismo elaborato da Marx ed Engels e realizzato da Lenin, Stalin e Mao ha dimostrato di essere l’unica alternativa valida e vittoriosa al capitalismo.
Compagne e compagni,
l’Appello dell'Internazionale comunista e dell'Internazionale sindacale rossa del 25gennaio 1924 “Per la morte di Lenin”, avvenuta a Gorky appena 4 giorni prima, vi indicava: “Proletari di tutti i paesi, preparatevi alle prossime lotte rivoluzionarie! Che nel cuore di tutti noi possa regnare un odio del nemico tanto forte e profondo, quanto forte e profondo è il nostro amore per Lenin! L'Esecutivo dell'Internazionale comunista chiama tutte le sue sezioni alle prossime battaglie.
Ai milioni di nostri compagni in tutti i paesi gridiamo: seguite l'insegnamento e l'esempio di Lenin, che vivranno eternamente nel nostro partito! Combattete come lui e come lui vincerete!”.
Oggi a Cavriago, dinnanzi al busto di Lenin, ribadiamo ancora una volta che come Lenin combatteremo e come Lenin vinceremo!
Applichiamo le indicazioni di Lenin sul revisionismo e sul socialismo!
Viva l’unità di piazza tra il PMLI, il PC, il P.Carc e tutti i sostenitori di Lenin!
Non diamo tregua al governo del banchiere massone Draghi!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri vinceremo!
Cavriago, 23 gennaio 2022