Appello al governo delle associazioni cattoliche
“L'Italia firmi il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”

 
Aderendo alla campagna già promossa da numerose associazioni laiche, lo scorso 14 gennaio a Rimini un gruppo di associazioni cattoliche, ha sottoscritto un appello congiunto al governo italiano affinché firmi il trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari (TPNW) che - adottato da una conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, aperto alla firma il 20 settembre 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021 dopo la ratifica di 50 Stati come previsto - è la prima convenzione internazionale che si propone l'obiettivo della completa proibizione delle armi nucleari in vista di una loro completa eliminazione.
Dei 195 Stati chiamati a partecipare al trattato (193 membri dell'ONU, più la Città del Vaticano e la Palestina) ben 66 non hanno partecipato formalmente ai negoziati, e questi sono soprattutto Stati che possiedono direttamente un arsenale nucleare dichiarato apertamente o occulto (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord) e Stati che, pur non possedendo un arsenale proprio, sono comunque parte di alleanze militari che includono la deterrenza nucleare, come quelli appartenenti alla NATO, che sono sotto l'egida degli Stati Uniti, e alla OTSC, capeggiata dalla Russia.
L'Italia non ha partecipato né al negoziato né al voto, e anche a seguito dell'entrata in vigore non l'ha firmato né ratificato, anche se potrebbe farlo in ogni momento, limitandosi il Ministero degli Esteri ad affermare - in una nota ufficiale diffusa il 22 gennaio 2021, giorno dell'entrata in vigore - che “l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari possa essere realisticamente raggiunto solo attraverso un articolato percorso a tappe che tenga conto, oltre che delle considerazioni di carattere umanitario, anche delle esigenze di sicurezza nazionale e stabilità internazionale”, ossia che l'Italia, asservita mani e piedi agli Stati Uniti e alla NATO, non può aderire al trattato.
A nulla erano valsi i numerosi appelli al governo italiano provenienti dalla società civile (soprattutto dalla Rete italiana Pace e Disarmo e da Senzatomica, organizzazioni promotrici della campagna 'Italia, ripensaci' e partner italiani della Campagna internazionale ICAN a favore del completo disarmo nucleare.
L'appello di Rimini è stato sottoscritto da Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, da Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, da Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, da Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia, e infine da monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi.
“Nel pieno sostegno – si legge nel documento - alla campagna ‘Italia ripensaci’, che ha visto una forte mobilitazione della società civile su questi temi, intendiamo rinnovare il nostro appello affinché anche il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu, unendosi così agli oltre 50 altri Stati che l’hanno già fatto”.
L'appello delle associazioni cattoliche è in piena sintonia sia con le ripetute dichiarazioni pubbliche di Bergoglio di espressa condanna delle armi atomiche sia con la politica internazionale dello Stato della Città del Vaticano, il quale, insieme alla Repubblica di San Marino, ha già firmato e ratificato il trattato.
La richiesta al governo italiano da parte delle associazioni cattoliche rafforza così quell'amplissimo settore della popolazione che chiede la totale messa al bando delle armi nucleari, e mette lo stesso governo di fronte alle sue responsabilità verso la società civile.
“Chiediamo – continua l'appello delle associazioni cattoliche - che il governo del nostro Paese sia presente, almeno in qualità di osservatore, alla Conferenza di Vienna del prossimo mese di marzo 2022, che riunirà tutti i Paesi che hanno ratificato il Trattato Onu”.
L'Italia deve quindi partecipare alla conferenza di marzo e non può far finta di niente con il pretesto dell'adesione alla NATO, perché due Stati che appartengono a questa organizzazione di difesa e che non hanno né firmato né ratificato il trattato (Norvegia e Germania) vi parteciperanno, e il PMLI si unisce in questa battaglia comune.

2 febbraio 2022